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Read Ebook: Dal mio verziere : saggi di polemica e di critica by Jolanda

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Ebook has 874 lines and 74081 words, and 18 pages

<<-- Quanta luce!>>

La morte di questa fanciulla immacolata come un giglio, il suo seppellimento sulla pi? alta vetta, nella neve candida che velava la terra e riempiva lo spazio, hanno un carattere simbolico in cui lo spirito si diletta e si raccoglie. Lo svolgimento graduato delle emozioni e dell'amore nell'altra Maria, ? pure reso a tratti delicati e sicuri, da artista. D'un'elevatezza d'apostolo e di martire sono tutte le aspirazioni e i pensieri dell'eremita rivolti a Dio.

<<.... che cosa egli aveva fatto? Aveva creduto di poter compiere da solo quello a cui non riuscirono milioni di martiri e di eroi, quello che Dio non permette ancora. Aveva creduto di allontanare ogni male dalle sue pecorelle, tenendole lontane dal mondo, quasi Egli non fosse laggi? come Difensore e dappertutto come Punitore>>.

Cos? l'atto d'umiliazione lo quetava, e come un eroico neofita dei primi tempi, questo martire spirituale finisce per benedire la mano che lo flagella, per trovare nel suo dolore, come i veri eletti, il sublime marchio dei privilegiati, un elemento di perfezione:

<<-- Colpitemi ancora, ancora, mio Dio, e fate che il mio cuore arda d'amore per Voi, poich? non nell'appagamento sta la perfezione, bens? in un crescendo di ardore. -- >>

E il sogno cessa a questo triste e sublime matutino...

Poeta o Scienziato?

Citare ? difficile per la copiosit? della vena poetica, abbondanza inevitabile forse per un poema cui <>. Un'immagine delicatissima; Shelleyana -- un po' troppo Shelleyana anzi -- ? questa nel Canto del Regno Vegetale:

E tu m'affida, o gracil sensitiva, Chi vesta in te sensibile persona, Chi teco tremi nelle tue paure; E se del viver mio tu pur sei viva Vieni e allevia alle mie le tue sventure.

e quest'altra ardita e assai bella, nello stesso canto parlando ai fiori:

Ma quando il triste inverno e gli uragani Vi sfrondano gli steli, E quali aperte mani Volan le foglie a scongiurare i cieli, Allor mi vince una piet? profonda Come d'un volgo preso da terrore, E qual piovesse vittima ogni fronda, Conforme ai rami mi si schianta il cuore.

E alla terra parla cos?:

. . . . genuflesso sulle tue rugiade Vedr? che gioie alle muscose rocce E che conforti infonda all'arse biade La fresca carit? di quelle gocce; Verr? le notti ad arrestar per l'ombre Gli odorosi messaggi Spinti alla luna dalle tue vallee E a spiar l'amor suo calar sui raggi E l'amor tuo salir dalle maree.

Emanazione di poesia fresca e gentile: come questa al Fuoco ? davvero una vampa scoppiettante, striata, gagliarda:

Eccola; scocca e vola Miracolosa, indomita e possente L'elettrica scintilla Che scatta al mondo la vittoria e leva Dall'agitata argilla Le fiamme dei metalli e gli occhi d'Eva. . . . . . . . . . . . . . . . . Dai fatui fuochi all'albe nebulose Balza, lampeggia e crea, E ardendo cuori e cose Nei soli ? luce e nelle teste idea. . . . . . . . . . . . . . . . . Ed io l'invoco con la testa ignuda Questa tremenda dia Che brucia a baci e a spasimi si dona; Penetri stimma nella carne mia, Paga se solca d'un suo raggio santo La croce del dolor da dove io canto.

Dal mare dipinge pi? efficacemente i tumulti che le immensit?:

E quanto pi? sollevi le procelle Ad insultar gli scogli; Tanto maggior la tua tristezza pare, E fra loro accenandoti le stelle, Ti chiameranno l'astro dei cordogli. Ma va' per l'universo a dar l'allarme Col tuo tetro fragore Come in tempesta stormo di campana. E sia quel verbo ansante di dolore L'eco fedel d'ogni sciagura umana.

