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Read Ebook: Tre racconti sentimentali by Bettoni Paolo

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Ebook has 240 lines and 28176 words, and 5 pages

una presa di tabacco, e lo chiama il suo caro Antonio? Egli spinge non di rado la cortesia fino ad invitarlo nelle sue stanze a bere un bicchierino di liquori. E queste dimostrazioni di cordialit? principiarono dal giorno che mor? suo genero il muratore. La cosa ? molto strana, e fuori del naturale. Antonio medesimo, che sa di non avere alcun titolo a questo trattamento, ne fa le pi? alte meraviglie, e conchiude che ci? non pu? essere altro che un effetto della bont? straordinaria di Tribolo. Costui gli disse un giorno, dopo averlo regalato di rosolio: Caro Antonio, se io fossi in grado, vorrei darvi qualche soccorso, perch? siete un uomo dabbene, e perch? le vostre disgrazie mi destano compassione. Ma io sono povero quasi come voi, e non posso donare agli altri quello che basta appena per me. Nondimeno le mie finanze mi permettono d'imprestarvi un pajo di talleri, senza un centesimo d'interesse, e dandovi tutto il tempo che vorrete per farmene la restituzione. Eccovi le due monete, che vi prego di accettare. Antonio rest? commosso a questo tratto di amicizia, ma rispose che ne avrebbe approffittato nel solo caso di un'estrema necessit?. La maggior parte dei bisognosi, a cui si offrissero danari in prestito, accetterebbero sul momento senza pensare al come poterli restituire. Costoro tirerebbero in lungo il debito fino all'infinito, colla scusa sincera della propria impotenza a pagare, o coll'audace pretesto che essi non avevano gi? domandato di farsi debitori. Antonio avrebbe accettato un'elemosina, ma pensava che un prestito gli avrebbe turbata la quiete e levato il sonno. Dopo alcuni giorni accadde che sua figlia si ammal? in conseguenza del troppo lavoro, e dell'affanno sofferto per la morte del marito. Egli si sentiva straziare l'animo al vederla priva di cibi sostanziosi, con una coperta leggera sul letto e coi lenzuoli laceri, perch? i buoni erano stati messi in pegno. Allora si ricord? dell'offerta fattagli da Tribolo, e non pot? resistere alla tentazione di giovarsene per provvedere ai bisogni dell'ammalata. Contraendo questo debito, egli si proponeva di nasconderlo alla famiglia, e di pagarlo quando avrebbe radunata la somma col deporre in un salvadanajo ci? che potrebbe spizzicare da' suoi eventuali guadagni. Ci voleva molto tempo a mettere insieme due talleri soldo a soldo, ma egli si ricordava altres? di potersi pigliar comodo alla restituzione. I due talleri furono sborsati da Tribolo con un piacere, che Antonio non prov? l'eguale a riceverli. E s? che il buon vecchio vedeva in quelle monete il mezzo di confortare la sua cara figlia. Giacch? non voleva dire d'averle avute in prestito, bisognava che inventasse una favola per giustificare la loro provenienza. Egli entr? dunque facendole ballare in mano, e dicendo tutto allegro che la provvidenza gli aveva fatto vincere un ambo al lotto. S?, un ambo al lotto, replic? egli per dissipare l'incredulit? della figlia. Io non giuoco mai, ? vero, ma questa volta mi venne l'inspirazione di giuocare i numeri di un sogno, e la fortuna mi ha favorito. Grazie a tale fandonia, l'ammalata si consol?, i lenzuoli furono disimpegnati, e per qualche giorno v'ebbe in casa provvigione del necessario.

Cecilia, la nipote di Antonio, l'operaja alla fabbrica dei tabacchi ? una bella fanciulla, bionda di capegli, bianca di carnagione, e delicata di forme come una figlia di nobile razza. Non dispiaccia alle contessine e alle marchesine questa mia asserzione, e non l'abbiano per ardita e profana, essendo una verit? incontrastabile. Anzi vi sono contessine e marchesine meno bianche e meno delicate di lei. Se vogliono assolutamente aversene a male del paragone, pensino per calmarsi, che Cecilia porta i zoccoli di legno ed una veste di cotone rattoppata, che mangia pane bigio quando ne ha, e che lavora a fare quei sigari che per avventura sono fumati dai galanti giovinotti che aspirano alle loro grazie.

La venuta di Cecilia in questa casa aveva destato la curiosit?, la maraviglia e l'interessamento di tutti i pigionali. Uomini e donne parlavano della giovinetta bionda, spiavano l'occasione di vederla, di salutarla e di fare la sua conoscenza. Dire i pettegolezzi, i comenti e le supposizioni fatte pro e contro di lei, sarebbe cosa impossibile. Della sua bellezza tutti convenivano, e della sua virt? i buoni soltanto. Chi era cattivo, la somigliava a s? stesso, per la sola ragione che abitavano sotto il medesimo tetto. I buoni si consolavano di aver comune con lei l'abitazione, parendo loro che la sua presenza ne avrebbe purificato l'atmosfera infetta. I cattivi volgevano nell'animo pensieri e disegni proprj della loro natura. Due mariuoli si proponevano di sedurla, ciascuno per suo conto, e principiarono sfacciatamente le loro manovre. Una vecchia peccatrice le sorrideva e cercava di amicarsela colla mira di darla in braccio a qualche libertino che pagasse bene il servizio. I pi? discreti si contentavano, incontrandola, di farle un vezzo villano, e di dirle certe parolaccie che la facevano arrossire come una bragia. Povera colomba, fra quali corvi era caduta!

