Read Ebook: Nel paese dei dollari Tre anni a New-York by Rossi Adolfo
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Ebook has 189 lines and 18191 words, and 4 pages
Un giorno si sparse a New-York la voce che gli alienati rinchiusi in un manicomio municipale erano vittime di sevizie e di violenze da parte dei medici e degli inservienti. I giornali ardevano dal desiderio di pubblicare informazioni esatte in proposito; ma come ottenerle? Il personale sanitario e di servizio si guardava naturalmente dal dire la verit? e alla testimonianza di qualche pazzo guarito non si poteva attribuire molta fede.
--Come? In che maniera?--gli si domand?.
--Ecco:--egli rispose tranquillamente--io finger? d'essere diventato pazzo, mi far? rinchiudere l? dentro cogli alienati; appena avr? visto e notato tutto, guarir?; e il pubblico sar? informato d'ogni cosa. Silenzio e prudenza!
E, salutati i colleghi, corse a casa e si chiuse a chiave nella sua stanza.
Il giornalismo americano ha molti difetti che facilmente si perdonano quando si vede che sua cura principale ? di descrivere e raccontare tutto ci? che succede in modo imparziale, non preoccupandosi che dell'esattezza e della sollecitudine. Quelli che da noi si chiamano articoli di fondo e che spesso non sono che noiose tiritere e soliloqui di redattori che pretendono di giudicar tutti e di parlare di tutto, anche delle questioni che meno conoscono, nei giornali nord-americani si riducono a brevi e succose note, a commenti stringati, nei quali sono espressi sulle cose del giorno i pareri di uomini competenti. Negli Stati Uniti si crede che il giornale debba essere quasi unicamente un bollettino delle notizie di tutto il mondo, un resoconto preciso di ci? che succede: i giudizi devono essere lasciati al gran pubblico. Se il giornale ne vuole esprimere, devono provenire da gente che conosce a fondo l'argomento.
Con lo sviluppo preso dalla stampa negli Stati Uniti ? naturale che i giornalisti americani parlino con compassione dei loro confratelli d'Europa.
Gli altri undici piani sono destinati a uso di uffici, di cui centocinquanta sono affittati.
Un'altra lezione.
--Ebbene, il sindaco di Meffilld ha finito la sua apologia degli Stati Uniti?--domandai alla signorina Mary la prima volta che la vidi dopo la nostra gita a Boston.
--No--rispose sorridendo--egli parla anche del mandato imperativo, che ? una delle nostre cose migliori.
--Non ve lo contesto, quando penso a certi deputati dei paesi latini i quali dicono ai loro elettori: <
--Precisamente il contrario di quello che succede qui, dove l'eletto non ? che il portavoce dell'elettore e non pu? agire che nel senso del suo mandato. Il membro del Congresso non deve far altro, nei suoi discorsi e nei suoi voti, che difendere i principi dell'assemblea di elettori che lo ha nominato.
--E colui che qualche volta tentennasse?
--Sarebbe additato come un traditore e disprezzato anche dal partito avverso a cui avrebbe portato il suo aiuto. Tempo fa un certo Haigh, rappresentante della California, avendo, in una questione di principio, votato contro l'opinione democratica che era quella dei suoi elettori, fu, uscendo dalla seduta, ucciso in un duello al revolver, sulla scalinata del palazzo legislativo, dal giudice Field, che rappresentava esso pure la California. E ci? accadde fra gli applausi dei rappresentanti dei due partiti, unanimi nell'odiare tutto ci? che ? vilt? e capitolazione della coscienza politica.
--Il sistema di punizione ? molto radicale!
--Noi pensiamo--diceva il sindaco di Meffilld--che la maniera con cui il nostro rappresentante eseguir? il suo mandato, sar? subordinata al suo grado d'intelligenza, alla sua abilit?, alla sua capacit?; non possiamo su tutte le questioni tracciargli la linea di condotta: ma c'? un punto sul quale siamo in diritto di pretendere che non transiga sotto pena di non rappresentarci pi?; egli deve restare fedele al partito dei suoi elettori. Che se nel corso della legislatura le sue opinioni cambiassero su qualche punto importante, egli dovrebbe dimettersi, poich? non fu inviato al Congresso per fare la sua educazione politica o per eseguire delle variazioni di coscienza, ma bens? per rappresentare un dato numero di concittadini dei quali ha accettato il programma.
--Giustissimo.
