Read Ebook: I Bagni di Lucca Coreglia e Barga by Bonaventura Arnaldo
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Ebook has 167 lines and 43027 words, and 4 pages
All'onda salutifera le care membra affida: ecco, son io la Najade che la governa e guida.
Oltre a quella delle acque, possono farsi, ai Bagni di Lucca, le cure della grotta a vapore e dei fanghi.
Finalmente i Fanghi sono prodotti dal deposito delle acque. Ignorati o misconosciuti per moltissimo tempo, tanto che lo Zambeccari li segnalava quasi a dispregio delle acque, furono recentemente riconosciuti ricchi di sali ferrosi e ferrici fino al 92 per cento. A questa loro particolare composizione si deve, secondo il prof. Queirolo, l'azione straordinariamente benefica che esercitano sulle affezioni delle articolazioni, su quelle dei nervi, dei muscoli, delle glandole ecc.
Onde, concludendo, potremo colle parole dello stesso insigne clinico soggiungere che <
La chiesetta dell'Annunziata possiede un calice pregevole per finezza di fregi, un'antica trina da altare e un bel messale del 1620.
Torniamo ora al Paretajo per recarci, scendendo, alla Villa. Ma prima diamole un'occhiata dall'alto. La parte superiore, sul monte, ? quella che si chiama Corsena, nome derivato, come avverte il D'Ancona, da quello di antica famiglia ricordata in carte del secolo X e forse ramo della famiglia dei Porcaresi.
Da Corsena alla Villa si pu? scendere per vie diverse, taluna delle quali ampia e spaziosa sotto la verde v?lta dei platani, tal altra piccola ed erta come vero sentiero. Secondo che si prende l'una o l'altra di queste vie, s'incontrano edific? e ville diverse, quali il Convento coll'annessa scuola e colla vicina Cappella, lo Stabilimento dei Bagni, le ville suddette e altre ancora come quelle Mansi, Bernardini, Mezzacapo, Gualerzi, la chiesa principale e, dal lato opposto, la Chiesa anglicana.
Lo Stabilimento dei Bagni, angusto e severo, conserva ancora la struttura sua medievale. Costruito assai anticamente, fu restaurato nel 1469 da Domenico Bertini di Gallicano, ascritto nel 1414 alla cittadinanza lucchese, segretario pontificio, conte palatino, ambasciatore del Papa a Venezia.
Egli, nel vestibolo, fece apporre per ricordo una pietra con una epigrafe in cui sono enumerate, con evidente esagerazione, la quale peraltro dimostra quanta fama godessero quelle acque minerali, tutte le virt? curative ch'esse posseggono.
Appunto verso quell'epoca le terme del Bagno alla Villa presero il sopravvento, non poi mantenuto, su quelle del Bagno Caldo o Bagno di Corsena: e i pi? si curarono in quelle, e il Vicario si trasfer? in quei pressi e le principali famiglie, comprese, in progresso di tempo, quella Baciocchi e quella Borbonica, presero col? residenza e in tal modo la Villa divenne il capoluogo e la residenza ufficiale della pubblica autorit?.
Da un altro dei viali che scendono gi? per le falde del colle si giunge alla Chiesa anglicana, di architettura gotico-normanna, eretta nel 1839 su disegno dell'architetto lucchese Pardini, elegante edificio dalla facciata di stile veneziano, colle finestre gotiche e ornato di terre-cotte nel portico. Dal lato opposto si giunge alla chiesa principale, dedicata a s. Pietro.