Il pi? astuto e maligno di questi corvi era Tribolo, il quale per circuire ed insidiare una preda nessuno lo superava. Non ? gi? che egli fosse invaghito di Cecilia, e che operasse per soddisfare una sua voglia amorosa. Tribolo non aveva nessuna inclinazione per le donne, e fossero pur belle come Venere, non gli destavano il pi? piccolo desiderio. La sua grande ed unica passione, quella che gli teneva luogo di tutte, era l'amore del danaro. Egli dunque insidiava Cecilia per commissione altrui; era il bracco del cacciatore. Un ricco bottegajo dei dintorni aveva veduto la fanciulla, e concepito un'ardente brama di possederla a suo modo. Costui apparteneva alla specie di quegli attempati libertini, che la morte soltanto pu? guarirli della lussuria. Uomo dai quarantacinque ai cinquant'anni, grosso e tarchiato, colla faccia salsedinosa e bernoccoluta, goffo di parole e di maniere, non aveva altro mezzo di vincere una donna fuorch? quello delle monete. Laonde tutte le sue conquiste erano fatte nella classe delle giovani bisognose, e per mezzo ancora di torcimani, che parlassero in suo favore, e le disponessero alla caduta. Questi preliminari erano indispensabili, altrimenti volendo mettere innanzi la sua figura e trattare da s? la propria causa, non sarebbe riuscito a nulla. Eppure questo fauno ributtante non si contentava di roba mediocre, ma voleva avere fior di bellezze e di giovent?. Tribolo, che lo aveva servito in altre occasioni, si preparava adesso a servirlo di nuovo, e con zelo maggiore, a motivo che la ricompensa promessa era larga pi? del consueto. Questo aumento avvenne in parte perch? il bottegajo trov? la fanciulla molto di suo genio, e in parte perch? Tribolo espose i grandi ostacoli che bisognava superare per vincere la sua virt?. I grandi ostacoli esistevano realmente, quantunque il mezzano, volendo presentare l'impresa come difficile per farsi pagar meglio, li avesse dichiarati prima ancora d'averne fatta la prova. Egli cominci? a tendere le sue reti a Cecilia, guardandola coll'occhio e col sorriso della bont?, volgendole parole garbate e facezie oneste ogni volta che s'imbatteva in lei, e le volte erano frequenti e non procurate dal caso. Abitando essa il piano superiore a quello di lui, doveva necessariamente passare dinanzi al suo uscio quando andava e tornava per le sue faccende. L'uscio era aperto, e il vecchio si trovava occupato ora a spazzolare il suo vestito, ora a nettare le sue scarpe, ed ora a stuzzicare il suo merlo in gabbia, senza parere che pensasse ad altro. Ecco belle e naturali occasioni di fermare la fanciulla, di cambiare parole seco lei, e d'invitarla a venir dentro per vedere il suo piccolo appartamento. Come poteva essa non corrispondere alle gentilezze di un vecchio cos? affabile, cos? lieto d'umore, e cos? onesto d'aspetto? Egli era il solo uomo in quella casa che le fosse simpatico, e col quale s'intrattenesse volentieri. Infatti, mentre gli altri la guardavano avidamente, le mormoravano propositi indecenti, e le mettevano le mani addosso, egli solo si mostrava rispettoso nel contegno e nel discorso. Quando Tribolo si ebbe in tal modo procurata la sua confidenza, cambi? linguaggio e tent? bel bello il colpo della seduzione. ? un peccato, diceva, che una s? bella tosa debba vivere nella miseria. Tu meriteresti uno stato di prosperit?, e te lo desidero di tutto cuore. Io sarei contento di vederti meglio nutrita e meglio vestita di quello che sei. Quale risalto darebbero alla tua bellezza un abito di stoffa non ordinario ed uno sciallo confacente all'abito! Come starebbero bene i tuoi piccoli piedi calzati in un pajo di stivaletti alla moda! Altro che zoccoli! Eppure io conosco alcune ragazze che erano povere e mal in arnese al pari di te, e che ora vestono pulitamente, mangiano di buoni bocconi, ed hanno la borsa ben provveduta di danaro. E come avvenne questo cambiamento? Avvenne perch? ciascuna di esse ascolt? le proposizioni di un amante ricco e generoso, che sovviene ai loro bisogni e le fa vivere comodamente. Io non le condanno se per uscire dalla miseria, che ? tanto dura e insopportabile, si sono appigliate a questo partito, che certi bacchettoni chiamano vergognoso. La vergogna sarebbe di avere molti amanti, ma quando si tratta di uno solo, si pu? accettare il suo amore e i suoi beneficj senza scrupolo. E perch? tu medesima non potresti fare altrettanto? Se tu vuoi ascoltarlo, io conosco un galantuomo che ti ama, e che volentieri ti si farebbe amico, pagando largamente la tua compiacenza. Di pi? si prenderebbero tutte le misure necessarie perch? nessuno sapesse mai il secreto della vostra relazione.--Cos? parlava Tribolo a Cecilia ogni volta che poteva averla a quattr'occhi; ma la fanciulla, turbata e scandalizzata, gl'imponeva silenzio, protestando che non voleva saperne di tali proposizioni, e che si sarebbe seco lui disgustata, quando non tralasciasse quell'argomento. Tribolo conobbe che l'impresa era malagevole, ma non pertanto desistette dalle tentazioni finch? la fanciulla se ne liber? coll'evitare possibilmente il suo incontro. Allora il vecchio malvagio pens? di attaccarla con altre armi, e di vincerla colle minaccie. Ecco perch? offr? ad Antonio il prestito di due talleri, colla quale astuzia si preparava un mezzo di spaventare Cecilia nella sua giovanile semplicit?. Una sera che costei era discesa per attingere acqua, la ferm? sul pianerottolo, e cos? le disse:--Giacch? sei ostinata a ricusare la fortuna che ti si offre, non parliamone altro, e seguita pure a vivere nella tua indigenza. Sappi soltanto che quel galantuomo non cessa dalle sue intenzioni di giovarti, ogni qualvolta tu ti disponga ad ascoltare il suo amore. Il tuo rifiuto non lo ha distolto dal pensare a te, e quando tu mutassi consiglio, ? sempre pronto a fare il tuo bene. Io non ti dico di pi? su tale proposito, e tu sei libera della tua volont?. Siccome per? in faccia all'amico tu mi fai passare per un uomo da nulla, ed incapace di rendergli un servigio, e siccome il mio amor proprio ? molto irritato, cos? ho deciso di vendicarmi collo spogliarti di ci? che hai di meglio in casa. Io voglio essere pagato dei due talleri che ho imprestati a tuo nonno. Questo malanno accader? ben tosto, e tu avrai a rimproverarti di non averlo impedito mentre lo potevi, giacch? era mia intenzione di assolvere il debitore, se tu fossi stata docile a quanto ti veniva proposto.

