bell notificationshomepageloginedit profileclubsdmBox

Read Ebook: L'evoluzione di Giosuè Carducci by Panzini Alfredo

More about this book

Font size:

Background color:

Text color:

Add to tbrJar First Page Next Page

Ebook has 442 lines and 36958 words, and 9 pages

o. Lo ricordate, buoni amici, se pure vi rimane animo e tempo di ricordare?

E chiudo la parentesi perch? l'indugiarmi con memorie subbiettive ripugna a me e alla natura di questo scritto.

Dunque Egli entrava regolarmente alle tre e come un fremito di rispettoso silenzio lo precedeva su per l'ampio scalone sino agli angoli pi? remoti della scuola: era un ultimo bisbiglio, un adattarsi alla meglio degli uditori su le poche seggiole fornite dalla premurosa solerzia del bidello Monti, dalla voce fessa e dal cuore mite.

Il Carducci volgeva attorno uno sguardo aggrondato, tediato alla vista di quel troppo numeroso uditorio: un altro sguardo lungo fuori dei vetri al cielo grigio, ai tetti umidi; poi un altro ancora agli uditori attenti, aspettanti e maraviglianti in silenzio.

Noi che si conosceva l'uomo, ci scambiavamo sguardi d'intelligenza, ch? di parlare anche sottovoce non era quella la buona occasione e si rischiava di pigliarci un rabbuffo secco e terribile.

Ah, voi vi aspettate oggi la conferenza letteraria, forbita e oratoria che si convenga all'aspettazione e vi faccia passare piacevolmente queste ore incresciose! Ve la dar? io la lezione! Ma questo non ? un ridotto per conferenze, n? io son qui per divertirvi col sentimento e con l'estetica, e n? meno per avere applausi: questa ? semplicemente una scuola dove io devo e voglio attendere a fare de' buoni maestri per i ginnasi ed i licei d'Italia: null'altro.

Questo pensiero si leggeva in certe sue mosse brusche, nello sguardo, nell'aggrottare della fronte e in certo suo tormentarsi la barba; poi si esplicava di solito in poche, burbere e rotte parole che sonavano presso a poco cos?:

<> come a dire: ci? non pu? interessarvi e fareste meglio per voi e per me ad andarvene.

La minaccia riusciva, come ? a credere, vana: nessuno si moveva.

Alcuni scolari, ad un suo cenno, andavano a prendere i soliti testi di consultazione: Egli passava dall'uno all'altro scolaro; rivedeva i quaderni, i libri, gli appunti. Erano per noi momenti terribili!

<> questa era la parola sacramentale.

L'interpellato cominciava e leggeva. A poco a poco la scuola si animava e ripigliava il solito aspetto; la voce e la fisonomia del maestro scendevano al livello normale, e lezione cominciava.

Il suo metodo didattico ? ammirevole e perfetto. L'interrogato legge e chiosa; ne' passi controversi od oscuri ognuno ? libero d'esporre la sua interpretazione. Egli ascolta, accetta, disapprova, corregge, talvolta loda, in fine amplifica e fornisce tutti gli elementi per cui il giudizio si possa accostare al vero; e se alcuna cosa ignora in quella sua molteplice ricerca, lo confessa liberamente; ne prende appunto per s? ed invita altri ad approfondire la questione. La pi? scrupolosa esattezza critica e linguistica si congiunge senza sforzo, senza stacco, alla pi? alta e spirituale concezione del testo: piano, insensibilmente, forse senza volerlo, ma con la forza intuitiva del genio, spesso movendo dal pi? semplice esame filologico, solleva la mente dello scolaro fino a far s? che questi fissi diritto, quasi allo stesso livello, il pensiero de' sommi autori di cui si ragiona.

Pure Egli cos? rimesso e semplice, avea degli scatti invincibili di sdegno se s'imbatteva in qualche scolaro che si fosse presentato a rispondere impreparato di tutto quel corredo di nozioni filologiche e storiche che si richiedevano.

Tale mancanza, spesso scusabile in un giovane, si presentava al Carducci sotto l'aspetto assoluto di un'affievolita coscienza del dovere e dello studio, e allora scoppiavano di que' rimproveri che dove toccavano levavano la pelle.

E anche di ci? bisogna ricercare la causa nel concetto che Egli aveva della scuola. Il Carducci, io penso, non si ? mai illuso di avere sotto di s? dei geni in erba, ovvero che a lui spettasse il bizzarro incarico di coltivarne la rara pianta: se qualcuno mostrava pi? larghezza e genialit? di mente che gli altri, se ne compiaceva e lo dava a conoscere con una ritenuta e pure affettuosa gentilezza; ma non faceva n? elogi, n? predilezioni. La cosa che Egli sopra tutto pregiava e richiedeva era la severit? della vita, la costanza e l'assiduit? del lavoro, il sentimento della dignit?, degli studi e dell'arte; e tutto ci? per quell'elevato sentimento patrio che mai non si scompagnava da ogni sua azione e da ogni sua parola: l'Italia avea bisogno di rifarsi moralmente ed intellettualmente; perci? occorrevano pochi ma buoni maestri.