Sceso un breve stradellino si giunge alla Villa che ?, come ho detto, il capoluogo dei Bagni di Lucca. Ivi ? il Palazzo comunale, dalla severa facciata in pietra arenaria, con un prezioso archivio di antichi statuti rurali: ivi ? il Teatro, costruito nel 1790, assai elegante e grazioso: ivi il Circolo dei Forestieri, la casa Giorgi col busto dell'insigne medico comm. Giorgio Giorgi, e molte ville e case signorili, e alberghi decorosi con vasti parchi e giardini, e fondachi e magazzini e botteghe di ogni genere. Il paese della Villa ? chiuso dalla parte superiore dal Ponte a Mocco che conduce alla via di S. Marcello: dalla parte inferiore si apre il gran viale che sembra una galleria verde di platani e che congiunge la Villa al Ponte a Serraglio. Anche lungo questo viale si incontrano palazzine e ville bellissime, tra le quali ? degna di particolare menzione la Villa Stisted coll'attigua Libreria Circolante. S'incontra pure, a met? strada, il caseggiato in cui sono gli Uffic? postale e telegrafico e le Scuole comunali. Ma per tornare dalla Villa al Ponte a Serraglio si pu? anche prendere l'altra strada che fiancheggia dal lato opposto la Lima, cio? la Via Letizia, e visitare, passando, il Cimitero inglese in cui sono alcuni monumenti pregevoli. ? ivi sepolta la scrittrice Ouida. Nel far questa strada si traversano il Ponte sulla Benabbiana e quello sulla Buliesima ora detto Ponte Conte di Torino.
Ma pi? ancora giover? ricordare i letterati e gli artisti, primo fra i quali l'arguto poeta e novellatore toscano Franco Sacchetti che celebr? i Bagni di Lucca in var? sonetti, dedicati all'amico suo Michele Guinigi. Il pi? noto ? quello che riassume e compendia i vantaggi del luogo: vantaggi che noi, nella volgar prosa moderna, la quale quando parla di stazioni balnearie prende subito un tanfo di clinica e di ospedale, chiamiamo cura idrologica, cura climatica, cura dietetica, ma che nelle pure forme poetiche trecentistiche suonan cos?:
Michel mio caro, s'io ragguardo bene Il loco e la virt? di questo fonte, I' credo che giammai sotto Fetonte Non fusse bagno di s? dolci vene. L'a?re fine questo loco tiene: Fiumi corsivi a pi? di ciascun monte; Vostri costumi e vostre donne conte Con belli e dolci canti di Sirene. Vin, carni, pesci ed ogni frutto sano, E ciascun'altra cosa che conforta, Che pare il paradiso deliciano. Qui si purga ogni morbo o e' s'ammorta: Et oltre a questo, quel ch'? pi? sovrano, Aver vostra virt? con Amor scorta.
Un altro sonetto di Franco Sacchetti allude ad un incidente spiacevole occorsogli nel fare una di quelle gite sul somaro o sul mulo che pare usassero anche a' suoi tempi come usano anc'ora. Questo sonetto, forse in omaggio al mulo, ha la coda: ed ? pure rivolto al Guinigi, che rispose con altri versi al Sacchetti:
Sempre ho veduto che ogni diletto Nel fine suo convien che senta pena, Ma nol credea al Bagno di Corsena Tanto era fisso al vostro lieto aspetto. Com'io salii su un mulo maledetto Subito s'erse ed annod? la schiena, In forma che su' sassi e non su rena Mi fece in terra angoscioso letto. La gran percossa per s? aspro cammino A Pescia mi condusse a scemar sangue Dov'ebbi colpi pi? che San Bastiano. Poi a Pistoja un barbier pi? fino Rifece il gioco onde il mio corpo langue Per tanti mali ed ancora non sano. Chi dice: poni Assenzio e chi Marobbio; Cos? in mio luogo fosse il vostro Gobbio!
La schiera dei letterati e poeti che frequentarono i Bagni di Lucca si illustra altres? dei nomi di Vittoria Colonna, di Michel Montaigne, di Enrico Heine, di Jules Janin, di Alfonso Lamartine, di Francesco Redi , di Giorgio Byron, dello Shelley, di Roberto e di Elisabetta Browning, del Tennyson, di Vincenzo Monti, di Agostino Cagnoli, del Giusti, del D'Azeglio, del Regaldi, dello Strocchi, del Dumas padre, di Ouida, del Carducci, della Vacaresco etc. etc. Lo Shelley, in una lettera del 10 luglio 1818, diretta dai Bagni di Lucca a M.r e M.rs Gistorne a Livorno, parla di una sua gita al Pratofiorito, aggiungendo di non riuscire a descriverne la bellezza: e dei Bagni di Lucca riport? tale impressione e serb? tal ricordo che in altra lettera dell'8 ottobre 1818 da Este afferm? non essere ad essi paragonabili per bellezza i Colli Euganei, ove allor si trovava.
