Read Ebook: La pianta dei sospiri con alcuni cenni su la vita e su le opere dell'autore by Sacchi Defendente Cremonesi Giovanni Battista Commentator
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Ebook has 496 lines and 55860 words, and 10 pages
I vicini premeano il padre di Marcellina perch? colla famigliuola volesse seguirli al Monte, che ? forse a tre corte miglia lungi da Nebiolo. Giovanni era rest?o, ma le importunit? della moglie, i vezzi della figlia cui gi? da gran tempo pungea curiosit? d'andarvi, senza molto il piegarono.
Messo quindi in capaci panieri chi il formaggio delle pecore, chi qualche pollo, chi alcun pezzo di porco arrostito o salato, s'avvi? al Monte il d? della festa, la brigata di Nebiolo. Fra la famiglia di Marcellina e gli altri a cui permisero le proprie cure di andarvi, essa constava di dodici a quattordici persone, cui seguiva indivisa compagna una schietta allegr?a.
Poich? giunsero al divisato loco e confortarono alquanto lo spirito lasso pel cammino, si misero a discorrere il colle, e i varj boschetti ove pi? li tirava o la frequenza delle genti, o la curiosit?, o la brama di recare Marcellina a piacevoli trattenimenti. Essa nuova ai tumulti, spesso seguiva i compagni quasi pecorella che tien dietro al gregge senza che la tocchi altro des?o fuorch? l'esempio: sovente da' parenti o dagli amici richiamata su qualche oggetto, riguardava con piacere, dimandava a vicenda quanto le ricercava la curiosa vaghezza, e siccome la allettava ora un suono, ora una meraviglia, ora un giuoco, era rapita alla gioja ed al riso. Cos? que' di Nebiolo passarono in vario modo quelle ore prime della lieta giornata, altri cogli amici, altri a parte degli altrui racconti, altri colla Marcellina, finch? li chiamarono nella chiesa la cerimonia e i cantici della mattina.
Poich? il sole incominciava a declinare dalla met? dell'arco suo diurno e tacquero i pii uffizj su quel Monte, nuova scena ivi segu? assai aggradevole a riguardarsi. Si riunirono in varj gruppi e brigate i congiunti e gli amici, quali in un praticello verdeggiante, quali al rezzo di un'antica pianta, chi nel seno di qualche dirupo o fra le macchie del bosco, si assisero sul terreno a grata mensa, che in breve sorse a rallegrare i loro palati.
Dove prima sul Monte era un tumulto di persone che scendevano e salivano quasi arena in cui spira il vento, un rumore diverso di suoni, di parole e di grida, e un premersi a vicenda, che ti affaticava; allora la scena cangi?. Al continuo moto ? succeduta la quiete, son vuote le vie, vuoto il tempio: d'ogni intorno ove pria non vedevi che scoglio ed erba, l'occhio si riposa sur un gruppo atteggiato d'allegria che intende al cibo ed a ricercare l'animo con nuova e pura gioja.
Rompe solo l'apparente silenzio un bisbiglio di voci, che sommesso da prima, col proceder del pranzo cresce e sovrabbonda, finch? s'innalzano grida di giubilo cui rispondono gli opposti drappelli e le percosse valli. Si ridestano gli strumenti, si sparge la campestre armonia, la volubile foll?a rapisce gli animi, e in breve vedi ove innanzi festeggiava la mensa, risplendere la danza, scopri d'ogni intorno in nuovo commovimento il colle, e ti pare che un delirio agiti quelle genti, cui volano le ore stando a diletto fra s? innocenti piaceri.
Anche la breve colonia di Nebiolo dopo i sacri uffizj si pose a dar opera al lauto pranzo, sotto una pianta non lungi dalla Chiesa. Il Parroco, uomo assai pio e di molta santit?, recavasi in tanto a piacere di diportarsi fra i festeggianti, trattenersi or con questa, or con quella brigata, dare loro dolci parole, richiederli del nat?o paese e confortarli a starsi di buon animo. Allorch? fu a quei di Nebiolo ed ebbe i loro ossequi, e saputo d'onde erano, e come un paesetto ivi si unisse in amorosa famiglia, e commend? il loro proponimento; gli venne veduto il pane di che si cibavano, e dimand? di qual sorta si fosse. Giovanni prestamente gli espose come si cuocesse ne' loro focolari, sicch? assai ne fu meravigliato il venerabile Sacerdote, e sentendolo lodare siccome saporito, ne lo richiese di uno, proponendo di cambiarlo con del proprio.