Cecilia se ne and? tutta intimorita per la minaccia di Tribolo, pensando con sorpresa al debito del nonno, che essa ignorava. Tuttavia non disse nulla in casa, perch? delle afflizioni e dei guai ve n'erano abbastanza. Da cinque o sei giorni la mancanza d'ogni cosa necessaria si faceva crudelmente sentire. La madre si era alquanto ristabilita in salute, ma il lavoro le era venuto meno. Antonio, per quanto s'ingegnasse, non riusciva a procurarsi che pochi centesimi, e Cecilia riscuoteva la scarsa mercede del suo lavoro in fine di settimana. Il freddo era rigoroso, e si penuriava di legna, di vestito e di calzatura. Il pane a rigor di termine mancava. Cecilia divent? pensierosa, taciturna, e sband? affatto il riso dalle labbra. La poveretta paventava di vedersi da un momento all'altro sequestrata, per ordine di Tribolo, la poca roba buona che ancora rimaneva in casa. Essa pensava che avrebbe potuto allontanare quella nuova sventura, e rimediare in parte alle altre che travagliavano la sua misera famiglia. Quantunque abborrisse da questa idea vergognosa, pure doveva ascoltarla suo malgrado, perch? le assediava la mente in casa, lungo la strada e durante il lavoro.