Pei vaporosi vesperi, Sotto il ciel trasparente od a traverso Le chiare albe che nascono Quasi cantando un inno a l'Universo, La coorte fantastica Dei sogni d'or che dal tuo cuore emana Ai nostri cuori el?vasi, O benedetta terra di Toscana. E par che le incantevoli Tue valli amiche intendano il desio E il bisogno de l'anime Anelanti a la pace ed a l'oblio; E che i tuoi monti vogliano Destare a noi ne l'intimo del cuore Quel sogno fier, che suscita Nei fianchi loro il sol fecondatore. Quando il giorno, che rapido Fugge, lambisce come roseo velo Di corallo diafano L'ultimo lembo de l'azzurro cielo, Se a lungo il guardo figgere Volessi in una stella e un caro voto Formar, mentre per l'aere Scende filando e perdesi nel vuoto, Me gioverebbe il chiederle D'esser la brezza lieve e folleggiante E, in magica vertigine, Attraversar lo spazio in un istante: D'esser il vento ch'esula Di corolla in corolla; e in corsa strana Errar tra la mia patria E questa dolce terra di Toscana!
In tempi a noi pi? vicini molti furono anche i musicisti illustri che soggiornarono ai Bagni di Lucca, e tra questi il Rossini, il Meyerbeer, il Verdi, il Campana, il Tosti, il Rotoli, il Vannuccini, Giovanni Sgambati, Giacomo Puccini, Pietro Mascagni. Vi passarono anche i pi? reputati concertisti, che vi trovavano un pubblico numeroso e plaudente. Oggi le cose sono mutate. All'epoca dello splendore ? succeduto il periodo dei decadimento, in parte dovuto alla moderna musoneria, in parte alla concorrenza di tanti altri luoghi di villeggiatura, in parte anche all'essersi fatto troppo poco per mettere i Bagni di Lucca al corrente della vita moderna, per arricchirli di quelle comodit? e di quelle attrattive che ormai tutti richiedono. Ma, se non manchi loro un nuovo impulso, i Bagni di Lucca potranno tornare all'antico splendore e riconquistare quella floridezza che per la bellezza dei luoghi e per la virt? delle acque non dovrebbe loro mancare.
Ma chi voglia veramente formarsi un'idea esatta della regione e veramente gustarne le molte e varie bellezze deve visitare i dintorni dei Bagni di Lucca, specialmente salendo ai paesetti molteplici che stanno come appollaiati sui monti circonvicini.
Le memorie veramente storiche di Lugliano risalgono all'anno 825 in cui resulta feudo del vescovo di Lucca. Pass? poi ai Soffredinghi e ai Corvampi, finch?, nel 1244, fu donato da Federico II al Comune di Lucca.
A mezzogiorno del paese sorge un'assai vetusta Cappella che fu gi? la parrocchia dell'antico Castello della Cerbaja, distrutto dai Fiorentini nel 1334. Dall'altro lato si trova una piccola piazza, colla caratteristica fontana, dovuta in parte alle elargizioni di una dama e di un lord inglesi che, innamoratisi del luogo, vi trascorrevano anche l'inverno nevoso, beneficando le buone popolazioni. Del che serba memoria la seguente epigrafe apposta sulla fontana:
Lugliano possiede inoltre un Osservatorio meteorologico che fu istituito dal celebre Padre Cecchi: n? il visitatore ometta di recarsi nel giardino Politi, dove s'erge un frassino gigantesco, tra i rami del quale sta una specie di stanza con sedili, capace di oltre venti persone.
.... il monte per cui quelli del Ponte veder la Villa non ponno!
Ora Lugliano, che al Colle ? di faccia, ? tanto pi? alto di questo, che se ne veggono insieme entrambi i versanti e lo sguardo abbraccia contemporaneamente l'uno e l'altro villaggio, che lega insieme, come un immenso e tortuoso nastro d'argento, la Lima.