Appena manifest? egli questo desiderio, la Marcellina fu in piedi, e preso un pane che era ancora intatto, con modesto inchino glie l'offr?, dipingendosi d'innocente rossore ed abbassando gli occhi. Fu il Solitario assai lieto del gentile presente, e presa per mano la Marcellina la ricerc? del suo nome, e lodata la sua prontezza e modestia, gliene seppe cortesia: essa ritraendo da lui la mano tremante si restitu? al suo posto. Il savio Pastore corrispose con alcuni suoi pani e del vino alla brigata, e f?' sentire alla Marcellina come desiderava che al vespro fosse fra quelle che accompagnavano col torchio l'effigie della Vergine in processione.
La madre fu oltremodo contenta dell'onore compartito a Marcellina, e venuta l'ora divisata, la timida fanciulla, roseo per verecondia l'angelico viso, fra le elette ancelle della Chiesa, segu? la sacra pompa.
Questa si aggir? per le vie meno anguste che corrono intorno al Monte, ed era pure incantevole a riguardarsi, in obliquo calle, con leggiadra ordinanza alternando inni di piet?, muoversi il devoto corteggio. Siccome discese fino a met? del colle, ed era numeroso perch? il seguivano tutti i vicini coloni, mentre da una parte era bello vederlo tortuoso scendere, piaceva dall'altra osservarlo nel salire. Ognuno facea riverenti le ginocchia e il ciglio, allorch? passava la sacra effigie, e la seguitava al tempio: ognuno intendeva alla straniera figlia a parte de' sacri riti nell'altrui parrocchia, e chi ne applaudiva le fattezze leggiadre, chi il fior di giovinezza, chi la semplicit? del vestire, tutti la cara modestia del volto.
Ma fra tanta religione e piet? della povera fanciulla, aveale la fortuna nemica ordita una lieve sventura che dovea segnare il destino della sua vita.
Erasi restituita la processione in chiesa, e tutti si affollavano verso l'ara; alla timorosa Marcellina mentre incerta ove porsi, abbadava alle compagne e stava per inginocchiarsi, cadde il bianchissimo lino che siccome velo le copriva il capo. Ne fu assai turbata, e mentre volgeasi a raccorlo, ecco gliele viene presentato da un giovane tutto sollecito, che avidamente in lei ponea gli sguardi: la fanciulla volle sapergliene grado, ma alzati gli occhi verso lui e accortasi che con tanto fuoco la rimirava, abbass? vergognoso il volto, e si fe' tutta vermiglia: acconciatosi come meglio pot? il velo, stette inchinata attendendo che avesse termine la cerimonia.
Il giovane era stato commosso dalla soave fisonomia di Marcellina, e sent? in petto una insolita inquietudine che gli mettea desiderio di rivedere la bella sconosciuta. Compiuti i religiosi uffici ei stette ad attenderla fuori della chiesa, e mentre la semplice raccontava alla madre l'occorsole, s'incontr? negli occhi di lui: le morirono sulle labbra le parole, e un inusitato palpito del cuore le richiam? il rossore sulla dilicata guancia.
Il giovane focoso non ristette perci?: le tenne dietro, e giacch? il giorno era sul declinare, veduto che quella brigata s'incamminava sulla strada che conveniagli percorrere per rendersi a casa, si mise fra loro. Ragionando or coll'uno or coll'altro, gli accompagn? fino al Carvenzolo, ove presero commiato dividendosi, gli uni per salire il colle di Nebiolo, gli altri per proseguire la via.
Per? il giovane per quanti ragionamenti si muovessero non restava dall'adocchiare la Marcellina, e bench? questa per la natural sua modestia si tenesse a molto raccoglimento, le sue pupille sovente senza avvedersene si giravano sopra di lui, e le inchinava palpitando. Cos? ella trasse da quella festa al paterno casolare una dolce melanconia, che le parlava al cuore un ignoto favell?o cui non sapea comprendere. Sola fra' suoi pensieri e i suoi dubbj, se le destava sempre in mente quel velo, quella chiesa, e quel giovane infausto. Erano idee che pareano turbarla, ma pure non sapea disperderle, ch? aveano seco una sconosciuta dolcezza ad un tempo piacevole e molesta.