A questo Egli attendeva per parte sua e voleva che i giovani vi attendessero; al governo assicurarne la vita, la dignit?, gli studi. N? mai voce pi? nobile e pi? elevata suon? in loro difesa.

Ma anche qui quell'ottimismo che non sa distinguere le eccezioni e che in fondo ? proprio, perch? necessario, di tutti gli uomini di genio, e quel giudizio quasi sempre assoluto ed unilaterale che ? speciale del Carducci, inducevano spesso in errore un cos? alto e degno modo di giudicare; ch? non solo molti di mente meno che mediocre, ma pazienti ed assidui, lodava e incitava; ma, quel che ? peggio, non s'avvedeva come non pochi fra quelli che pi? lo circuivano, sotto un simulato amore di ricerche e di studi null'altro celassero che una gran vanit?, un'ambizione dannosa ai buoni, senza avere alcun senso dell'arte, alcun animoso o doloroso ideale.

Egli psicologo acuto e mirabile dei fenomeni morali pi? complessi, non riusciva a scendere e a leggere nettamente nell'animo di coloro che con certa simulata modestia sembravano intendere e seguire le sue idee. Forse prestava loro un po' della sua grande anima e nel suo giudizio li faceva degni di s?.

Ma tornando al proposito, ? certo che tali lezioni, per quanto perfette, non erano quelle che l'uditorio estraneo alla scuola si aspettava; se non che a poco a poco un verso del Petrarca o di Dante, uno di que' portentosi aggruppamenti di parole melodiche dove o l'anima o la natura o l'una e l'altra insieme vibrano nella misteriosa concezione dell'arte, investiva il suo pensiero e tutta la sua fantasia s'accendeva come un sole.

Non v'era pi? l'espositore paziente, il critico minuzioso; ma il sapiente ed il vate si congiungevano in una non so quale concezione grandiosa e quasi profetica, e sotto quell'impeto di idee s'indovinava una sacra tristezza.

Parea che si rivolgesse a noi come se fossimo i colpevoli di non so quale mancato bene, noi poveri giovani venuti alla sua scuola per acquistarci un diploma e guadagnarci questo misero pane. Egli ci trascinava dietro di s? e ci costringeva a salire in alto! O Maestro grande e buono, quante cose vedemmo, o piuttosto intravvedemmo di lass? dove Tu ci guidavi! Ma chi se ne ricorda pi?, chi ritiene pi? la forza di combattere per le battaglie di cui Tu segnavi cos? nettamente il campo, o Maestro?

No, da quella sua cattedra Giosu? Carducci non parlava al mondo, come diceva con infelice retorica il manifesto degli studenti monarchici invitante ad una pubblica dimostrazione dopo il fatto dell'11 marzo: Egli da quella sua cattedra si era proposto un compito molto pi? modesto eppure molto pi? arduo: rinnovare nel pensiero e negli studi la giovent? d'Italia, come nelle battaglie e nelle congiure fu rifatta materialmente la patria.

LA DIMOSTRAZIONE DELL'11 MARZO '91.

Il giorno 11 marzo '91, che fu appunto di mercoled?, alle ore tre, in quella grande aula numero uno, parecchie centinaia di questa giovent? italiana insult? di fischi assordanti, di improperi indicibili Giosu? Carducci.

I fischi e gli improperi durarono un'ora e mezzo non interrotti e crescenti.

Chi volesse far mostra di perizia descrittiva potrebbe agevolmente ricostruire quella scena dolorosa e, sotto un certo aspetto, fatale. Ma una simile descrizione sarebbe retorica nel senso brutto della parola, ed io la sdegno: per? retorici non sono certo i due aggettivi che ho scritto, ma rispondono ad una verit? che vorrei emergesse al lettore dalla comprensione di questo libro.

Thaumasion ti!, avrebbe detto Socrate. Ma che vale? Oggi il riportare un motto greco sarebbe ingenuit? ovvero ignoranza; dir? dunque:--Mirabile cosa, non ? vero?

Ma una ve n'ha pi? mirabile ancora:--Quella giovent? in quel suo accanimento contro l'uomo era sincera e convinta: sincera sino all'odio, convinta sino alla ferocia. Perch? non esit?, non oscill? dinanzi al Poeta; lo assal? con una logica ineffabilmente ignorante; non pens? e, se pens?, non pavent? di recare danno con l'immane insulto a quella esistenza preziosa!