Una sera, verso la fine di gennajo, la fanciulla, tremante dal freddo e colla fame in corpo, veniva dalle sue occupazioni ed entrava nella sua squallida camera, sperando di scaldarsi un poco e di sedere alla povera cena consueta. Non vi era n? fuoco n? cibo di sorta. I due fanciulli non erano andati quel giorno alla scuola infantile per la molta neve caduta e per le loro scarpe estremamente sdruscite. Laonde avevano perduta la solita minestra dello stabilimento, e piangevano di fame. La madre, che pativa per s? medesima e per essi, procurava di consolarli, dicendo loro che la provvidenza non avrebbe tardato a venire. La provvidenza era il nonno Antonio, che fino dal mattino lavorava a sgombrare le strade della neve per guadagnarsi una lira dal Municipio. Cecilia stette seduta alquanto in un angolo, col cuore angosciato e col capo nascosto in grembo. Quivi si lev? improvvisamente, e disparve della camera. Quando rientr?, dopo cinque minuti, parve lieta ed espansiva, fece coraggio alla madre, baci? i fratellini, e disse che il domani le cose sarebbero andate meglio. Questo buon umore non dur? che pochi istanti per dar luogo al pi? tristo abbattimento. La fanciulla impallid?, ricadde nel silenzio e, grado grado, pass? dai sospiri al pianto. La madre, stupefatta ed inquieta di tale contegno, si fece ad interrogarla ora con dolce ed ora con severa insistenza, e venne a sapere la verit?. Cecilia, nella sua disperazione, era corsa da Tribolo per dirgli che il giorno vegnente si sarebbe venduta all'uomo che la chiedeva. Qui ebbe luogo tra la madre e la figlia una scena delle pi? commoventi. N? l'una n? l'altra non avevano pi? fame n? freddo, ma strettamente abbracciate piangevano quelle lacrime sante che il pentimento di un obbrobrioso consiglio, l'idea della virt? in pericolo, e l'orrore di una colpa non ancora consumata fanno versare alle anime buone. La madre sentiva di non aver mai tanto amato la sua figlia come in quel momento solenne che la teneva ancor pura fra le braccia, e salva della caduta. La figlia sentiva pi? vivo l'affetto verso la madre, perch? le aveva aperto gli occhi e compatita del suo traviamento. Non vi era bisogno di rimproveri, giacch? la fanciulla col rossore del viso, col tremito della persona e colla voce spezzata dai singulti, manifestava abbastanza il suo pentimento, e faceva credere che anche di proprio impulso avrebbe rigettata quel reo partito preso in un istante di disperazione. Intanto comparve Antonio mezzo intirizzito, ma tuttavia sorridente e contento di poter deporre sulla tavola due grossi pani di mistura, alquanti pomi di terra cotti, tre once di zucchero ed altrettante di formaggio. La carta che involgeva lo zucchero non aveva nulla da invidiare per grossezza e grandezza a quella che involgeva il formaggio. S? l'una che l'altra dovevano pesare un quarto della merce contenuta. I signori pizzicagnoli e droghieri non si fanno scrupolo di vendere cos? la carta dieci volte pi? del suo valore, e di affibbiarne la maggior parte ai poveretti che sogliono comperare i generi al minuto.--Ecco qua, disse il buon vecchio mostrando la provvigione, ecco qua la spesa fatta col guadagno delle mie braccia, che hanno ammucchiato non poca neve. Domani e l'altro vi sar? lo stesso impiego, giacch? non cessa di fioccare allegramente. Ogni giorno di lavoro una svanzica, e per bacco non c'? male, quantunque si abbiano le mani ed i piedi gelati durante dieci ore. Animo dunque, prepariamo la cena. Tu, figlia mia, ti farai un po' di caff? e latte per riscaldarti lo stomaco, e noi, che siamo sani mangieremo pane, formaggio e pomi di terra. Un tantino di caff? ed un bicchiere di latte ci debbono essere ancora, e queste sono tre once di zucchero greggio, colla solita carta turchina, che, in fede mia, potrebbe contenerne il doppio. Suvvia, diamo mano alla faccenda ... ma voi non avete acceso il fuoco, mi pare. Sebbene io sia mezzo orbo, dovrei pure veder luccicare qualche cosa l? verso il focolajo. S?, s?, oscurit? perfetta, da quella parte, nulla che somigli ad una bragia. Ma voi non dite una parola? Oim?! vi asciugate gli occhi? In nome del cielo, perch? piangete quando io venga a casa coll'occorrente per la cena? Che cosa vi ? accaduto? Parlate.--.Antonio si lasci? andare sopra ima sedia, e stette ad ascoltare l'accaduto.

--Gesummaria! esclam? egli dopo udita la rivelazione, alzandosi tutto sconvolto ed agitato. La mia Cecilia ha potuto inclinare l'orecchio alla voce della seduzione, e consentire di perdere la sua innocenza! Non era il vizio, ? vero, che ti persuadeva al passo disperato, ma il dolore delle tue e nostre sofferenze. Nondimeno era egualmente una tentazione del demonio, e la tua caduta non avrebbe avuto giustificazione alcuna presso la gente dabbene, perch? si deve piuttosto morire che diventare colpevoli ed infami. Come avresti tu potuta godere un bene procurato col traffico della tua virt?? Con qual animo avresti offerto a tua madre, ai tuoi fratelli, a tuo nonno un sussidio procacciato con tal mezzo obbrobrioso? Ah! sia lodato Iddio che ti abbiamo salvata dal precipizio. Mai pi?, Cecilia, mai pi? una simile tentazione. Sfidiamo la miseria, sopportiamo le privazioni, ma restiamo innocenti e senza rimorsi di coscienza. Finalmente nessuno muore di fame, e la Provvidenza arriva per tutti, un po' tardi qualche volta, ma sempre in tempo di consolarci. Ah! dunque il signor Tribolo colla sua cera onesta e colle sue belle parole ? un pessimo uomo, che voleva fare la tua rovina. S?, io debbo confessare che ho tolto in prestito da lui due talleri, e che ho detto la bugia di averli guadagnati al lotto. Ma egli mi ha quasi costretto a riceverli, ed ora capisco il motivo delle sue istanze. Egli per? si ? ingannato ne' suoi artificj, ed io pagher? il mio debito un poco alla volta, come siamo convenuti. Non parliamo pi? di questo brutto affare, che mi ha messo lo spavento addosso. Cari fanciulli, lasciate stare i cartocci, e aspettate un poco.... Suvvia, se avete fame, vostra madre vi dar? subito un pezzo di pane ed un pomo di terra per ciascheduno. Figlia mia, contenta questi piccini, che io accender? il fuoco.... Ah, diamine, non abbiamo legna. Niente paura. Questo coperchio di un vecchio coffano, che non serve a nulla, io lo riduco in liste e scheggie che arderanno come torcie di resina. Qua il pestalardo, che servir? di scure. Una, due, tre, quattro.... per bacco, si fende gi? dritto e facilmente come il sambuco. Si pu? ben dire che ? stagionato questo combustibile. Ecco supplito per adesso.... domani poi avremo della vera legna, se mi riesce Un certo progetto di guadagno.... ? un progetto bizzarro, ma ho speranza che riuscir?. Ora non vi dico altro.... Qua i zolfanelli e una manata di paglia. Bisogna convenire che io sono un uomo industrioso, perch? trovo rimedio a tutto. Ah, che fiamma superba! ditemi bravo, ch? lo merito davvero. Figlia mia, vieni colle tue creature a godere questo bel fuoco, e poi mangiate tutti in santa pace. Io vado a tentare il mio progetto, e voi non siate inquieti sulla mia assenza d'un pajo d'ore, o poco pi?.