N? intanto eri meno tranquillo tu pure, sfortunato Girani. Tu ti restituisti affannato alla tua collina, tu passasti torbida la notte, e pi? annebbiato il d? venturo: fra' tuoi lavori innalzavi lo sguardo a Nebiolo e sospiravi; sollecitavi impaziente la prossima festa onde vedere la bella dal colle solitario. Gi? per te si meditava lieto fine a tanti desiderj, timore ti stringea di non esser gradito all'avvenente fanciulla, e se non ti ratteneva il dubbio ed il timore, saresti di presente volato ad offerirle la tua vigna, i tuoi armenti e la tua casa, perch? volesse corrisponderti d'amore e dividerli teco.
Non era agiato Girani, non era l'ultimo dei coloni della montagna. Possedeva alcune vigne, il lavoro di due buoi, abitava sopra una placida collinetta che di poco s'innalza fra la Torrazza e Maresco, d'un miglio lunge da Nebiolo. Sulla sommit? di questa siede il suo albergo, casetta umile cui saluta il primo raggio del sole, saluta l'ultimo crepuscolo della sera.
Bella ? Mancapane, sebbene l'antica infecondit? del terreno vi apponesse infausto nome. Ivi io pure pel giro di lunghi anni menai le quete ore del pampinoso autunno, in seno ai dolci piaceri dell'agreste innocenza: fra quelle valli amene sovente col mio Rousseau errai colle lagrime agli occhi pensando alle passioni del burrascoso mio cuore, e pi? volte vi feci risuonare il caro sospiro di Raynal sulla tomba d'Elisa. Sur uno di que' castani io incisi il nome degli amici pi? diletti alla mia ricordanza; da quella casetta io salutava l'alba nascente, rimirava la mia patria, numerava le sue torri, e rimembrava le antiche sue glorie.
Nella terra natia di Girani io sovente risi delle nebbie che vedeva coprire le lontane citt?: ivi ideai le sventure degli amanti infelici del Lago, ivi rinvenni nell'animo mio gli affetti che amai dipingere in altri, e col? sentii narrarmi la dura istoria di Marcellina, mentre io stesso era a parte d'una scena pi? bella che possa offerire la semplicitade agreste.
Era un bel mattino d'estate: sciolto d'ogni benda importuna il collo, vestito di un breve giubbetto, con un semplice cappello di paglia, ritornava col fido mio brik e il frate solitario ospite mio, da una lunga passeggiata ne' dintorni di Nebiolo. Stanchi pi? dal crescente caldo che dal cammino, ci soffermiamo vicini al presepe, e sediamo all'ombra sopra un banco di terra. In questo mezzo viene la castalda dal forno con frutti cotti, e li porge a noi che ne avevam mestieri. Ce ne imbandiamo cibo saporito, e il cane facendone intorno meravigliosa festa si mangiava quanto era gittato. Intanto ritornavano all'ovile le pecorelle: era con esse il porco, si ferm? e volle esser quarto al nostro desco, sicch? io ridendo e sovvenendomi il Pirrone, ma con un cuore diverso, distribuiva a quegli amici innocenti e innocui parte del mio cibo.
Allora un montanaro che passava ne fu cortese di un saluto sorridendo, per ch? io il volli a parte della brigata e della colezione. Entr? egli meco in vari ragionamenti, e caduto discorso di Nebiolo, appoggiato ad un bastone narr? le sventure che ripeto alle anime sensitive.
Girani attendeva impaziente il d? festivo: come e' venne, avendo saputo ove que' di Nebiolo usassero a' divini uffici, all'alba si rese a S. Antonino, ove avea speranza di vedere la bella. Ma la madre che gi? da alcuni d? la scorgeva melanconica, n? sapeva indovinarne la cagione, a procurarle con una lunga passeggiata qualche sollievo, pens? condurla il mattino al Costiolo, che ? un prossimo colle su cui s'innalza con un paesetto la chiesa.