--Voi vedete--seguita a dire il buon sindaco--che da una macchina incosciente per votare, all'onesto uomo il quale resta fedele al programma politico che ha giurato ai suoi elettori di difendere, c'? una bella differenza. Invece di accettare un candidato che domanda la deputazione, respingetelo, concludeva, per questo solo che egli si presenta da s? ; scegliete voi stessi il vostro rappresentante fra i galantuomini che avranno accettato il vostro programma, e allora non esporrete pi? il vostro paese a cadere sotto il giogo demoralizzatore di un parlamento il quale non tiene conto alcuno della volont? nazionale e di cui tre quarti dei membri hanno la pretesa di non rappresentare che <
Dopo una breve pausa, la mia studiosa amica continu?:
--Negli Stati Uniti abbiamo poi l'istruzione veramente estesa a tutti, ricchi e poveri, in un modo pi? pratico che non si faccia in Europa, senza greco e senza latino. Noi non ammettiamo che, vivendo in societ?, un padre possa fare di suo figlio un essere nocivo o inutile coll'ignoranza. A questo proposito il vecchio di Meffilld diceva a Jacolliot: <
--Non dico di no, ma...
--Non c'? ma che tenga. Jackson Davis, un nostro noto pubblicista, ricordava a questo proposito al signor Jacolliot l'esempio di ci? che ? successo in Francia dopo i disastri del 1870, nella Francia che manca sempre di uomini politici e che ? governata da politicanti volgari, da ambiziosi senza carattere e senza principi. Caduto l'impero e proclamata la repubblica, si aspettava qui ansiosamente di sentir annunziato dal telegrafo il vigoroso proclama d'un governo provvisorio qualunque, che chiamasse la Francia intiera prima alle urne e poi alle armi. E immensa fu la sorpresa negli Stati Uniti quando si sent? che i capi della Sinistra avevano formato un governo che non sottoponevano neppure all'accettazione della Francia. Essi si impadronirono di quel potere che nessuno ha il diritto di esercitare senza una delegazione diretta, regolare, espressa della nazione.
--Il nemico aveva invaso il paese, e tutti avevano perduto la testa: erano momenti eccezionali.
--Jackson Davis dice appunto che sarebbe uscito qualche cosa di grande da un'assemblea di sette od ottocento membri, nominati davanti al nemico, e che avrebbe tenuto le sue sedute tutta fremente, al chiarore degli incendi di Bazeilles e Ch?teadun. La Francia aveva bisogno di uomini energici e in quell'assemblea se ne sarebbero rivelati. E poi sarebbe stato il paese che avrebbe decretato, agito, combattuto, e non gi? una dozzina di individualit? senza mandato. Jackson Davis crede che Gambetta, col suo ardente patriottismo e colla sua energia, avrebbe salvato la Francia senza il tradimento di Bazaine; ma crede altres? che Bazaine avrebbe esitato a tradire, se la Francia fosse stata governata da una assemblea uscita dal suffragio popolare.
--? probabile.
--Non dimenticatelo! esclamava Davis: tutte le avventure che capiteranno ancora alla Francia e ai paesi che le somigliano saranno dovute ai politicastri, che spingono il popolo nella via delle rivoluzioni senza averlo preparato alla pratica della libert? e senza conoscere essi stessi, come hanno dimostrato, le istituzioni che formano la grandezza e la forza dei paesi liberi. I vecchi paesi d'Europa non hanno che un mezzo per rialzarsi: fare la crociata dell'istruzione, fondare delle scuole, combattere senza posa l'ignoranza, allevare una generazione di cittadini, nella quale non vi sia uno solo che non conosca la storia politica, sociale, industriale e scientifica dell'umanit?. Poi devono predicare l'indipendenza intiera, completa, dei comuni, fare dei costumi repubblicani, e allora avranno fondato per sempre la libert?.
--Siamo d'accordo: solamente....
--Washington sapeva che fu pi? difficile sbarazzare gli Stati Uniti dal disordine e dai politicanti ambiziosi, che dalle truppe inglesi.
--Non fu gi? cacciando gli inglesi e versando il proprio sangue per l'indipendenza dell'America, che Washington e i suoi amici hanno reso i maggiori servigi al loro paese: fu dandogli una costituzione. E non era una cosa facile il mettere d'accordo, dopo la vittoria, non solo i vari Stati unitisi per sottrarsi all'autorit? dell'Inghilterra, ma anche gli uomini che con la penna o con la spada si erano distinti durante quella guerra. A sentire certi politicanti europei, nell'America del Nord il terreno era pronto, qui non c'erano n? un passato monarchico, n? partiti, n? divisioni, n? odii, e la Repubblica si fond? senza sforzi, come un semplice risultato della situazione.
