Read Ebook: I sogni dell'Anarchico by Mioni Ugo
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Ebook has 1379 lines and 47430 words, and 28 pages
--Una.
--E vada per una. Domani!
--Il giorno di Natale! esclam? l'altro, scuotendosi.
Un sorriso di scherno err? sulle pallide labbra del primo.
--Il Natale t'impone? domand?.
--Certi ricordi.....
--Di antiche debolezze, delle quali dobbiamo vergognarci, Io una e tu una. Dove vuoi? Nella chiesa, durante la Messa, o tra la folla che passeggia?
--Tra la folla. E tu?
--Io in chiesa. Resta stanotte presso di me. Ordiner? dal trattore la cena per due. Potrai dormire nel gabinetto, e domani usciremo assieme.
--Dispensami stasera. Verr? domattina per tempo, disse l'altro imbarazzato.
Il pi? anziano gli diede un'occhiata di scherno.
--Vuoi santificare la notte di Natale? domand?.
--Ho promesso di passarla con mia sorella e coi suoi figli, rispose imbarazzato.
--Non dovevi accettare.
--Non potevo dire di no.
--Hanno invitato anche me al cenone, alla allegria dell'albero di Natale. Infami ricordi della pi? infame tra le tirannidi, la clericale! Non ho accettato! Non andare neppure tu. Rimani con me. Una cenetta e poi......
--Ho accettato.
Novello sorriso di scherno.
--Vile!
--Non potevo dire di no. Ma domattina sar? qua alle otto e ti prover? che ho coraggio.
L'altro rise.
--Ti attendo. Ma la tua venuta non prover? la tesi. Avrai audacia ma non coraggio. Chi ha coraggio la rompe con tutto; anche con certe pratiche care, con certe credenze.
--Non credo. Odio. Ma mi hanno invitato. Non ? una festa religiosa ma di famiglia.
--Che ha per? le proprie radici in quella fede cattolica, che noi dobbiamo sradicare dal mondo. Finch? noi avremo la debolezza di solennizzare il Natale, magari soltanto con una scorpacciata, proveremo la nostra dipendenza da quelle idee, concorreremo a tenerle vive e faremo del nostro, acciocch? resti sempre desto il ricordo del fanciullo di Nazaret e di quello che esso significa.
--Non dovrei andare?
--No.
Il giovane esit? un istante.
--Ho promesso, disse.
--Vile!
--Eppoi sar? l'ultima cena in famiglia, mormor?.
L'altro rise di nuovo con scherno.
--Per me sar? domani probabilmente l'ultima aurora, mormor?, mentre i suoi occhi grigi contemplavano quasi con amore le quattro bombe a mano, che egli aveva allineate nell'armadio, sopra un palchetto.
--Anche per me!
--Per te? Tu credi nell'anima ed in una vita avvenire.
--Nella mia reincarnazione! esclam? il giovane, mentre il suo sguardo divenne luminoso. Esso brillava allora del fuoco sinistro e pure non antipatico del fanatismo. Il fanatico ha almeno un ideale; l'indifferente, l'apatico ne va privo.
Per me domani tutto sar? finito, mormor? l'altro.
Il giovane non gli rispose. La proposta dell'amico gli era venuta troppo inattesa. L'aveva accettata. Non se ne pentiva. Doveva dimostrare che non era vile, eppoi era davvero ora d'incominciare. Le parole non bastavano pi?. Bisognava passare ai fatti.
Pure il pensiero che domani.... domani.... gli creava un grande malessere, contro del quale non giovava richiamarsi al pensiero l'immortalit? e la reincarnazione dello spirito. Certo; egli sarebbe ritornato sulla terra sott'altra forma ma collo stesso principio vivificatore. Pure la vita era bella; quella sera specialmente tutto lo invitava a vivere, a godere, ed invece domani.... domani.... Cerc? di cacciare quei foschi pensieri. Aveva deciso! Era suo dovere! Perch? rattristarsi quella sera colla previsione del domani? Gli sarebbe forse riuscito di salvare la vita; di scappare inosservato nell'infinito panico. Pure bramava di allontanarsi da quell'uomo, il cui sguardo era s? freddo; che era s? terribilmente logico nelle sue delusioni; vicino al quale si sentiva tanto a disagio.
Gli tese la mano.
--A domani! disse.
Vuot? il bicchiere, usc? di stanza e dalla casa e pass? sulla via fredda, coperta di neve indurita, che scricchiolava sotto i suoi passi.
--Vile! mormor? Giovanni Giunti quando l'amico fu uscito.
Egli disprezzava tutti questi uomini dalle mezze misure, che non la sapevano rompere a pieno col passato, che non sapevano farla finita colla loro antica esistenza; e quanto maggiore era l'eroismo che essi mostravano nelle cose grandi, tanto maggiore era il suo disprezzo, se essi non sapevano sacrificare certe cose da nulla.
La vigilia del Natale.
La osservavano molti, molti, anche indifferenti, anche miscredenti. Le famiglie si radunavano per il cenone; accendevano l'albero del Natale; attendevano la mezzanotte, andavano forse in chiesa e passavano l'indomani in letizia: il pranzo di famiglia, forse la visita a qualche presepio; le campane suonavano, sostava il lavoro, le fabbriche erano chiuse, la gente girava per le vie colla letizia sul volto; dovunque entusiasmo, dovunque allegria, perch? era Natale, era Natale.
Maledetto il Natale! Molti non ci pensavano alla nascita del Cristo; non intendevano di solennizzare una festa cristiana; ma pure festeggiavano il Natale, e davano cos? una speciale impronta a quella giornata; il forestiero che fosse arrivato in quel giorno nella citt? avrebbe detto: Il sentimento religioso deve essere ancora fortemente radicato in questo popolo, ch? oggi tutti celebrano il Natale. Eppoi perch? solennizzare una data cos? indifferente; la problematica nascita di quel Ges?, del quale non si sapeva neppure se fosse esistito? Ma anche se davvero visse, perch? tante feste per la nascita di un fanciullo ebreo, e di un ebreo per giunta, del quale la superstizione si era impossessato, per celebrare le sue orgie?
Il Natale? Bisognava toglierlo dal calendario. Il 25 dicembre doveva diventare giorno lavorativo, ed in quel giorno venir dato al popolo un altro giorno festivo; p. e. il Natale dell'anarchia. La data era indovinata. Attorno al Natale nasce il sole, il quale incomincia la sua ascesa e festeggia il suo trionfo sopra le tenebre. E non trionfa anche il sole dell'anarchia sulle tenebre dell'autoritarismo ieratico, civile e militare?
Odiava le feste dell'anno ecclesiastico. Esse concorrevano a perpetuare l'errore. Chiesa e feste religiose, ecco le due cose, che andavano cancellate, per rendere laica la societ?.
Domani.
Il popolo si ostinava a celebrare ancora il Natale; le autorit? vi aderivano vilmente e, quello che era peggio, molti che la pensavano come lui bruciavano il loro incenso alla superstiziosa costumanza. Ebbene. Non avevano da lamentarsi, se verrebbero coinvolti, domani, nella giusta punizione, nella grande vendetta.
Nemesi! Vendetta! Egli era il vendicatore! Voleva lanciare la bomba. Era quella l'ultima conseguenza della sua evoluzione.
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