Girani quindi l'attese invano e quasi disper? di pi? incontrarla. Pure non sapea dipartirsi da que' luoghi, e quasi dimentico di s?, si adagi? verso il meriggio sotto l'ombra di una pianta sulla via che da Nebiolo mette a S. Antonino. L'aura tiepida e la quiete di quelle solitudini conciliarono il sonno al conturbato garzone, sicch? lo colse col? l'ora de' vespri.
Marcellina e la madre, poich? ebbe fine il breve loro pranzo, s'avviarono alla chiesa usata per la dottrina. Mentre erano poco lungi dal paese e Rosa richiedeva la figlia della cagione di tanta melanconia, e questa rispondeale di non saperla n? conoscere n? esprimere, giunsero ove era coricato Girani, che da lunge videro bens?, ma non vi posero mente, tale essendo il costume di pressocch? tutti i montanari. A costui ruppe il sonno la voce della Marcellina: levato il cappello con cui faceva coperchio al volto, e alzatosi nel momento istesso che le donne passavano, fu fortemente scosso alla inaspettata fortuna, e la povera fanciulla diede un grido e si strinse alla madre. Questa tenendo simil commozione procedesse perch? ivi non si fosse prima avveduta di un uomo, sorrise e pass? colla figlia.
Marcellina andava innanzi, ma aveva addietro il cuore, teneva il capo inclinato verso la strada percorsa, e tendeva l'orecchio desiderosa di sapere se quello straniero la seguitasse, ma pur temeva di rivolgersi. Per? ove la strada era pi? erta, e dava volta sicch? con poca difficolt? potea discorrere col rapido sguardo il lasciato cammino, di poco pieg? il capo e s'accorse che Girani le teneva dietro, e ne fu lieta nell'animo. Era confusa e agitata, e assai le parve lunga la via che conduceala alla chiesa, perch? potesse togliersi alle moltiplici dimande della madre, cui il suo labbro tremante e confuso mal sapeva rispondere.
Lo sbigottimento e il rossore della Marcellina ispirarono conforto al giovane, che sebbene rozzo, pure vedea trapelargli qualche speranza a' suoi dolci desiderii, sicch? entr? in chiesa, e si appost? in modo che agevolmente potesse vedere la bella, ed esser da lei ravvisato.
Marcellina confusa fra un tumulto di affetti e il terrore religioso, stava cogli occhi al suolo, e se talor gl'innalzava vedevasi innanzi l'ardito sconosciuto che parea cogli sguardi di fuoco le favellasse un nuovo linguaggio; sicch? stava contrastata, desiosa di seguire ora i doveri della sua innocenza, ora gli impulsi del cuore. Per? a malgrado della modestia in cui si tenne, pot? di soppiatto osservare meglio che altra volta Girani, sicch? e l'occhio vivace e le forme belle, e la snellezza della persona, e il brio della giovent? che gli sfavillava sul volto non le sfuggirono, ma altamente s'impressero nella sua fantasia.
Il giovane innamorato si fe' di nuovo incontro alle donne, allorch? si misero al ritornare verso la nativa capanna, e fu loro cortese di gentile saluto; avutane una cortese risposta, le accompagn? coll'acume dell'occhio, finch? l'invida strada piegando, non le rap? a' suoi rinascenti desiderj.
Se per lo innanzi una dolce malinconia governava l'animo di Marcellina, dopo questo giorno fatale divenne oltremodo tristissima. Non pi? brillavale negli occhi la festivit? dell'innocenza, non pi? ridea sul suo viso la gioja come raggio di sole sui fiori di primavera: era la pianta dell'autunno che mesta abbandona l'onor della chioma e il sorriso della verdura.
Non era pi? l'asilo del riposo il letticciuolo suo innocente; ch? rifuggiva il sonno dalle sue pupille, e se talora coll'ali lievemente le blandiva, funeste immagini le si appresentavano in cui erano sempre confusi quella festa, quel velo e quel giovanetto. Non pi? correva gaja ad incontrare i reduci genitori, non pi? rallegrava il sereno loro albergo col suo festevole umore. Erano dimentichi i suoi polli e le altre cure predilette: invano l'agnelletta, gi? sua delizia e cura, veniva a lambirle la mano, a stropicciare il capo a lei d'intorno; invano quand'era seduta s'innalzava coi primi piedi sulle di lei ginocchia, e con teneri belati parea richiederle le carezze usate. L'altrui affetto le accresceva mestizia e le richiamava forzate le lagrime sul ciglio.
