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Read Ebook: AbrakadabraL Storia dell'avvenire by Ghislanzoni Antonio

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Ebook has 1128 lines and 61828 words, and 23 pages

accia della loro esistenza. Gli ultimi torsi di Apollo e di Vesta si rovesciarono nell'amplesso degli scheletri santificati, delle carogne adorate. Le due superstizioni sprofondarono nell'immenso rogo, irridendosi, imprecandosi. Da quell'incendio una gran luce si diffuse per tutta la Italia, la luce della riforma. Al vangelo dei papi sottentr? il vangelo che grida all'umanit?: siate fratelli!

L'ultimo papa fin? i suoi giorni a Carpentras, come un vecchio mobile obliato nel solaio.

Nell'anno 1890 il governo italiano trasfer? la sua sede a Napoli, che ebbe titolo di capitale del Regno. Ci? avvenne con grande soddisfazione di tutti. Un conte Ricciardi, che dietro un tal esito avrebbe consentito ad accettare il portafogli degli interni, mor? per esuberanza di gioia.

Io vi prego dispensarmi da tale fatica. A chiarire gli avvenimenti che sto per narrare sar? pi? opportuno un rapido cenno delle leggi che formano la base della nuova Costituzione, delle istituzioni, delle opinioni politiche e religiose dell'epoca, degli usi introdotti nella vita pubblica e privata, delle condizioni morali e fisiche della nuova societ?, considerata nell'individuo e nelle masse.

Tutto ci? occuper? lo spazio di un breve capitolo.

L'avvenire comincia a beffarsi del presente.

Le moltitudini si lasciavano imporre dalla parola senza badare all'essenza. Ignare di storia o dimentiche, non comprendevano che la tirannia pu? prendere tutti i nomi e inalberare tutte le bandiere.

Si discuteva, si pugnava per le apparenze, per le etichette, per il timbro delle carte pubbliche.

Lo statuto della Unione ha per base la santificazione di un diritto naturale che l'umanit? per lunghi secoli disconobbe; il diritto di esistenza. Ciascun cittadino di Europa, dal giorno della nascita fino al giorno dell'estinzione, ? alloggiato, vestito, nutrito a spese del comune.

I terrori del nostro parroco reverendissimo si sono realizzati da oltre venti anni. La rivoluzione del 1935 ha tolto di mezzo le ultime tirannie sociali. Il mondo ha dovuto convincersi che disuguaglianza di condizioni non pu? esistere dove tutti abbiano raggiunto l'uguale sviluppo di civilt?.

L'Europa trem? del futuro--l'umanit? tutta intera ebbe a dubitare della propria conservazione.

L'agricoltura ? una necessit? della esistenza umana--l'agricoltura ? dunque un dovere di ciascun uomo.

I lavori campestri sono un esercizio riparatore pel giovane estenuato dalle lunghe fatiche della mente. Lo Statuto dell'Unione, accordando a tutti i cittadini i mezzi di esistenza a patto che lavorino, pretende altres? che tutti sappiano. Ma il sapere non ? facile conquista--non lo fu mai--oggi meno che mai.

Dagli otto ai quindici anni--il tempo che i barbari del secolo precedente sprecavano nel latino e nel greco--oggi viene impiegato negli studi matematici e filosofici, nella storia, nella fisica, nella astronomia, nella geologia, e nella spiritodossia, di cui fa parte il magnetismo, il galvanismo animale, e l'ipoteticonia.

Grulli, grullissimi i nostri nonni, che si ebetizzavano dieci anni a imparare una lingua morta, per non averne pi? traccia cinque anni dopo!

Ma venti volte pi? grulli, e pazzamente spietati, quando alla povera vittima del Ginnasio e del Liceo, inesperta dei propri talenti, della propria individualit?, imponevano la scelta indeclinabile delle quattro professioni universitarie--la medicina, la farmacia, le matematiche, o il diritto!

Forse che ciascun uomo non ? tenuto a conoscere le leggi del proprio paese, i diritti e gli obblighi che gli insegnino a governarsi, a tutelare i propri interessi? E la scienza della economia animale, dell'organismo umano, non ? forse un bisogno di tutti? Come pu? l'uomo provvedere alla propria conservazione, alla igiene propria, esercitare la beneficenza e l'amore verso i congiunti e le persone pi? care, quando non sia in grado di applicare opportunamente i pochi trovati dell'arte farmaceutica?... E la matematica? Potete voi reggervi sulla persona, camminare, muovere un passo--che dico?--affidarvi ad un consiglio della ragione, se questa scienza non vi presti il suo appoggio e la sua logica?

Che m'importa di Giustiziano e delle Pandette?--fatemi conoscere il mio codice, i miei doveri e i miei diritti! ne sapr? abbastanza per l'uso mio, ed anche un poco per l'uso degli altri.--In medicina, riepilogate il buono degli antichi, e i risultati positivi delle esperienze pi? recenti. In una parola: dateci la scienza dei tempi nostri, la sua ultima parola. Pi? tardi, per lusso, per capriccio di erudizione, consulter? le Pandette, o legger? il vecchio Ippocrate.