Antonio si mise in tasca un pezzo di pane, ed usc? con premura dalla stanza, lasciando le due donne a fantasticare sul suo misterioso progetto. Egli mont? all'ultimo piano della casa, e batt? ad un uscio logoro, macchiato, e pieno di spiragli turati coi cenci e colla carta. Una voce rispose debolmente: Entrate. Antonio si trov? in una specie di bugigattolo rischiarato appena da un lumicino a olio. Un uomo calvo, magro, e ravvolto in un lacero arnese, che pareva un capotto da militare, stretto ai fianchi da una corda stava seduto dinanzi al cammino, covando alcune bragie prossime alla consunzione. Un gatto gli era accosciato sulle ginocchia, e gli serviva col suo calore di supplemento a quel fuoco in miniatura.

--Come va, Simone, disse Antonio accostandosi e mettendo una mano sul grosso e benefico gatto. Come vi trattano i vostri reumatismi?

--Caro voi, mi fanno guaire dolorosamente, rispose Simone toccandosi il collo e le spalle. Ecco il terzo giorno che non posso uscire di casa a guadagnarmi il pane.

--Vi compiango di vero cuore, come un mio confratello di miseria. Volete acconsentire ad una proposizione?

--Udiamo quale,

--Imprestatemi il vostro organetto, e questa sera andr? io a suonare dinanzi i caff? e le osterie. Met? per uno del prodotto.

--Ma.... voi mi proponete una cosa.... Ci ho le mie difficolt? di acconsentirvi. Voi non avete pratica collo strumento, e temo che lo guastiate.

--Eh, giusto! Quando fosse un violino od una chitarra voi potreste aver ragione. Ma qui si tratta soltanto di menare un manubrio. Voi mi credete ben dappoco e mi fate torto.

--La cosa non ? facile come vi pare.

--Scusatemi, Simone, io vedo tutto giorno ragazzi e donnette che trattano questo strumento colla massima disinvoltura e guardandosi attorno sbadatamente. Questo ? segno che si pu? suonare con grande facilit?.

--Inoltre ci vogliono molti riguardi nel portarlo in volta, nel caricarlo sulle spalle, e nel deporlo sopra il cavalletto. Se fosse sulle ruote, non occorrebbero queste attenzioni.

--Via via, state sicuro che far? le cose come si deve. Da bravo, caro Simone, rendetemi questo servigio, datemi il mezzo di raggranellare qualche soldo, perch? il bisogno in questi giorni mi angustia ferocemente.

--Or bene, io mi arrendo al vostro desiderio, perch? noi, povera gente, dobbiamo ajutarci in tutto quello che possiamo. Venite qua, Antonio, e badate ad alcune mie istruzioni. Ahi! ahi! che trafitture lungo il filo della schiena. Ogni volta che mi muovo ? uno spasimo. Ecco lo strumento, che ora ? alquanto scordato, ma che tant'e tanto fa l'ufficio suo. Questo ? il cos? detto registro, che serve a mutare la posizione del cilindro pel cambiamento delle suonate, le quali sono cinque, cio? due valtzer, due polke, ed un'aria dei Puritani. Osservate bene come si tocca il registro. Avete capito?

--Perfettamente.

--Suonate per lo pi? le due polke, perch? sono le meglio intuonate e le meglio gradite dagli ascoltatori. Vi raccomando di condurre il manubrio con eguale andamento, e non a strappate senza misura, altrimenti il tempo musicale sarebbe difettoso, e le suonate riuscirebbero come chi cammina a salterelli e sbalzi disordinati. Vi avverto ancora che il manubrio si applica e si distacca ad ogni stazione, e che si porta in mano per non perderlo nei tragitti. Finalmente abbiate la diligenza di assicurare ben bene lo strumento sopra il cavalletto, e di collocarlo rasente il muro, affinch?, mentre voi siete nella bottega a raccogliere le offerte, non abbiano i passanti a gettarlo per terra come ingombro del marciapiede. Prendete il piattello di latta che si porge ai benevoli contribuenti, e mettetelo in tasca. Abbiate l'aria umile e rispettosa, e non insistete dinanzi a chi non vi bada, o vi dice di non aver moneta. Questa frase significa per lo pi?: non vi voglio dar nulla; e noi dobbiamo sopportarlo in pace. Ora andate, e la fortuna vi sia propizia.

