Read Ebook: La battaglia di Benevento: Storia del secolo XIII by Guerrazzi Francesco Domenico
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I masnadieri si tacquero. Ghino, riposta la spada, trasse il pugnale, e mostrandolo luccicante a Drengotto, gli disse: <
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Dopo questo, Ghino si raccolse un momento; poi scuotendo la fronte, gitt? il pugnale con tanta forza, che pi? di mezzo l'intern? nel terreno; quindi volte le spalle fece sembiante d'incamminarsi al suo luogo. Drengotto spiava questo momento; si avventa rattissimo, e gi? ficca con orribile perfidia il suo pugnale nel fianco di Ghino, allorquando una lama di spada si vede comparire di dietro ad un albero, e percuotere con tanta furia il braccio dello assassino, che la sua mano cade a terra recisa. La mano guizz? saltellando, e lasci? andare il pugnale; poi si aperse, e si richiuse celermente, come se tentasse afferrarlo di nuovo, e stette assai tempo innanzi di quietare quel moto. Il ferito gitt? acutissimo strido, rimase un momento in piedi, finalmente cadde svenuto. Ghino volge la testa; conosce con un solo sguardo il caso, ed esclama: <
I masnadieri, maravigliati e atterriti, piegarono la faccia a terra, e dissero tra i denti quasi per forza: <
Come poi Rogiero si fosse rimasto immobile all'avventura del povero pellegrino, e di cos? giovevole aiuto sovvenisse il capo dei masnadieri, non riuscir? difficile a spiegarsi, qualora si voglia por mente a quello che ammaestra il buon Lavater, su gli effetti delle fisionomie. Occorrono di que' sembianti, dice egli, che al primo aspetto diventano il piacere dei tuoi occhi, la gioia del tuo cuore, n? punto ti persuadi che da te non sieno stati pi? visti; anzi ti senti suscitare nell'anima un affetto confuso, che si assomiglia a qualche lontana memoria di amore, e ti diletti ingannare te stesso, e credere che sieno gli amici della tua infanzia, i quali, sebbene scomparsi da anni ed anni, ti lasciarono nondimeno un lungo desiderio di loro; quindi il moto irresistibile di congiungerti a quelli, e chiamarli a parte delle tue gioie o dei tuoi affanni, ch'? cos? bello sfogare nel cuore di un amico: mentre all'opposto ne occorrono tali altri il cui aspetto t'inspira un senso di allontanamento, e se i tuoi occhi s'incontrano con gli occhi loro, tu sei costretto ad abbassarli; e se la tua bocca vuole indirizzare loro un discorso, le parole non ti escono intere, ma smozzicate; a stento, per modo che ? un fastidio a sentirsi; per quanto ti studii, non giungerai a vincere questo naturale sgomento; forse la tua ragione potr? persuaderti a non odiarli,--ma amore non ? passione che possa comandarsi all'anima nostra. Ed oltre a questa cagione, per s? stessa potentissima e naturale, ne concorsero alcune altre, alle quali forse non pens? il medesimo Rogiero, ma che tuttavolta poterono contribuire al suo atto senza ch'ei vi ponesse mente; e sono, che il caso del pellegrino si oper? a qualche distanza dal luogo ove egli stava appiattato, e i masnadieri erano tutti concordi a propagginarlo, per lo che muoversi alla sua difesa era lo stesso che non salvare lui, e perdere s? stesso: il fatto di Ghino accadeva forse due passi discosto, e la pi? parte dei masnadieri risoluti a proteggere il capo lo affidarono, che il colpo non pure andrebbe impunito, ma anzi lodato. Comunque ci? fosse, Rogiero considerando adesso la impossibilit? di celarsi, trasse fuori dal nascondiglio, e si avanz? verso Ghino. Quel, suo comparire improvviso, la ricca armatura di che egli andava coperto, e il bel sembiante, gli davano aria di San Giorgio che ha abbattuto il dragone; e per San Giorgio, e per l'Arcangiolo Michele, lo avrebbero adorato quelle menti superstiziose dei masnadieri, se Ghino facendoglisi innanzi con lieta accoglienza, non gli avesse stretta la mano, dicendo: <
N? aggiunse parola, ma il modo col quale queste poche furono espresse dimostr? a Rogiero, che aveva trovato uno amico, uno che avrebbe dato i suoi averi, la sua vita, e il suo onore, per vederlo felice; gli dimostr? in somma tutti quei sentimenti, che favella al mondo non si vanta potere proferire, e, quando anco potesse, il cuore sdegnerebbe adoprare, perch? la profonda passione sta muta, ed un ringraziamento loquace nella testa di cui lo pronunzia serve a sdebitarlo della met? dell'obbligo.