--Se non avevano degli uomini come Washington e compagni, stavano freschi anche qui!
--Oh! meno male. Chi ha studiato un po' la nostra storia, sa che, all'indomani della pace, esercito e Congresso entrarono in lotta: vincitore dello straniero, l'esercito aveva la velleit? di rappresentare una parte all'interno; lo spirito pretoriano s'infiltrava nei ranghi dei soldati, gli ufficiali volevano conservare e gradi e paghe, e vivere sul bilancio; essi mantenevano l'agitazione mentre il Congresso, il quale aveva imparato dalla Storia come si svegliano le nazioni che s'addormentano fra le braccia dei militari, voleva licenziare l'esercito. Due volte l'esercito si ammutin?, rifiutando di riconoscere l'autorit? del Congresso. E due volte Giorgio Washington, suo capo supremo, approfittando della sua influenza e del culto fanatico che l'ultimo dei soldati professava per lui, lo fece tornare al dovere.
--Se non c'era lui!
--Se egli fosse stato un avventuriero, un ambizioso, addio libert? nord-americana!
--L'istituzione della repubblica negli Stati Uniti si deve realmente in gran parte all'onest? di un uomo. Passato quel pericolo, si dovette lottare cogli interessi differenti e spesso contrari degli Stati e con le varie teorie degli uomini politici. Dal 1783 al 1789 l'America del Nord visse schiacciata dai debiti, senza unit? all'interno e senza prestigio all'estero. Invitato da Henry Lee ad accorrere per salvare la patria, Washington rispondeva invariabilmente che bisognava fare una costituzione, la quale conservando l'indipendenza degli Stati, creasse l'unit? dei popoli nord-americani, la forza federale. E fu solo quando si diede retta a Washington e gli Stati nominarono un Congresso incaricato di redigere quella costituzione, che l'America trov? la pace. Non si venga a dire, dunque, che la repubblica degli Stati Uniti si ? fatta facilmente e senza disordini, quando per venti volte corse pericolo di fallire.
--Negli Stati Uniti il federalismo ha costituito l'unit? del paese, e in Europa c'? un partito numeroso che lo respinge come pericoloso per l'unit? nazionale!
--? l'osservazione precisa fatta da Jacolliot a Jackson Davis, il quale gli rispose che questo partito ? quello che tenta continuamente di far l'avvenire con l'aiuto della leggenda del passato, e che, erede delle dottrine dei giacobini, sogna una repubblica autoritaria con un presidente dai poteri estesi. Ora ? stato precisamente questo partito che coi suoi eccessi ha ucciso il movimento pacifico delle idee dell'ottantanove: ? questo partito, che, con la sua ignoranza, con la mancanza di spirito politico e col sangue sparso inutilmente e stupidamente, raggrupp? la Francia intiera e l'esercito intorno a Cesare. Fu ancora questo partito che perdette la Francia nel giugno 1848, il 4 settembre 1870 e il 18 marzo 1871. Esso non respinge il federalismo se non che per governare a sua volta il paese, imponendogli le sue idee.
--Ma chi le insegna al popolo queste cose?
--Eh! pur troppo, son pochi gli onesti e i disinteressati che vogliano presso voi farsene banditori. Jackson Davis dice che c'? una storia da rifare in Europa per il popolo ed ? quella della rivoluzione dell'89. La massa, nel suo insieme, ignora il lavoro di preparazione di tutti i grandi spiriti del secolo decimottavo; essa non sa a che punto le idee di eguaglianza e di libert? avevano fatto strada nel mondo, e che la maggior parte dei troni erano occupati da principi molto pi? liberali della maggior parte dei loro sudditi; essa non sa che il lavoro delle riforme era finito il 4 settembre 1791 e che la Convenzione, innalzando la forca sulle pubbliche piazze e terrorizzando, uccise la libert?. Ebbene, se il popolo ignora queste cose, se ? sempre pronto a imitare gli eccessi della Convenzione, se la Comune fucila e incendia, se migliaia di poveri diavoli sono morti sotto la mitraglia nelle giornate di giugno come in quelle di maggio, di chi la colpa, se non di quegli uomini che per quindici o vent'anni hanno lusingato la folla per farsene un piedestallo, parlandole continuamente della sua sovranit?, dei suoi diritti imprescrittibili, dei princip? della immortale rivoluzione, senza farle conoscere che tutti questi diritti hanno come corollario altrettanti doveri e che nulla si acquista n? si conserva senza la saggezza e la moderazione?