L'altro panorama poi si vede pi? acconciamente dall'estremit? del paese, ove si trova la chiesa, ed ? quello della valle del Serchio, che si allontana e si perde fino nelle vallate della Garfagnana inferiore, tempestate di paeselli graziosi.
Sul monte rimpetto a Lugliano ? un altro paese meritevole di esser visitato, BENABBIO; al quale, oltre che per la via mulattiera, si pu?, da qualche tempo, accedere per la bella strada carrozzabile che dovr? in avvenire andar fino a Pescia, congiungendo cos? la Val di Lima alla Val di Nievole.
si rincorrono fra loro fin che sfumano in dolci ondeggiamenti entro vapori di viola e d'oro.
Da ogni parte si scoprono alte giogaie, valli fresche e ubertose solcate da nitidi fiumi, rocce nude e profondi burroni, macchie selvose e praterie verdeggianti, paesi innumerevoli, sparsi qua e l?, tutti aggruppati intorno alla loro pieve, dalla quale partono i suoni delle campane che si rispondono da una chiesa all'altra, con variet? di toni e di ritmi, mescendosi in una dolce e malinconica armonia che si diffonde solennemente all'intorno.
I paesi di cui ho fatto menzione fin ora, tutti appartenenti al Comune dei Bagni di Lucca, son situati sulla riva sinistra della Lima. Giova ora andare dall'altra riva e visitare rapidamente i paesetti sparsi sui monti che da quest'altro lato circondano i Bagni di Lucca e che pur fanno parte del lor territorio. Prima per? di salire sui monti, convien ricordare il piccolo borgo di FORNOLI, antico feudo dei Soffredinghi, ove era un castello che i Lucchesi distrussero nel 1187. Fornoli ? presso al confluente della Lima col Serchio ed in prossimit? dell'elegante ed elastico Ponte di ferro. Oggi ? l? la stazione ferroviaria dei Bagni di Lucca.
L'interno della chiesa ? semplice, severo, solenne: vi aggiunge carattere di austerit? il pavimento con formelle a intagli geometrici in pietra dura nera, pur trovata nelle vicinanze. Dieci colonne massiccie con capitelli arcaici sostengono il soffitto e sulla terza di esse, a destra, ? dipinta l'immagine di santa Lucia: var? emblemi sono scolpiti sulle pareti del tempio. Sul fonte battesimale spicca una grande aquila romanica di pietra che tiene fra le zampe un coniglio.
Noi stiamo in Alpe presso ad un boschetto; Povera capannetta ? il nostro sito, Col padre e con la madre in picciol letto. Torniam la sera dal Pratofiorito Dove Natura ci ha sempre nodrito. Guardando il d? le nostre pecorelle.
? costume di coloro che si recano al Pratofiorito partir nella notte, per trovarsi in cima al monte al sorger del sole che, apparendo di mezzo alle montagne pistoiesi, inonda a un tratto di luce quella immensa distesa di paese, infiammando le creste dei monti, avvivando le vaste pianure, illuminando i borghi e i villaggi, lasciando scoprire allo sguardo sia le vette del Rondinajo, delle Piastre, delle Tre Potenze, del Pizzo d'Uccello, della Penna e d'altre montagne, sia le isole Corsica, Elba, Capraja, Gorgona e qualche altra dell'arcipelago toscano.
A compiere il giro dei paesi che formano l'esteso Comune dei Bagni di Lucca, non resta altro ormai che prendere quella larga via carrozzabile la quale, partendo dal Ponte a Mocco, alla Villa, volge verso S. Marcello, e dare un'occhiata ai var? borghi che stanno sui monti fiancheggianti, or da un lato or da l'altro, la Lima, di cui, naturalmente, si segue il corso a ritroso.
