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Read Ebook: Top by Albertazzi Adolfo

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Ebook has 1713 lines and 55170 words, and 35 pages

Top

This file was produced from images generously made available by The Internet Archive.

ADOLFO ALBERTAZZI

TOP

EDIZIONI A. MONDADORI ROMA -- MILANO

PROPRIET? LETTERARIA RISERVATA

INDICE

IL CANE DELLO ZIO PROSPERO LE PENNE DEL PAVONE LA FIUMANA A SANT'ELPIDIO L'OMBRELLO CI VUOL PAZIENZA! FRANCESCO MIO... SIMPATIA NELLA ROMAGNA D'UNA VOLTA VALENTINO E LUCILIO LA PASSIONE D'UN GENTILUOMO VENEZIANO COMPASSIONE E INVIDIA UN MARTIRE DELLA VERIT? IL VITELLO ZVAN?N LA CASTA SUSANNA BUONA GENTE IL TESTAMENTO CHE COSA E' IL MONDO? NELL'ANNO XX DELLA RE-SO-EU

TOP

NOVELLE

IL CANE DELLO ZIO PROSPERO

-- Top!

Il cane seguit? per la sua strada, proprio opposta a quella da cui veniva il padrone -- Prospero Marzioli -- nel tornar a casa.

-- Top!

Al secondo pi? forte richiamo il bracco dov? ricordarsi del castigo meritato altra volta facendo il sordo: una schioppettata della quale, pi? che pallini, gli restava addosso una gran paura. Pieg? il capo; si ferm? un istante, quasi a riflettere; poi accorse. E dimandava grazia con la coda e con gli sguardi. Se non aveva da temer lo schioppo -- perch? si trovavano in paese --, c'era il bastone non meno spaventevole a rammentarne i colpi; e a vederlo gi? alzato -- misericordia! -- si comport? come soleva in tale pericolo. Una tattica tutta sua: s'abbatteva in terra supino, le gambe piegate e rattratte. Cos? salvava almeno il cocuzzolo e il dorso ed esponeva solo la parte del corpo pi? tenerella e pi? acconcia, secondo lui, a commuovere la piet? padronale.

Ma quel giorno nel rivolgere la testa e il collo espose al padrone anche una cosa pi? commovente: di sotto al collare usc? una carta, un bigliettino che, ben arrotolato, vi era tenuto stretto da un filo. Oh!

Oh! oh! Mentre il signor Prospero se ne stava tranquillo dal barbiere o dalla tabaccaia, Top serviva dunque da portalettere, da messaggero, da... A chi? Uno strappo; e, senza neppur leggere intera una parola, gli fu manifesto, al signor Prospero, chi commetteva il contrabbando. Non gliel'aveva insegnata lui, all'Elena, la calligrafia?

Elena -- innamorata!

Ebbe la tentazione di leggere tutto: ma si trattenne, vinto da un senso di profanazione e disgusto, dall'amarezza che gli sal? alla gola e quasi dal dubbio che il suo tradimento fosse pi? riprovevole dello stesso inganno in cui gli pareva d'esser caduto.

Ricompose il biglietto; torn? a legarlo; poi comand? iroso: -- Su! Via! --; e accennava al cane la strada della missione incompiuta.

E Top, contentissimo, scapp? a compierla.

Innamorata -- Elena! Di chi? Non gl'importava saperlo; particolare secondario nel fatto enorme. Questo: che la bambina di ieri, la fanciulletta in cui egli aveva raccolta tutta la sua affezione e una gioia superiore forse a quella di padre, Elena gi? palpitava per un bene segreto, celato a lui, lo zio, come a qualsiasi altro che potesse contaminarlo! Peggio che un inganno, quella condotta non dimostrava oltraggiosa diffidenza? ingratitudine? E perch? non avvertire il fratello o la cognata? Non ne aveva l'obbligo, Prospero Marzioli?

Egli rincas? fermando questo proposito nella mente confusa. Ma non entr? per la porta grande: entr? per la porta del camerone che da secoli era usato, dai Marzioli -- razza di cacciatori -- a uccelliera, museo di vecchie armi, magazzino e officina d'ogni arnese da caccia. E con un calcio sped? la civetta a soffiare in disparte, e avanzando ad aprir la finestra rovesci? la panca con su le pentole del vischio e le ciotole dei chiodi. Quella mattina si sbagli? fin nel distribuire il pasto ai richiami: mise vermi e cuor trito nel beccatoio dei fringuelli; i merli ebbero miglio e canepa. Anche, un beveratoio gli sfugg? di mano e and? in pezzi. E ruppe del tutto, e quindi gett? sotto la tavola, la gabbia di vimini da accomodare. E passato nella camera da pranzo appena fu certo di non essere visto, sal? nella sua camera; e adocchi? dalla finestra scostando un po' la tenda.

Elena se ne stava l?, nel cortile, all'ombra. Cuciva. -- Innamorata!