Antonio sottopose le spalle alla cassa armonica, infil? le cinghie, a cui ? raccomandata, tolse in mano il cavalletto, e trasformato in Orfeo, and? a spargere i suoni e l'allegria per le strade di Milano. Intanto che egli fa i primi esperimenti della nuova arte, vediamo ci? che succede in un'osteria situata sul corso di Porta Comasina. I bevitori vi sono in gran numero, vuotano bicchieri a profusione, giuocano alle carte e alla mora, e fanno un baccano che assorda il luogo, contaminato da un fumo denso e pestifero di tabacco. Sieno pure i tempi infelici e caro fin che si vuole il vino, ma gli ubbriaconi trovano sempre il modo di soddisfare il vizio. In una stanza appartata siedono ad una tavola due personaggi con davanti un gran fiasco di vino, un piatto di salame, un pollo arrosto, un pezzo di torta, ed altre squisitezze gastronomiche. L'uno ? Tribolo, e l'altro il ricco bottegajo, che celebrano la buona riuscita della loro impresa. Tribolo ha l'aria gioiosa e trionfante di chi ha riportato una vittoria. Egli mangia con tanto appetito e gradimento, che ? un piacere a vederlo. Fra un boccone e l'altro mostra dello spirito, e dice una barzelletta allusiva alla prossima felicit? del suo anfitrione, il quale ? tutto ringalluzzito, e schizza faville dagli occhi infiammati e dalle guancie porporine. Costui mangia poco a motivo dell'amoroso vulcano che gli arde di dentro. L'idea che domani stringer? fra le braccia una fanciulla di sedici anni, bella e pura come una colomba, lo agita tutto quanto, e gli fa perdere l'appetito.

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Durante questa conversazione, Antonio aveva suonato la cassa armonica davanti l'osteria, e raccolto le offerte nella sala del baccano. Ora si avanzava, per fare altrettanto nella camera dove stavano coloro, e pochi altri individui ad una tavola separata.--Oh oh! chi vedo! esclam? Tribolo. Il nostro caro Antonio si ? fatto suonatore di non so che? Eravate dunque voi che strimpellava l? fuori? Me ne consolo infinitamente. Animo, bevete questo bicchiere di vino, e poi vi far? la mia offerta abbondante.--Antonio, corto di vista com'era, gli aveva sporto il piattello senza ravvisarlo, ma appena lo riconobbe, scapp? via sdegnosamente, ricusando il vino ed il danaro, e lasciandolo col compagno ad interpretare il motivo del suo rifiuto. Questo incidente disturb? alquanto la loro allegria, e sparse dei dubbj sulla certezza del loro trionfo.--? strano davvero il contegno di Antonio, diceva Tribolo con una certa inquietudine. Ricusare un regalo prezioso, un bicchiere di vino squisito, egli che non ne beve mai di nessuna sorta! Che ragione pu? avere per usarmi ora questo dispregio, mentre ? sempre stato umile e garbato con me, ed ha gradito infinitamente i miei bicchierini di rosolio? Che avesse scoperto il nostro secreto? Che Cecilia si fosse lasciata indovinare? No, no, ? pi? probabile che essa gli abbia parlato dei due talleri, di cui ho finto di volere quanto prima la restituzione. Scommetterei che il fatto sta appunto cos?. Il vecchio mi terr? il broncio per quella mia intenzione.

Antonio si era diretto verso il centro della citt?, tormentato fieramente nell'anima e nel corpo. Dopo aver lavorato tutto il giorno in mezzo alla neve, camminava la notte sopra un suolo sdrucciolevole, coi piedi gonfi dal freddo e dalla stanchezza, portando un peso sulle spalle, e sbocconcellando per tutto ristoro un pezzo di pane nero ed asciutto. Il suo stato morale era ben pi? doloroso ancora. Sebbene facesse pompa di buon umore e di coraggio in famiglia, aveva dentro di s? la tristezza e l'affanno, che non sempre riusciva a padroneggiare quando era solo. L'agguato teso a Cecilia, e l'idea che potesse rinnovarsi il pericolo corso, e trovarla pi? debole e disposta a soccombere, mettevano il colmo alle sue afflizioni e davano dei fieri crolli alla sua paziente e rassegnata natura.--Io sono indurato ai patimenti della miseria, pensava egli tentennando sotto il carico dello strumento, ma tutti gli eccessi finiscono collo stancare. Che abbiamo noi fatto al cielo per meritarci questa vita cos? dura e travagliosa? Che abbiamo non fatto agli uomini, perch? debbano insidiarci il solo bene posseduto, la virt? della nostra Cecilia, dell'angelo della nostra casa? La povera creatura si ? ravveduta in tempo, ma chi mi assicura che una volta o l'altra non venga meno a' suoi buoni sentimenti, e alla confidenza che ho posta in sua madre? La miseria ? consigliera di triste cose, e ci vorrebbe un santo per resistere sempre ai suoi suggerimenti. Ahim?; se avessi un giorno a veder piangere la mia Cecilia di un tardo ed inutile pentimento! Peggio ancora se la vedessi lieta e sfrontata nella colpa, compiacersi del guadagno che ne avrebbe ricavato. No, no, mio Dio, allontanate da me e da mia figlia questo flagello, che ci farebbe morire di crepacuore e di disperazione. Voi mi esaudirete, mio Dio, in riguardo dei tanti altri mali che sopportiamo da s? lungo tempo. Una voce secreta mi conforta a credere che la nostra Cecilia si conserver? buona e degna di noi. Ah ah, il signor Tribolo stava gozzovigliando forse coll'uomo che gli aveva ordinato una s? bella impresa. Egli voleva darmi da bere, e poi mettermi nel piattello la sua offerta abbondante. Grazie dell'una e dell'altra cosa. Se io fossi stato giovane, gli avrei pestato ben bene quella sua faccia da impostore. Quanto ai due talleri, mi dia tempo un mese, e li raduner? quand'anche dovessi limosinarli quattrino a quattrino stando sulla porta di una chiesa. Solo che non si attenti mai pi? di fare simili uffici presso Cecilia, altrimenti le forze mi basteranno ancora per dargli un ricordo di santa ragione. Chi avrebbe mai creduto che colui fosse capace di un tiro cos? birbo e maledetto? Fidatevi di certi uomini dalla fisonomia ridente e dai discorsi edificanti. Sono lupi vestiti da agnelli, come diceva un predicatore. Ma io era in buona fede, e credeva che le sue cortesie fossero un effetto della sua umanit? e della compassione che io gli destava. Quale inganno! Per? io sono stato un balordo, bisogna confessarlo. Un uomo accorto avrebbe sospettato che gatta ci covasse sotto quelle amichevoli gentilezze. Che merito aveva io dinanzi a lui perch? mi facesse sedere al suo fuoco, mi regalasse di liquori, e mi offrisse danaro in prestito? Ora l'enigma ? spiegato. Il traditore mi carezzava onde farsi strada presso Cecilia. Quando si ? amico del nonno, avr? pensato, si ha un titolo per legare conoscenza colla nipote. Io scommetto che a guardarlo bene in volto si deve scoprire qualche segno disgustoso sotto quella maschera di uomo simpatico. ? impossibile che chi trama di cotali birbanterie non mostri alcun indizio visibile della bruttezza del suo animo. E poi questo suo nome di Tribolo, suona piuttosto male e mi pare che non si debba trovare nel calendario. Quanto a quell'altro signore, sar? un poco di buono ed un indegno non meno di lui, se voleva disonorare una povera fanciulla. Avrei piacere che l'individuo seduto con Tribolo all'osteria fosse stato appunto quel tale. Per bacco, la mia condotta deve aver messo loro una pulce nell'orecchio. Da bravi, state l? intanto a lambiccarvi il cervello per indovinare la cosa. Domani poi capirete tutto chiaramente.