Veduto dal piede della montagna, Lucchio presenta un singolarissimo aspetto per la sua posizione a picco, onde sembra penzolare sul precipizio sottostante, per le sue case che sembrano addossate l'una sull'altra, per le aride roccie di cui si circonda. Quando vi si giunge e si traversano le sue vie strette ed oscure e si veggono gli antichi archi e i resti della famosa fortezza, si prova l'illusione di rivivere in pieno medio evo.
E allora il pensiero ritorna ai molteplici assed? che Lucchio sostenne al tempo della Repubblica di Lucca e specialmente a quello del 1437, quando Gaspero da Stazzema, castellano di Lucchio, stava per cedere la r?cca a prezzo d'oro ai Fiorentini assedianti e gi? aveva riscosso il denaro e si apparecchiava a compiere il suo tradimento. Fu allora che le due giovinette di Vico Pancellorum, Anastasia e Lucia, simulando amore per Gaspero, lo trassero seco in luogo remoto con adescanti lusinghe e, l? giunte, gli furono addosso e lo legarono ad un dirupo, chiamando quindi a raccolta e consegnandolo al popolo perch? ne facesse vendetta. Cos? fu sventata la trama e Lucchio fu salvo. Il Senato rimerit? di pubbliche lodi e di pubblica dote le eroiche fanciulle.
Molte e molte altre escursioni possono farsi dai Bagni di Lucca pur rimanendo nei loro dintorni: ma di queste non faccio menzione, perch? escono dalla circoscrizione territoriale che mi sono assunto di brevemente illustrare.
COREGLIA.
Pochi giorni dopo avvenuta tale solenne investitura, Francesco Castracane moriva ucciso, con un de' figliuoli, per mano di Valeriano e di Arrigo, figli del grande Castruccio. Successe allora nella signoria di Coreglia l'altro figliuolo di Francesco, Nicol?: poi il castello, alla morte di Paolo Guinigi signore di Lucca, torn? in potere dei Fiorentini, i quali peraltro, nel 1438, lo rilasciarono alla Repubblica di Lucca, cui rimase lungamente soggetto, con tutti i paesi della sua Vicaria. Successivamente una parte di tal Vicaria pass? al Comune del Borgo a Mozzano e l'altra form? quello che ? anc'oggi il Comune di Coreglia, circoscritto dalla Fegana che lo separa dai Bagni di Lucca, dall'Ania che lo separa dal Barghigiano, e dal Serchio che lo divide dal Comune del Borgo a Mozzano.
In questi tre corsi d'acqua passano, ai punti di confine, tre ponti che meritano di essere qui ricordati. Il primo a incontrarsi, da chi si rechi dai Bagni di Lucca a Coreglia, ? quello sulla Fegana, torrente che scende dalle vette dell'Appennino e si getta nel Serchio.
Il ponte, ideato con ardito disegno dall'architetto Nottolini cui si debbono molti pregiati lavori nel territorio lucchese, fu cominciato a costruire sotto il Governo Borbonico, nel 1841. Gli avvenimenti politici del '47 ne fecero sospendere i lavori, n? il Governo Lorenese si cur? mai di riprenderli. Finalmente, dopo ben 27 anni, nel 1874 la grandiosa opera fu tratta a compimento e riusc? degna di vera ammirazione, poich? consta di un unico arco avente metri 48,50 di luce e 7 di saetta, senza alcun appoggio, per modo che il Ponte alla Fegana occupa, per la sua ampiezza, uno dei primi posti fra i ponti d'Italia.
La sua architettura ricorda quella del Ponte del Diavolo per lo sbilancio di altezza tra i soli due archi che lo compongono: l'uno de' quali ha 47 braccia di luce e una curva molto accentuata, mentre l'altro, a sostegno della parte pianeggiante, ? appena un terzo del principale: ponte, per conseguenza, assai scomodo al valico: ma bello e pittoresco alla vista, tanto pi? perch? incorniciato dalle alte e verdi montagne, dall'alto delle quali lo guardano i paesi di Ghivizzano, di Coreglia, di Vitiana, di Lugnana da un lato, di Gioviano, di S. Romano, di Cardoso dall'altro. -- Meno notevole ? il terzo dei ponti su ricordati, cio? quello in pietra sull'Ania, ove ? anche un popoloso borgo di cui dovremo far parola tra breve. -- Ora torniamo a dire di Coreglia.