Cantando l'aria, accenna ad intuirne fantasticamente, e ne rende qualchevolta magicamente, le fluttuazioni frementi di vita e piene di mistero:

Spiriti esulta il regno tuo, vanenti Divinit? camminan le tue sfere; Son limpide citt? d'ombre viventi Queste sul capo mio tacite sere? Non forse ospiti in seno L'anime che migran dai petti umani Ferme sull'ali a scongiurar l'oblio Dai consueti mani, Sospese in te fra il camposanto e Dio? E quando sui sopiti Sfiorano i sogni ed erran le visioni, ? forse allor che quei poveri estinti Tentan parlare ai vivi...

E cos? dopo i quattro elementi il Checcucci ci canta i tre regni della natura, poi l'Uomo, il Sole, l'Atomo, l'Etere, la Materia, la Forza, e Dio; e quasi tutti i canti hanno un corruscare multicolore di gemme e si svolgono in fili d'oro. Ma, purtroppo, quasi in ogni canto c'imbattiamo anche in versi di questo genere :

E come tu combaci ed utilizzi A governar gli empiri Senza sbilanci e senza incagliamenti,

o come questi, che fanno agghiacciare il sangue:

Chi sa da dove ? emerso Per capillarit? di sensazioni Questo respiro....

oppure:

Han le carezze dell'amor gli artigli E la maternit? dai marsupiali Insegna al mondo a palpitar sui figli;

od anche, parlando all'uomo:

E intanto quei <> richiamano alla mente le tasse e l'esattore con una lucidit? spaventosa. L'uomo ? proprio il pi? maltrattato dal signor Checcucci. Un po' pi? gi? lo consiglia a tracciar sulla creta:

L'itinerario delle tue sventure;

gli dice di costringere i cieli

A imbeverar d'elettrico le valli

concludendo che la vaporiera

. . . . . . ridestrutto nel torace il sole Il suo monarca rapida trascina.

I drammi dell'amore Rappresentar nella platea dei cieli Maestro il tempo e metodo il dolore

avvertendoci per? del suo temperamento un po'...... nervoso, poich? l'energia che rattiene gli atomi componente il suo corpo gli

.... apre in solchi elettrici le vene E in batterie magnetiche il costato.

Ancora, nel canto: Forza e Materia, ci ammanisce versi come i seguenti:

Tanto chi ozia, quanto chi lavora Per vie segrete fatalmente crea. Tramonta il sol, ma dura l'afa ancora, Muore la testa ma riman l'idea, In tutta questa universal famiglia Non siamo che congiunti Dal tempo per l'abisso spatriati, Dispersi in cielo a grumoli di punti Economicamente utilizzati.

Ecco: che questo sia linguaggio da buon padre di famiglia ? indiscutibile; ma da poeta poi... avrei i miei dubbi e non pochi. Dubbi che si fanno giganti udendolo riprendere pi? avanti sullo stesso tono che

Nel gran tesoro della creazione Ogni tormento tuo sar? quotato: E perch? il bello e il buono Possan compire la loro evoluzione Fa d'uopo al ciel che venga utilizzato Ogni tuo pianto ed ogni tuo perdono.

E in un altro punto, chiamandoci con un sonoro <> che fa venir voglia di cedere il passo agli anatrotti, fra le tante belle cose che ci promette, trovo anche questa:

Annunzio ai proletari La carit? dei codici venturi Sfamati, a domicilio, dagli armenti E annunzio ai nascituri Come parlar coi fuochi ai firmamenti.

<>

dopo il quale, tutti questi del signor Checcucci: <>, <>, <>, <>, ecc. non sono che parod?e? Peccato! Forse se il poeta della Vita si contentava di cantarci i miti e le leggende e i simboli degli elementi, dei regni della natura, dei paesi del sole, invece di farci della cosmogon?a, della cosmologia e dell'archeologia da trattato scientifico, l'Italia esulterebbe oggi per una originale e artistica creazione di pi?. Cos? come ?, i bei versi vigorosi, iridati e fluenti cingono un'aureola al loro cantore: ma temo forte che i vapori terrestri, stagnanti, finiranno per offuscarne la luminosit?. In alto dunque, e voli: abbracci un po' meno e idealizzi un po' pi? e perdoneremo volentieri all'angelica farfalla di non essere un elefante. Dal grandioso che sbalordisce, al grottesco che attira il frizzo, il passo ? cos? breve!