Antonio si ferm? dinanzi ad un modesto caff? nella contrada del Broletto, vi fece udire due suonate, e poscia entr? a fare la questua. Bisogna che io noti che il pover uomo suonava assai male, ad onta della sua presunzione e dei suggerimenti datigli dal proprietario dello strumento. Fosse il braccio intirizzito dal freddo, o partecipe dell'interna convulsione, il fatto sta che il manubrio andava celere e lento tutt'insieme, e produceva una tiritera di suoni affatto incomposti. E cos? era accaduto in tutti i luoghi dove aveva fino allora fatto posta. Nessuno per? badava a quell'inconveniente, e chi era ben disposto gli dava tant'e tanto il suo obolo. Anzi vi furono alcuni che glielo diedero appunto per aver badato a quell'inconveniente; senza di che non si sarebbero incomodati. Costoro nel metter mano alla borsa dissero ciascuno alla sua volta: Pigliate, ma col patto di non suonare pi? oltre. Gente burlona, o dotata di un'estrema irritabilit? musico-nervosa. Antonio aveva gi? radunato circa sedici soldi, e si prometteva di aumentare ben bene la somma allorquando suonerebbe dinanzi ai caff? sontuosi e popolati di signori. Egli arriva ad uno di questi, ma lo passa via perch? sente che non ardirebbe di entrare in una magnifica sala ornata di specchi, di dipinti e di dorature, e rischiarata splendidamente dal gas. La stessa soggezione lo prende dinanzi al secondo ed al terzo caff?, dove pensa che tremerebbe soltanto nello spingere le imposte, per paura di rompere i grandi cristalli che vi stanno incastrati.--Eh, perbacco, se io seguito cos? perder? le migliori occasioni di far danaro, disse tra s? in un momento di coraggiosa risoluzione. Cacciamo via la timidit?, e facciamo come gli altri suonatori, che penetrano da per tutto senza tanti riguardi. Io guarder? bene dove metto i piedi e le mani, e spero che non mi accaderanno disgrazie. Finalmente queste superbe botteghe sono luoghi pubblici, e qualunque persona, anche mal in arnese, che abbia cinque soldi da spendere, pu? entrarvi a dare degli ordini, pu? sedere a suo agio sopra i morbidi cuscini, e stare a compiacersi in mezzo a tanto lusso. Ecco appunto che io mi avvicino ad un caff? dei pi? sfarzosi della citt?. ? dunque deciso che io non passer? oltre senza aver dato prove l? entro della mia intrepidezza.--Antonio pose lo strumento sul cavalletto, vi applic? il manubrio, e suon? una polka guastando il tempo come al solito. Anzi questa volta fece peggio che mai, perch? alle altre cagioni di tremito si aggiungeva l'idea di dover comparire in quella ricca sala, di cui guardava intanto lo splendore attraverso i vetri. I suoi proponimenti di voler essere intrepido andarono dunque in fumo, come era da aspettarsi, giacch? non si pu? comandare alle impressioni dei sensi n? alle commozioni dell'animo. Per altro si pu? sfidarle e voler agire sotto il loro impero, ci? che appunto fece Antonio. Battuti pi? volte i piedi per terra e scossa dai panni la neve, egli entr? nel caff? colle timide cautele e cogl'impacci dei profani che entrano per la prima volta in una reggia. Una trentina di avventori sedevano in crocchi separati intorno ai tavolini, sorseggiando bevande pi? o meno squisite, e tenendo discorsi pi? o meno insipidi. Alcuni leggevano i giornali politici, e pensavano che Sebastopoli ? un osso duro da rodere. Altri leggevano i giornali letterarii, e pensavano che non vi ? pi? letteratura sopportabile nel giornalismo. Un giovane ed elegante signore sedeva isolato in un angolo, fumava un sigaro, e pensava ad altra cosa. I conoscenti e gli amici non lo accostavano, perch? il suo saluto breve e fuggitivo significava chiaramente: Lasciatemi tranquillo in questo momento. Chi ? sopraggiunto da una sventura o da una prosperit? sente il bisogno di star solo coll'affanno o colla gioia che lo possiede, almeno nei primi istanti del sinistro o del fausto avvenimento. Non era la sventura che avesse visitato quel giovane, e fattolo bramoso di starsene in disparte muto e raccolto in s? medesimo. Infatti non aveva alcun segno di mestizia in volto, anzi la sua fronte era lieta, i suoi occhi brillavano di serenit?, e le sue labbra si componevano ad un sorriso di compiacenza. Il molle abbandono della persona, la gamba che teneva sovrapposta e dondolante sull'altra, la giocosa maniera con cui mandava in aria i buffi di fumo, tutto insomma diceva che gli passavano per la mente immagini rallegranti, e che assaporava il diletto della propria felicit?. S?, egli era compiutamente felice, e considerava quel giorno come il pi? bello della sua vita. Quel giorno aveva acquistato la certezza di essere riamato dalla donna del suo cuore, e le prove avute erano le pi? infallibili e le pi? soddisfacenti. Non vi cada in animo che avesse ottenuto i favori lungamente sollecitati di qualche fanciulla o vedova restia, o che fosse riuscito a burlarsi di qualche marito creduto generalmente invulnerabile. No, egli non si dilettava di amori colpevoli e di tresche vergognose. La sua fiamma era pura come la vergine che gliel'aveva inspirata, e santi erano i suoi voti. Questo giovane signore ? nel novero dei pochi distinti per coltura d'ingegno, per altezza di sentimenti, e per nobili qualit? di cuore. Egli si toglie dalla pluralit? di coloro pei quali le ricchezze sono stimolo all'ozio, alla dissipazione, alla burbanza, e alla nullit? della vita. Non ? gi? che abbia rinunciato ai piaceri della sua et?, n? ai gusti n? alle abitudini proprie dei signori. Egli segue le mode, guida cavalli sul corso, frequenta i teatri ed i convegni del bel mondo, ma di questa occupazioni non fu l'unico e serio affare della sua esistenza. La maggior parte del tempo lo impiega nello studio delle arti geniali, della letteratura e d'ogni nobile disciplina. La sua conversazione non pu? essere pi? sensata, pi? amabile e pi? spiritosa. Nessuno poi lo supera in bont? d'animo, in affabilit? e cortesia di maniere. Insomma io ve lo do per un modello di perfetto gentiluomo. Antonio gli si fece peritoso dinanzi, e gli sporge il piattello, come aveva fatto verso gli altri signori che erano nel caff?. Il giovane lo guard? attentamente, e rimase colpito dal suo povero arnese, dalla sua timida esitanza, e dall'espressione di dolore che gli stava in volto.