Spesso facea rampogna a s? stessa della propria miseria, n? sapea trovarne rimedio: siccome era assai religiosa, sovente quand'era sola si prostrava, e fisando gli occhi lagrimosi al cielo, gli dimandava compassione se questo era un castigo, piet? se era una foll?a che la prendeva.--Oh cielo! chi, chi mi toglie il fiero malore che mi uccide? E che cosa ? mai questa nuova inquietudine che mi turba, mi rende indifferente a quanto m'era s? diletto in prima? Quai nuovi pensieri agitano i miei sonni? Che cosa ? che io sento qui nel mio seno, che mi preme, mi avvampa, mi d? dolore e mi piace?--
Cos? spesso fra s? si doleva la misera, ma pur temendo un qualche gran male la prendesse, n? pi? sapendo patire il dolente suo stato, pens? che assai bene le starebbe ove pigliasse consiglio.
Era in Nebiolo un cieco, provetto d'anni e di mente, uomo mirabile a conoscersi. Misero, camminava scalzo, vestiva una giubba assai lunga che meglio di un abito nostro sentiva di una veste antica: lunghe chiome gli scendeano sulle spalle, e ricoprivagli il capo un largo cappello che avea rappiccata da un lato parte della grondaja: folta barba gli ombreggiava il mento, che non radeva, n? permettea che gli calasse in fino al petto: avea sempre ignudo il collo e il seno, e mandava dalla lanosa bocca una monotona voce; procedeva a passo timido e lento, e portava un lungo bastone, unico compagno con cui traeva il travagliato fianco nei sempre eguali giorni della sua vita.
Costui viveva di carit?: solo col suo bastone passava dal colle alla pianura; scorreva i villaggi e le capanne, ora accattando, sovente inteso a cantare vecchie nenie, a improvvisare triviali rime: talora prediceva il futuro a chi era s? semplice da tentarlo per l'opera sua; raccontava antiche istorie e le sempre sue nuove miserie. Per tal modo ritraeva alcun soccorso per s? e per un fanciullo che teneva dall'estinta sua moglie. Era il cieco assai industrioso, ed io gi? vidi un carretto che costrusse di propria mano, la sua vigna che potava egli stesso: conoscea la virt? di molte erbe, prescrivea medicina a molti mali, era in fine in Nebiolo l'uomo pi? saputo, quegli da cui tutti prendevano consiglio, l'indovino della collina.
Marcellina, non sapendo trovare rimedio a' suoi malori, una mattina che costui pigliava piacere di canticchiare innanzi alla propria capanna, mentre tutti eran lungi al lavor?o, le venne in pensiero di rivolgersi a lui per soccorso.--Cieco, gli disse, io sono la pi? misera fanciulla di Nebiolo: mi fuggono e il sonno e la quiete, mi ? straniera la gioja, tutto mi spira tristezza; mi sono di peso le mie cure usate. Sento qui al cuore un v?to di cui m'? ignota la causa, un male di cui non so guarirmi. Ah cieco! se ti son cara, se mai non dimenticai di usarti i servigi di cui avevi mestieri, abbi misericordia di me: cieco, sanami per piet?.--Appena pot? pronunziare queste ultime parole pel gran pianto che le sgorgava dagli occhi, e per l'angoscia che dal petto le traboccava sulle rose del labbro. Stese le tenere braccia al collo del veglio, e sospirando inchinato il capo sulle di lui spalle, attendeva ch'ei le facesse risposta.
Il pietoso cieco cui assai stava a petto la Marcellina, giacch? era colei che pi? sovente in Nebiolo gli era cortese di soccorso, e quando era ammalato veniva a prestargli le proprie cure e divideva con lui il suo pane, stese la mano tremante sul capo della cara fanciulla, la bland? dolcemente dandole parole di speranza e di refrigerio. Poi la dimand? del tempo in cui caduta fosse in siffatta melanconia; e ingenuamente essa gli raccont? l'accaduto al Monte. Allora l'accorto indovino di nuovo la interrog? se non avea pi? veduto quel giovane, e se le fosse noto che non lo avesse colta alcuna sventura. Fu turbata la semplice a simile dimanda, e con premura desider? sapere se ci? fosse avvenuto.