Per colpa di un Poema.

<>, dice uno degli ingegni pi? chiari e pi? penetranti d'Italia, il Nencioni, <> ed io gli faccio eco con intima convinzione. Un veggente, s?; egli deve aver lo sguardo pi? acuto di noi e l'orizzonte pi? vasto; egli deve fissare e discernere ci? che non ? che una fluttuazione iridata e luminosa ai nostri occhi; egli deve sviscerar l'anima delle cose e intenderne il linguaggio arcano: intuirne il simbolo, e senza enumerarci le sfere celesti farci sentire con una parola tutta l'immensit? dell'infinito, evocarci con un'immagine tutto un mondo di larve e di splendori; richiamarci, con un metro o con un'intonazione, le visioni delle et? passate; farci respirare, insomma, l'aria dei secoli e illuminarci di tutte le luci e avvolgerci di tutti i colori. Oh, non chiediamo al poeta il perch? delle cose; l'analisi svela e distrugge; la poesia deve afferrare complessivamente gli aspetti, i sentimenti, per farsene un'anima e rivestirla poi di tutti gli splendori dell'idealit?. E sempre dall'alto, qualunque soggetto ci svolga, storia leggenda, ci canti le sinfonie della natura o le battaglie del cuore.

L'estensione non fa l'altezza, la vastit? di un concetto non fa l'opera d'arte. In nessun'epoca, credo, si fece tanto spreco di grandiosit? come nel seicento; parole, monumenti, pitture, vita, tutto doveva essere grande, magnifico. E quanto orpello invece! quanto presuntuoso barocchismo! Che abbondanza opprimente di materia, che assenza malinconica di classica sobriet?!

Cuore e fede, cara signorina, possono fare un galantuomo, ma non bastano per formare un poeta. Del resto che importa? meglio per lui e per noi. I galantuomini sono cos? rari! e dei poeti ce ne sono tanti...

Aspettando un Alessandro.

. . . . . un Alessandro, s?, o meglio forse nel caso nostro un'Alessandrina, che col suo bravo paio di forbici venisse a tagliare il nodo Checcucciano intorno al quale da troppo tempo la signorina Gianelli ed io stanchiamo le mani delicate.

Se al silenzio non si potesse dare che un'unica interpretazione, starei zitta e addio; ma si ha un bel indorare il silenzio; tacer? sempre chi non sa pi? cosa dire. Veramente gran che di nuovo da dire non l'ho pi? neppur io; feci le mie considerazioni e ridissi le mie impressioni come la signorina Gianelli fece e ridisse le sue. Ora vorrei solamente domandarle il permesso di stenderle non la mano, ma tutte e due le braccia, per ringraziarla del troppo bene che disse di me e della simpatia di cui mi onora; vorrei dirle il desiderio di vederla qui in una poltroncina, accanto alla mia, nella beata solitudine del mio salottino di studio, per continuare la nostra polemica in tutta intimit? e difendermi dall'accusa d'incoerenza, che con un garbo tutto femminile mi fa pi? intuire che leggere fra le sue righe cortesi.

No, cara signorina Elda, non ho mutato opinione, l'ho solamente accentuata e forse per quel cattivo vezzo d'ostinarsi vieppi? nel proprio parere, magari di esagerarlo, quando insorge qualcuno che vuol dimostrarci il contrario. Parlando subito di quel libro, fresca di lettura e trovandomi contro al gusto dei pi?, non osai, confesso, di impancarmi a dir crudo e netto il mio parere, come lo spifferavo al piccolo crocchio dei miei amici, ma vi gettai su un velo di dubbio, abbastanza trasparente, mi parve per farlo conoscere a chi lo voleva intendere.

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