Dir? di pi?: era convinta di compiere un dovere. Essi scrissero: <>

Egli ebbe l'intuizione eroica del momento: non protest?, non si mosse, non usc?, non volle uscire che ultimo. Mont? ritto in piedi sur una tavola che era dinanzi alla cattedra, <>

Crescendo gli urli, trasse dalla tasca uno zigaro e si mise a fumare. Quelli gridavano: <> Rispose: <>

Ma Egli <> cos? dice l'esposizione che del fatto diedero gli studenti radicali nel citato numero unico, e quest'avverbio attribuito ad un'azione del Carducci fa fremere; eppure esso ? riferito in buona fede.

Non ? anche questo mirabile?

Il torrente dell'indignazione e dell'odio strarip? e si scaten? sopra l'uomo senza che questi vi potesse porre argine. La memoria del maestro non si affacci? dinanzi ai tumultuanti; il genio del poeta, o almeno una sola delle sue mirabili idealit? non fu ricordata; o, se fu, non ebbe forza di agghiacciare l'insulto prima ancora che le labbra lo avessero espresso.

Eppure l'uomo non si scompose, ma stette dinanzi a loro impavido e tutta la maest? del cittadino e del poeta si drizz? eroica, nel suo silenzio disdegnoso da ogni discolpa. Ma Egli <> ma l'uragano gli mont? sopra e fugg? via col suo urlo. L'uno rimase rigido all'urto, gli altri trascinati come da una procella, seguirono il loro viaggio: termini irreconciliabili.

Eppure sono corsi pochi anni dal tempo che quella giovent? riguardava il Poeta come maestro, come esempio, come profeta: ed Egli profondeva per lei i tesori dell'inesausto suo genio. Ora gli uni si separano dall'altro n? v'? speranza di intesa o di ritorno.

Non ? ancora questo un fatto mirabile?

Non pare a chi legge che l'avvenimento dell'undici marzo stia fuori dal mero fatto di cronaca universitaria; ma sia indizio di un grave fenomeno morale rimasto da lungo tempo latente, non determinato, non studiato e che in quel giorno si manifest? con quella selvaggia esplosione di insulti?

Tale convincimento mi anim? a stendere queste pagine, e fu cos? forte l'impulso che vinse molte incertezze e riluttanze pi? facili ad intendere che piacevoli ad esporre.

Cominciamo da un paragone che pu? sembrare enfatico o strano. Ricorda il lettore uno dei titoli d'accusa per cui fu Socrate condannato a morte?

Nel caso del Carducci mancano gli accusatori pubblici: sono i giovani stessi che l'accusano di corruzione. Essi dicono press'a poco cos?: <> Dicono ancora: <>

Dunque Egli ? esempio alla giovent? di disonest? e di defezione politica. Anche questo ? mirabile, non ? vero? E pi? mirabile ? che ? detto in buona fede.

Gli studenti monarchici, secondo il citato giornale, dicevano <> agli studenti radicali: <> Esclamano in fine gli studenti radicali: <>

Dunque quest'uomo che, secondo le vostre parole, si levava impavido dalla bassezza presente, che accendeva le anime vostre alla fede e all'amore del bene, ? cos? mutato e diverso da quello che ora condannate e fischiate?

Davvero?

Ancora: Per chi ha non superficiale conoscenza dell'opera del Carducci, apparir? manifesto il fatto che Egli rivolse tutte le energie della sua vita a fare s? che il cittadino ed il poeta fossero una cosa sola: forza costante che, penetrata dall'agitatrice tempesta dell'arte, batteva contro questo <> del popolo d'Italia; e se in questo percuotere per avventura commise peccati, furono--come Egli disse--non di volgarit? mai: s? di passione.

Ora essi con spietata e certo incosciente crudelt? disgiungono il poeta dall'uomo; e con ci? non solo mostrano di disconoscere l'opera sua, ma gli fanno l'offesa che si pu? fare maggiore.

Premettono: <> poi aggiungono: <> e in alcuni foglietti distribuiti dopo la contro dimostrazione tenuta in piazza S. Petronio il giorno 12, ? scritto: <>

Davvero? Mirabile ad ogni modo!

S?--voi dite--egli cantava molte leggiadre e, pi? sovente, molte strane canzoni: queste rimangono e noi le leggeremo ancora per nostro diletto e anche per dimostrare che riconosciamo i suoi meriti di scrittore, sempre che ci avanzi tempo e voglia: ma quell'anima ardente di entusiasmo e di bene per noi non esiste pi?.

Add to tbrJar First Page Next Page

 

Back to top