Il buon vecchio sorridendo allora la ricercava perch? s? fortemente le tenesse di quello sconosciuto, e rispondendogli la Marcellina, ci? nascere dalla gratitudine che sentiva per la premura in quel d? usatale, dolcemente presala per la mano--Oh figlia! questi occhi pur troppo si chiusero per sempre al giorno, ma io vedo il tuo volto innocente colorarsi di modesto rossore: mel dicono le tue parole interrotte, e questa mano che trema nella mia. La gratitudine ? come la piet?, che negli umani petti leggiermente si scambia in amore: questo, figlia mia, ti sparge di nebbia la bella aurora della tua vita, questo ti rende tanto sollecita... Oh! ma sai tu poi chi ei sia quel giovane che s? facilmente ricevesti in cuore? sar? egli degno delle tue virt?? ah tu non conosci, mia cara fanciulla, qual prezioso tesoro tu ne serbi, e quanto mi dorrebbe di vederle derelitte!... Ah per piet? non abbandonarti ciecamente a una passione che potrebbe costarti!... tu dispereresti i tuoi amorosi genitori, il tuo povero cieco: ah Marcellina! tu perderesti te stessa.--
Marcellina cadde nel maggior fastidio del mondo, e poco anche intendendolo, sbigottita disse che quel giovane non le avea detto nulla, non averlo veduto che poche volte e per caso, e porla in forte timore il misterioso suo favellare. Il cieco allora la esort? a starsi di buon animo, volle che apertamente le narrasse quante volte si fosse incontrata in quel giovane, e come ei si comportasse verso di lei: accertatosi che fosse preso per la Marcellina, la consigli? a studiarsi di saperne il nome, o almeno il paese di lui, prendendo poi sopra di s? la cura di renderla felice, se lo avesse riputato degno di possederla. Le proffer? per? molti savi avvertimenti, perch? si tenesse a gran diffidenza e verso il suo cuore e verso gli uomini, ove pur non amasse esser colta da maggiore sventura: si fe' dar fede di raccontargli ogni cosa in ogni evento, se voleva da lui utili consigli. Parve ci? lusingare alla Marcellina qualche speranza, e si accommiat? da lui coll'animo men tristo.
N? Girani diveniane ogni d? meno inquieto e meno amante: mille pensieri gli si giravano nell'accesa fantasia, e studiava ogni partito perch? gli riuscisse vedere la cara fanciulla.
Sta a fronte di Nebiolo una verdeggiante collina, dall'un lato della quale corre una via che conduce a S. Antonino, dall'altra ove per breve valletta ? divisa da Nebiolo, ? deserta, spoglia d'ogni gleba e d'ogni pianta. Le acque, le quali si precipitano dai colli superiori trascinando seco la terra che era sul pend?o, vi fecero alcuni seni e scoscesero in mille luoghi il declivo, sicch? tra la rapidit? del dirupo, tra la nuda crosta di cui si vest? nel diseccare della frana, sembrano a riguardarli un macigno. In questo seno poi, siccome piacque alle precipitanti acque, si vedono mille diversi giuochi del caso, poich? la terra or s'innalza in piramide, or si prolunga con varie eminenze quasi bastita di guerra, ora s'incava in una grotta, or s'incurva in un seno: l'occhio curioso volentieri ivi gode di spaziare, e divisano que' luoghi i montanari col nome di orridi. Sulla pendice di questo vario poggio s'innalza una pianticella solitaria di olmo, che d'ogni parte dei contorni e anche dalla via romana sempre si vede primeggiare sugli altri colli, pianticella che fu poi denominata dai sospiri che ivi si sparsero per le sventure dei due amanti.