--Voi mi sembrate un suonatore novizio, gli disse il giovane con un fare confidente e con un tuono di voce che mette i piccoli a loro agio e li anima alle risposte. Io non vi ho mai veduto entrare in questo caff?.

--Signore, rispose Antonio commosso dalla degnazione e dalla benignit? di quella domanda, io suono per la prima volta, e forse per l'ultima in vita mia. Lo strumento mi fu prestato da chi per ora non pu? adoperarlo, ed io cerco questa sera di farne mio profitto nelle dure angustie in cui mi trovo colla mia famiglia.

--Voi avete una famiglia che patisce e che spera nel prodotto della vostra musica?

--? una sorpresa che io preparo a' miei poveri tribolati. Essi non sanno che al presente io giro per la citt?, onde radunare un po' di danaro a loro sollievo.

--Quanto avete raccolto finora?

--Pi? di venti soldi, e non ho per anco finito. Tra il guadagno del suonare e quello dell'accumular neve, posso dire d'aver fatto oggi una buona giornata.

--Voi avete anche lavorato a nettar le strade, voi cos? vecchio e mal fermo sulle gambe! Ditemi, la vostra famiglia ? numerosa?

--Io ho una figlia vedova e madre di tre creature, una delle quali, ragazza di sedici anni, ci fu insidiata e and? a pericolo di perdere la sua virt?. E stato un avvenimento per cui ho l'animo ancora tutto sconvolto.

--Voi mi presentate l'aspetto di un uomo dabbene. Lo siete veramente?

--Signore, io non posso negarlo n? affermarlo. Dir? soltanto che io procuro di non far male a nessuno.

--Dove state di casa?

--Vicino alla Piazza Castello.

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