--Ah! i demagoghi: ha ragione Dario Papa che li odia tanto.
--Jackson Davis diceva a Jacolliot che lasciando l'America del Nord avrebbe portato con s? una provvista di odio vigoroso contro gli ambiziosi che insanguinano periodicamente la Francia. E tornava a battere quel chiodo, che in Europa non avete degli uomini politici, ma degli agitatori, i quali quando hanno rovesciato un governo, credono d'aver fatto tutto inalberando sui muri le insegne della repubblica, invece di preoccuparsi, sopratutto e innanzi tutto, di cambiare le istituzioni. Le riforme verranno un po' alla volta, essi dicono; bisogna tener conto dei pregiudizi e degli interessi; e, mentre distribuiscono i portafogli e mandano i loro amici nelle prefetture, tutti gli ingranaggi monarchici che essi non hanno osato di spezzare, si muovono....
--E continua a funzionare la macchina di prima!
--Come americano, conchiudeva Jackson Davis, io non sono partigiano delle rivoluzioni; credo che il progresso si possa conquistare con le lotte intelligenti e pacifiche, e che non vi sia governo, il quale non sia obbligato di seguire il movimento delle idee. Noto che in Europa i popoli i quali non fanno rivoluzioni a mano armata, l'Inghilterra, il Belgio, la Danimarca, la Svezia, l'Olanda, la Svizzera, sono i pi? liberi.
A questo punto la signorina Mary, che con tanta foga e convinzione mi aveva riassunto le sue lezioni ed esposte le idee e le osservazioni di Jacolliot e di Jackson Davis, s'interruppe e mi guard?.
--Ma io mi accorgo--mi disse di l? a un momento--che voi ascoltate senza manifestarmi il vostro intimo pensiero. Mostrate di approvare, s?, ma con qualche restrizione.--Che cos'? che avete ancora da dire a carico degli Stati Uniti dove io sono nata, contro la mia patria?
--A dopo domani, dunque--mi disse Mary mentre io la salutavo.--Le mie lezioni sono finite e voglio assolutamente sentire quello che finora mi avete taciuto.
Dario Papa in America.
--Che sia--pensavo--uno di quei giornalisti che pretendono di studiare e di conoscere una nazione in quindici giorni, e che sia venuto qui per mettersi, dopo poche osservazioni superficiali, a scriver male delle istituzioni repubblicane degli Stati Uniti?
Ma mi bast? mezz'ora di conversazione per capire che Dario Papa non era uno di coloro che si rinchiudono nella botte dei loro dogmi, rifiutando di vedere e di sentire. Era invece un Diogene uscito precisamente dall'ambiente in cui le combinazioni della vita lo avevano fatto crescere, che viaggiava deliberatamente con la sua brava lanterna per esaminare e studiare il paese famoso della libert?.
Poco tempo dopo il suo arrivo s'accorse che New-York non ? l'America del Nord e che anzi, per l'affluenza di gente di tutte le razze, ? un porto di mare cosmopolita pi? che una citt? schiettamente americana. Si persuase che per conoscere bene il paese bisognava spingersi nell'interno, attraversare il vasto continente dall'Atlantico al Pacifico, fermarsi negli Stati centrali, visitare quel curiosissimo territorio che ? l'Utah dei Mormoni, oltrepassare la catena delle Montagne Rocciose, arrivare fino a San Francisco, in California.
Per compiere una simile escursione ci vogliono molti mezzi e quelli di cui disponeva Dario Papa come giornalista italiano in vacanza erano piuttosto scarsi, per non dire assolutamente insufficienti. Un altro avrebbe rinunziato al lungo viaggio: egli part? egualmente, sottoponendosi a mille privazioni, pur di vedere e di studiare. Ci vuole una bella dose di energia per intraprendere simili studi!
Quando torn? dopo qualche mese da quel suo viaggio d'istruzione molto dura e spartana, ricordo che era dimagrato e abbronzato dal sole delle grandi praterie, ma contento come una Pasqua, sebbene tormentato di tanto in tanto dalla tosse.
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