Mi sono un po' dilungato sul metodo di educazione, perch? da quello vi sar? facile argomentare il grado di civilt? generale.

Per comprendere queste multe ? mestieri ricorrere alle leggi che provvedono al diritto di esistenza.

Sospendete questi provvedimenti, queste agevolezze, questi comodi, questi piaceri al cittadino che ha mancato a' suoi doveri verso la societ?--ecco un eccellente codice di punizione!

Per? anche in queste leggi tanto provvide e benefiche, apparisce, a chi ben le consideri, lo stigmate inevitabile della umana imperfezione.

I dottori dell'epoca vi rispondono:--la eccezione si ? fatta per ristabilire e generalizzare il matrimonio, orribilmente screditato nel secolo precedente. Sotto questo aspetto, ? mestieri confessarlo, legge pi? efficace non potevasi ideare.

L'anno 1977, da cui appunto principiano queste storie, presenterebbe l'apogeo del moto saliente dell'epoca. L'ordine pubblico, la pace, la moralit?, il sentimento umanitario e religioso diffuso in tutte le classi e perfettamente armonizzante colla intelligenza e col sapere, il rapido succedersi delle scoperte, la pronta effettuazione di ogni idea veramente utile, gli incredibili ardimenti del genio, e l'impotente cooperazione di tutte le forze animate e materiali che si associano per tradurli in fatto, ci obbligherebbero a chiamar questo il vero secolo d'oro, l'era preconizzata della felicit? universale, se...

Ma prima che si rivelino i dolori latenti, illudiamoci ancora un istante su questa superficie di bene.

Il prete e la donna.

Il secolo ventesimo ? eminentemente spiritualista.

Un secolo di temperamento nervoso, di umore ipocondriaco--sentimentale fino alla affettazione.

Un secolo che abusa di fantasia, che stravizza nello studio e nella operosit?, che si strugge dietro l'ideale di una perfezione impossibile.

Un secolo che delira di ascetismo e di amore.

Il prete e la donna, come nel medio evo, rappresentano le figure predominanti di questa nuova societ?, che intenderebbe sublimarsi emancipandosi da ogni istinto materiale.

Dopo la riforma religiosa, che ebbe principio colla distruzione di Roma, due foggie di preti, il bianco ed il nero, simboleggiarono distintamente la chiesa novella e la antica, le superstizioni del passato e la fede dell'avvenire.

Il prete riformato, il prete bianco, era l'incarnazione pi? pura del progresso del secolo. Per lui l'Europa si era unificata anche nel pensiero religioso. Il Cristianesimo contava sulla terra settecento milioni di credenti.

Il prete bianco divenne apostolo, fratello, consolatore della umanit?.

I templi, consacrati esclusivamente alla predicazione ed alle assemblee, rinunciarono alle pompe idolatre. Le cerimonie del culto si celebrarono a porte chiuse. I sacri bronzi, annunziando la preghiera del levita, trasmettevano al popolo la benedizione, del Dio che ? dappertutto.

I leviti erano pochi, ma esemplari di moralit? e di abnegazione.

Non era ammesso al sacerdozio chi non avesse compiuti i trent'anni.

La sorveglianza tiranna ? abolita.--E tu pure, o vivace farfalla dalle candide ali, esci dalla tua prigionia secolare; percorri liberamente il giardino del creato; inebbriati di luce e di profumi, raccogli il fiore che ti sorride, e, santificato da' tuoi baci, chiudilo nel tuo seno palpitante!

Povera fanciulla!--Aspettare, desiderare, morire...! tale la legge infame degli uomini antichi, de' tuoi oppressori brutali. Per sottrarti a quella legge, a te non si apriva che una via, una via disperata, tremenda--gettarti nell'abisso delle colpe, annegarti nel materialismo e nell'onta.

Tu non potevi esprimere al giovane amato le forti concitazioni de' tuoi sensi. La tua giovinezza si consumava in disperati desiderii.

Venivano cinque... venivano venti... ma egli non veniva!... Che fare?... Morire senza amore, o prostituirti al libertinaggio o, peggio ancora, immolarti in connubii legittimi e nefandi.

Oggi, colle tue note pi? vergini, tu canti l'amore alla gran luce del sole. Nessuno ti terr? disonorata!

Due vie ti schiude la bellezza, non avventurose del pari, ma ugualmente onorevoli e benefiche.--L'uomo o l'umanit?, l'amore o il sacrifizio.

Quale sar? la tua scelta?...

A tale domanda io mi sento invadere da un dubbio affannoso...

Via! rispondiamo una volta a tutte queste ansie, a queste perplessit? dello spirito!

? tempo che i personaggi principali si mettano in azione.

Una sentenza di morte civile.

Trasportiamoci sulla piazza della cattedrale di Milano, nel giorno 15 agosto dell'anno 1977.

Non una donna fra tanta moltitudine.

Questa elettissima parte dell'umana famiglia ? dispensata dall'intervenire alla triste cerimonia.--Nell'anno 1977, una donna che spontanea assistesse a tale spettacolo sarebbe disonorata.

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