Questa per? non ? la chiesa principale di Coreglia: la principale ? quella di S. Michele, costruita nel 1200. Doveva esser bellissima di architettura, come si rileva da qualche tratto del lato destro in cui le antiche forme non sono del tutto scomparse; ma le modificazioni apportatevi col rialzarne il soffitto, coll'aprirvi dei finestroni barocchi, sostituendoli alle primitive finestre a feritoia, col sopraccaricarne le pareti di stucchi, ne hanno alterata la fisonomia e guastato l'aspetto.
Sott'altro aspetto ? pur meritevole di esser visitato, a Coreglia, il palazzo Rossi, nel quale ? accolta una ricca collezione etnografica di oggetti svariatissimi, ma specialmente di armi, appartenenti a popoli selvaggi. La vista di questi oggetti, portati direttamente a Coreglia da abitanti del luogo tornati da regioni lontane, ci fa subito ricordare che siamo nella patria degli emigranti, oltre che nella metropoli dei <
Se l'arte di formare in gesso ? diffusa nella maggior parte dei paesetti del territorio lucchese, essa ebbe peraltro le origini sue e il suo maggiore sviluppo in Coreglia. Pensa il Pierotti che le figurazioni simboliche sui frontoni delle chiese, gli angeletti preganti sui tabernacoli e sulle urne per gli olii santi, le fonti battesimali scolpite con figure di re e di guerrieri, di papi e di martiri, i capitelli aggraziati in tutte le forme pi? varie e pi? singolari, le terre vetrinate robbiane che nelle chiese dei paeselli pi? umili gettano un sorriso di cieli azzurri e di figure bianche fra le colonne marmoree degli antichi altari, sieno stati pei figurinai una scuola perenne di sentimento d'arte e di visioni poetiche.
Lo stesso scrittore riferisce un suo colloquio col nestore dei figurinai di Coreglia, dal quale resulta che l'arte del formare in gesso esiste in quel paese da due o tre secoli e che fu trovata -- secondo la tradizione -- da un frate, per caso.
Questo frate tentava di restaurare alla meglio, con un po' di gesso, una figura robbiana della chiesa, quando il gesso, cadendo, and? a posare sulla faccia di un piccolo Crocifisso, disteso sopra l'altare. Quando il frate and? a riprendere il gesso, lo trov? secco e, con sua grande meraviglia vide, dopo averlo staccato, che vi era rimasta una impronta nitidissima del volto di Ges? Cristo. Cos? si sarebbe trovata l'arte del formare in gesso, arte che a Coreglia si diffuse ben presto e and? a mano a mano perfezionandosi.
Si cominci?, come comportavano l'indole dei tempi e il desiderio degli acquirenti, dalla riproduzione di soggetti sacri o allegorici: poi si pass? ai busti di sovrani e di uomini illustri: finalmente ai monumenti e alle opere d'arte, non senza trascurare, per il pubblico minuto e volgare, le figurine dozzinali di uomini, donne e animali... specialmente di animali; onde il Fucini poteva ricordare, nel noto sonetto,
.... l'am?o di Lucca che fa' gatti
Il documento pi? antico in cui si trovi notizia di Ghivizzano ? l'atto del 994 col quale il vescovo di Lucca Gherardo II ne faceva cessione ai Rolandinghi di Loppia. -- Allo stesso anno 994 risale la costruzione della chiesa, primamente dedicata a s. Martino, ma successivamente passata sotto la protezione dei santi Pietro e Paolo. In questa chiesa ? una pittura di ignoto maestro, rappresentante la Circoncisione. Vi si trovano pure, incastrate nel pavimento e ben conservanti gli antichi intagli e le antiche sculture, le tombe di Giovanna e di Filippo Castracane: moglie la prima di Francesco, cugino del gran Capitano, e figlio l'altro di lei. Queste tombe serbano ancora le loro iscrizioni che, rispettivamente, son le seguenti:
Sulla tomba di Giovanna:
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