Girani si arrampicava su quella cima vicino a quella pianta, ed ivi a lungo si stava a contemplare Nebiolo: spingeva l'avido sguardo a ricercare fra quelle fronde e quei tugurj la cara luce de' suoi focosi pensieri, e sovente la dimand? come passero solitario che va nel bosco in traccia della compagna. Spesso dal dubbio biancheggiare fra le fronde delle vesti, vide o veder gli parve la bella, e le invi? mille baci e mille sospiri. Cos? struggeasi il giovinetto, ed erano derelitti i suoi campi, mentre sedeva sospirando sotto quella pianta solinga; erano derelitti gli amici invano dolenti della sua mestizia, e che invano il provocavano con motti a richiamargli sul labbro appassito l'antico sorriso. Era deserto il cuore di Girani, era chiuso alla gioja: qual pianta inaridita, su cui indarno piovono le rugiade, punto non vi poteano prieghi o conforti.
Per? all'innamorato giovane pareva oltremodo dolorosa s? misera vita, e fe' proponimento di aver maniera onde riuscire a pi? lieto fine. Correva il tempo di raccorre le messi, e in s? pressante cura anche coloro che tengono piccioli poderi, sogliono ricorrere a straniere braccia per aiuto. A Girani cui nulla sfuggiva era noto, siccome al padre di Marcellina conveniva mietere il frumento, e gli parve venirgli in destro l'occasione favorevole a' suoi disegni. Trovato Giovanni nel prossimo mercato a Voghera, gli esib? l'opera propria a minor prezzo d'altri, e pattuirono che ei verrebbe a Nebiolo di l? a due giorni.
Non ? a dirsi, quanto paresse lungo al giovane innamorato il tempo posto in mezzo a' suoi desiderj, e in tanto quali foll?e gli si girassero pel capo, e come seco stesso ponesse di aprire i suoi affetti a Marcellina. Ma quale fu la sua maraviglia, allorch? venuto a Nebiolo e postosi al lavoro, vide che assai lunge gli era riuscito il suo avviso, mentre non trov? come pensava l'amata giovanetta a formare i manipoli della messe tagliata, giacch? a ci? sola intendeva la madre? Ne fu oltremodo dolente, e volea pure pi? volte dimandarla di ci?, ma non lo ardiva: girava intorno ognora desideroso lo sguardo, e sempre nuova gli pungeva speranza almeno qualche momento di vederla.
Finalmente venne il mezzod?, l'ora del pranzo, ed ecco, mentre meno Girani se l'attendeva e stavasi pensoso, scendere la Marcellina nel pend?o recando le minestre ed il pane pei parenti e per l'uomo che era seco loro al lavoro. Veniva ella con abbassata e pallida la fronte, e pensava alla sua melanconia, a' suoi affanni: giunta al gelso, sotto la cui ombra erano assisi gli stanchi mietitori, fu tocca da improvvisa meraviglia vedendo ivi il giovane sospirato.
A chi che fosse fuorch? a' due buoni montanari, non sarebbe sfuggita la confusione dell'una, e l'inquietudine dell'altro: ratto ei si alz?, la salut?, e indarno volea dirle qualche parola, velare lo stato ondeggiante dell'animo suo. Mentre incerti essi si riguardavano ed atterravano gli occhi, Nebiolo a nulla badando disse:--Brava mia figliuola, porgine il pranzo e buono, giacch? il meritiamo, mentre questa mattina in tre si ? operato per quattro, non gi? da noi, ma da questo instancabile nostro vicino che pare un folletto.--Intanto presentava a Girani la scodella, che avuta avea dalla figlia; ma questi ringraziatolo, mosse verso Marcellina dicendo che gli era pi? in grado averla dalle di lei mani: essa arross?, gliela porse con un sorriso di compiacenza.
Rest? con loro la giovinetta finch? ebbero posto fine al breve pranzo; poi alquanto si trattenne sotto colore di vedere quanto fossero abbondanti le spiche del frumento, e dolcemente si richiamava alla madre, perch? non la voleva a parte delle sue fatiche. Indi, poich? ebbero ripreso il lavoro e Rosa la premea perch? non istesse pi? a lungo digiuna, Marcellina part?: dirigea ver' l'erta il passo, ma ivi lasciava i suoi pensieri, e spesso rivolgeasi addietro e commetteva all'aura un sospiro.