Ghino si apprestava a consolarlo, ma egli era ricaduto in isvenimento. Giunti alla soglia della capanna, il condottiero, chiamato Beltramo, gli comand? averne cura, e lo preg? che per suo amore lo vegliasse; lo avrebbe ricompensato in appresso; intanto se l'ammalato si aggravava andasse a San Quirico, e dicesse all'Abbate, che messere Ghino mandava per lui, ch'egli sarebbe certamente venuto; finalmente rivoltosi alla masnada che lo aveva seguitato, parl? con voce solenne brevissimo discorso: <
I masnadieri, licenziati da Ghino, si dispersero, chi qua, chi l?, con diversi sentimenti, ma tutti profondi; n? noi li diremo.
I quattro che sostenevano Drengotto l'adagiarono sul letto; Beltramo in atto di dispiacenza disse ai compagni: <
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Ma Beltramo, che aveva un atomo di umanit? pi? di loro, osserv? che Drengotto era svenuto, alla qual cosa essi risposero che dormiva; ed allora non che egli fosse internamente persuaso che Drengotto dormisse, ma facendosi inganno con cotesta affermazione dei compagni, pose un po' d'accordo tra la sua anima e quello che stava per fare, e trasse i tre dadi di tasca.
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? Ottimo vino che fa in Italia, e cos? si chiama perch? nasce da magliuoli primieramente venuti di Grecia.
I masnadieri risero al motto, e tolto i fiaschi del vino ed alcune candele, si disposero in circolo sul pavimento dando principio alla partita. Avevano fatto da sei giri di giuoco, e bevuto altrettanti fiaschi di vino, allorch? una voce, che pareva uscisse di sotto terra, chiam?: <
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Beltramo che avea fatto un passo torn? indietro: <
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I masnadieri, che avevano finito il giuoco, e senza il quarto andavano malamente innanzi, sorsero, e ognuno col bicchiere alla mano s'incammin? verso il letto del ferito. Questi, vedutili pronti ad ascoltarlo, incominci?:
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I masnadieri che circondavano il letto col bicchiere alla mano, vedutolo spirare, se lo accostarono alla bocca dicendo: <
CAPITOLO DECIMOPRIMO.
IL PELLEGRINO.
? Romei erano propriamente i pellegrini che andavano a Roma.
? Senodochj erano luoghi particolarmente destinati ad albergare i pellegrini.
Il romeo disegn? di far prova della cortesia del Conte: e senza altro pensare si cacci? arditamente nella corte. Maravigliaronsi i cavalieri, che un mendico avesse tanto di audacia da penetrare in mezzo a loro; ed ognuno di essi schifavalo, e s? come pauroso che le sue vesti di seta non s'imbrattassero toccando quelle del povero pellegrino, da parte si ritraeva: ne segu? quindi, che, invece di farlo obbrobrioso, come era il pensiero, lo esaltassero, imperciocch? egli camminava tutto solo in mezzo a due ale di dame e cavalieri, i quali, quantunque si fossero cos? disposti per disprezzo, pure il concetto mal talento non manifestavano al di fuori, e quella posizione era rispettosa.
Il Conte Raimondo, che, per godere di un solo sguardo la festa, s'era messo a sedere sopra un luogo elevato a guisa di trono apprestatogli nella parte principale della sala, appena vide il romeo che si avanzava, scese, e andatogli incontro gli fece grata accoglienza, dicendo: <
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Stupirono i cavalieri e le dame a sentire il pellegrino favellare tanto discretamente, e lo tennero per uomo valoroso. Il Conte Raimondo, tutto lieto, con benigne parole gli rispondeva: <
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