Ebbene: c'era da meravigliarsene tanto? Diciott'anni; ormai diciannove; e una bella ragazza. Molto bella! Due occhi di una dolcezza ineffabile; un sorriso di anima pura; i capelli biondi...

<>.

Dalla voce che gli parlava dentro in tal modo il signor Prospero deriv? argomento a darsi, per minor rimprovero, dell'imbecille.

<>.

Ma l'intima voce opponeva: <>.

Come se la tenda si sollevasse di colpo e Elena di laggi? e il mondo intero gli leggessero in faccia quest'ultima dimanda, il signor Prospero si tolse dalla finestra, e si accasci? su la poltrona ad ascoltarsi e a consultarsi.

Innamorato, no, non gli pareva di essere , ma geloso, s?: non poteva negarlo; non poteva ammettere che quella creatura bella, a cui aveva dato tanto del suo cuore e del suo animo, divenisse preda d'un altro, d'un indegno, forse; non poteva immaginarla fidanzata, immaginarsi spettatore dei sommessi colloqui di lei, felice. Un martirio insopportabile!

-- Top! Vieni qua, Top! il mio Top! -- gridava Elena.

E il povero zio scatt? in piedi; torn? ad osservare di soppiatto. Il cane, di ritorno a casa, era venuto a lei; lei lo accarezzava; lo premiava con lo zucchero o i dolci; e intanto rigirava il collare di sotto in su; ne staccava il cartellino, la risposta.

<>. Ohib?! Ammazzato Top, perduta Elena, che gli resterebbe al mondo? Con la visione rapida e precisa di un morente, il signor Prospero scorse tutto il suo passato, la sua esistenza inutile. Non un amore serio; non una salda amicizia; nessun altro svago, altro diletto che la caccia; nessun altro scopo. Eppure durante diciotto anni gli era sembrato di vivere pienamente, nell'affetto della nipote. Elena! Elena! Quando, piccolina, gli veniva incontro ad abbracciargli le gambe! quando, su le ginocchia, gli tirava i baffi! quando -- e lui fingeva di non accorgersene -- apriva gli sportelli delle gabbie, e i cardellini e i verdoni, via! Chi gli avrebbe mai detto allora che per lei dovrebbe soffrire? E quando la piccolina si ostinava a non capir le lezioni, e piangeva, e lui s'inquietava e la giudicava poco intelligente, chi gli avrebbe detto: un giorno la conoscerai pi? furba di te?

<>.

Ohib?, signor Prospero! Non bastava levargli, a Top, il collare? Elena comprenderebbe che lo zio sapeva; tremerebbe; gli confesserebbe tutto.

E il signor Prospero deliber? di levar il collare a Top. E, per la speranza di soffrir meno, prese anche una deliberazione pi? grave.

Se, poco oltre mezzod?, lo zio Prospero non sedeva a tavola ad aspettar il fratello, la cognata avvertiva la domestica o l'Elena: -- chiamate il cane! --; e se il cane non arrivava, eran certe che lo zio desinerebbe in campagna e rincaserebbe solo la sera. Quel giorno dunque si meravigliarono a veder il cane e a non veder lui. In ritardo? Non tardava mai. Invitato da qualche amico? Non aveva amici che lo invitassero a pranzo, e quando ne avesse avuti, non ci sarebbe andato. Cos'era successo? L'Elena stentava a dissimulare l'angustia. Ma per fortuna nessuno, all'infuori di lei, si accorse che a Top mancava il collare; e, per fortuna maggiore, suo padre -- nonostante il fiero aspetto -- era l'uomo pi? pacifico di questo mondo. Egli si limit? a dire:

-- Chi non mangia, ha mangiato.

Non sospettava di nulla. E non si meravigliava di nulla, Adelmo Marzioli! La spiegazione della strana assenza l'avrebbero, prima o poi: inutile preoccuparsene.

Egli, infatti, l'ebbe prima di averci ripensato: due ore dopo mezzogiorno, alla Congregazione di carit? ov'era segretario.

Prospero gli comparve dinanzi con gli occhi semichiusi sotto le ciglia folte e lunghe, in un'attitudine quasi violenta per lo sforzo della volont?. E al fratello, che attendeva zitto e cheto, parl? con un lieve tremito nella voce.

-- Ho pensato che ? meglio ci dividiamo. Io mi tengo la Valletta; a te l'altro podere, la vigna e la casa. Nella casa mi riservo il camerone. Ci mettiamo il letto; il camino c'?: mi basta.

-- Come vuoi -- disse Adelmo Marzioli.

-- Incarichiamo del rogito il notaio di qui o di Faenza?

-- Come vuoi.

-- Siamo d'accordo?

-- D'accordo.

E Adelmo Marzioli riprese a scrivere.

Se non che mentre Prospero stava per uscire successe quasi un miracolo: il fratello aveva qualchecosa da aggiungere.

-- Ehi! Senti!

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