Se Girani fu per lo innanzi piacevole alla Marcellina, ora il suo cuore ne era stato s? vivamente preso, che parea pei palpiti frequenti volerne uscire dal petto onde volare a lui. Per? sebbene innocente, essa s'avvide non essere senza fine il venire col? di quel giovane: non tocc? cibo fra l'inquietudine e la gioja, e meglio pens? a preparare gradita merenda all'ospite. Richiamatesi intorno le agnelle, ne spresse il fresco latte, e postolo in un terso lebete al fuoco, in breve ne fe' una vivandetta piacevole e squisita. Venuta l'ora della merenda, vol? verso il campo ed ai parenti ed a Girani, che come la videro, deposti gli strumenti, le mossero incontro; ella disse con un sorriso che avrebbe diradate le nubi della pi? triste melanconia.--Caro padre, questa mane mi imponeste di usarvi cortes?a perch? lavoraste assai: io volli ubbidirvi, e in vece del solito formaggio vi ho preparato col latte delle mie agnelle un cibo che v'andr? a grado, e spero che anche il vostro ospite non vorr? darmi troppo biasimo se non sar? riuscito quale si converrebbe.--
Fu commosso il padre per la bella sorpresa, e stretta amorosamente al seno la figlia la baci? in fronte.--Vedete, mio Girani, questa ? la sola nostra consolazione: colle poche terre che lavoriamo, coll'umile nostra casa, con questa diletta fanciulla, siamo pi? felici dei signori di citt?. Ella s'ingegna in ogni maniera per riuscire grata a sua madre ed a me, ella ? il nostro solo e caro pensiero. Anche la picciola cura d'oggi vi accerti di quanto vi dissi.
Ma l'innocente mossa da' suoi pensieri ascosi, mal sapendo dissimulare, e nella sua semplicit? dubitando che altri non le leggesse nell'animo, offrendogli il cibo vezzosamente gli soggiungeva--S?, caro padre, per voi e anche pel nostro commensale, giacch? questa mane mi diceste che gli dobbiamo assai buon merito per la sollecitudine che ne mostra.--In cos? dire mentre abbassava que' suoi begli occhi neri che pareano due stelle nell'azzurro del cielo, volse uno sguardo fuggitivo a Girani. Ma questi, che la avea gi? ben compresa, ne fu lietissimo, e dalle parole di lei messo nell'occasione di parlare, le profer? le grazie con tanto fuoco, e s? lusinghiere parole, ch'ella ne fu confusa.--Io non avr? mai toccato cibo che mi sia riuscito pi? gradito di questo: lo terr? come una manna, giacch? ha certo qualche cosa di cielo la mano onde viene.--
Si assisero in giro: Marcellina si pose vicino alla madre, e il desco semplice sull'erba fu assai pi? grato a que' puri mortali, dell'aurea mensa su cui fumano le straniere vivande. Ognuno applaud? alla Marcellina per lo squisito suo presente, ma il suo cuore non sentendo che quelle laudi le quali venianle da Girani, trepidava dolcemente. Si offr? la capace tazza del vino al giovane di Mancapane; ma volle che prima bevessero i due vecchi, indi empiutala di nuovo ne fe' attingere parte alla Marcellina, e con un lieto evviva la vuot?.
Trascorsa in cos? cari trattenimenti l'ora vespertina, si posero di nuovo all'opera i lavoratori, e perch? rimaneano pure alcuni manipoli da legarsi, e il sole era sul declinare, Rosa permise alla figlia di starsi ad ajutarla. Girani in breve pose a terra quanto ancor restava della messe, onde venire di sussidio alle donne, e fu s? destro che si mise vicino alla Marcellina e le preparava i legacci, e le dava mano nell'ordinare le spiche. Intanto tenea fisamente gli occhi in lei, e le gitt? qualche detto or di lode or della propria presente fortuna; e la poverella tutto bevendone il dolce non sapeva rispondergli, e si affaccendava al lavoro tenendo inchinato il capo. Finalmente Girani nell'ajutarla a legare un manipolo, nel serrare il salice corse colla mano a stringere l'estremit? di quella di Marcellina: ella la ritir? prestamente, sicch? l'altro sorridendo le disse, di non avere le mani di fuoco, a cui con tronchi accenti, fiammeggiando la bella rispose, che le metteano pi? timore.
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