Read Ebook: Annali d'Italia vol. 2 dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750 by Muratori Lodovico Antonio
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Ebook has 3929 lines and 377011 words, and 79 pages
Hieronymus, in Chronico.
GIULIO papa 9. COSTANZO e COSTANTE imperadori 9.
AMANZIO ed ALBINO.
NOTE:
L. 7, de petition., Cod. Theod.
Tillemont, M?moires des Empereurs et de l'Histoire Ecclesiastique.
L. 5, de exactionib., Cod. Theod.
Hieron., in Chronico.
Theoph., in Chronogr.
Chronic. Alexandrinum.
Du-Cange, Hist. Byz.
GIULIO papa 10. COSTANZO e COSTANTE imperadori 10.
FLAVIO GIULIO COSTANZO AUGUSTO per la quarta volta e FLAVIO GIULIO COSTANTE AUGUSTO per la terza.
NOTE:
Cuspinianus. Panvinius. Bucherius.
Gothofred., Chronolog. Cod. Theodos.
Hieron., in Chron.
Theophanes, Chronogr.
Liban., in ejus vita.
GIULIO papa 11. COSTANZO e COSTANTE imperadori 11.
RUFINO ed EUSEBIO.
NOTE:
Labbe, Collection Concilior.
Baron., in Annalib. Eccl.
GIULIO papa 12. COSTANZO e COSTANTE imperadori 12.
FLAVIO FILIPPO e FLAVIO SALIO O SALIA.
Il fatto, in poche parole, fu cos?. Dopo il secondo assedio di Nisibi dovette seguir qualche tregua fra i Romani e i Persiani; ma gli ultimi, poco curanti delle promesse e de' giuramenti, si andarono disponendo per far nuovi sforzi, e questi divamparono dipoi in questo anno. O sia che Costanzo non volesse o pure che non potesse impedire i passi di cos? possente armata, col mezzo di tre ponti gittati sul fiume Tigri entrarono i Persiani nella Mesopotamia, e vennero sino ad un luogo vicino a Singara, citt? di quelle contrade, nel bollore della state. V'era in persona lo stesso re Sapore. Costanzo, a cui non erano ignoti i preparamenti de' nemici, s'affrett? anche egli ad unir gente da tutte le parti, ed essendo poi marciato con tutto il suo sforzo contra d'essi, and? ad accamparsi poche miglia lungi da loro. Stettero le due armate per qualche tempo senza far nulla, quando i Romani impazientatisi un giorno, dopo essere stati in ordinanza di battaglia fin passato il mezzod?, si mossero, senza poter essere ritenuti da Costanzo Augusto, per assalire il campo nemico. Contuttoch? fosse gi? sera, cominciarono inferociti il combattimento, n? la notte pot? ritenerli dal menare le mani. Ruppero le prime schiere nemiche; forzarono ancora alcuni loro trincieramenti con molta strage d'essi Persiani; fecero gran bottino; ed ebbero fin prigione il principe primogenito del re Sapore, che fu poi barbaramente ucciso, se pure, come vuol Rufo Festo, egli non lasci? la vita nel bollore della battaglia. Era la notte, tempo poco proprio per combattere, e per? Costanzo a furia chiamava alla ritirata le sue genti; ma ebbe un bel dire, un bel gridare. Perch? verisimilmente i suoi sapevano che pi? innanzi si trovava qualche fiumicello o canale vegnente dal Tigri, siccome morti dalla sete, seguitarono i fuggitivi Persiani, ed arrivati all'acqua, ad altro non attesero che ad abbeverarsi. Allora gli arcieri persiani postati in quel sito un tal nembo di saette scaricarono contro degli affollati Romani, che molti vi perirono, e chi pot?, ben in fretta se ne torn? indietro. Aveano questi ultimi, per attestato di Festo, accese varie fiaccole che servirono mirabilmente ai nemici per meglio bersagliargli. Giuliano, avendo preso in quella orazione a tessere le lodi dell'Augusto Costanzo, non parla che di pochi Romani restati in quel conflitto. Libanio slarga un po' pi? la bocca. Per lo contrario, Ammiano Marcellino, anch'egli vivente allora, e che volea poco bene a Costanzo, scrive che grande strage fu ivi fatta delle soldatesche romane: il che si pu? anche dedurre da Rufo Festo. Altro non dice Eutropio, se non che i Romani per loro caparbiet? si lasciarono togliere di mano una sicura vittoria; e le di lui parole furono copiate da san Girolamo. Tutti poi gli storici van d'accordo in dire che il re Sapore prese la fuga; n? mai si credette in salvo, finch? non ebbe passato il fiume Tigri. Giuliano pretende che anche prima della zuffa quel valoroso re, al solo mirar da lungi la poderosa armata de' Romani, battesse la ritirata, e lasciasse il comando al figliuolo, che poi miseramente mor?. Del pari ? certo che non tardarono i Persiani a levar il campo nel giorno seguente, e a ritirarsi precipitosamente di l? dal Tigri, con rompere tosto i ponti per paura di essere inseguiti dai creduti vincitori Romani. Sicch?, se essi Romani non poterono cantar la vittoria, n? pure i loro nemici ebbero campo di attribuirla a s? stessi. E san Girolamo nota che di nove battaglie succedute durante la guerra suddetta coi Persiani, questa fu la pi? riguardevole e sanguinosa; ed essa almen per allora fece svanire i boriosi disegni del re nemico, il quale, senza aver presa citt? o fortezza alcuna, malconcio si ridusse al suo paese.
NOTE:
Hieron., in Chronico.
Aurel. Vict., de Caesarib.
Theodoretus, Hist., lib. 1, cap. 28. Socrat., Histor., lib. 2, cap. 21.
Athan., in Apolog.
Hieron., in Chron.
Idacius, in Fastis.
Gothofr., Chron. Cod. Theodos.
Rufus Festus, in Breviar.
Idem, ibidem.
Ammianus, lib. 18, cap. 5.
Eutrop., in Brev.
Hieron., in Chron.
GIULIO papa 13. COSTANZO e COSTANTE imperadori 13.
ULPIO LIMENIO e ACONE ossia ACONIO CATULINO FILOMAZIO o FILONIANO.
NOTE:
Cuspinianus. Panvinius. Bucherius.
Athan., in Apolog.
Hieron., in Chron.
Ammianus. Socrates. Festus. Eutropius et alii.
Theophan., in Chronogr.
GIULIO papa 14. COSTANZO imperadore 14.
SERGIO e NIGRINIANO.
Come ? il costume, dopo la morte di questo sventurato principe, chi ne fece elogi, e chi mille iniquit? raccont? o, per dir meglio, invent? della sua persona. Si pu? ben credere che i partigiani di Magnenzio non lasciarono via alcuna per iscreditar lui, e nello stesso tempo scusare, se era possibile, la rivolta detestabile del tiranno. E perch? egli fu principe zelante della religione cristiana, non ? da stupire se gli scrittori pagani, cio? Eutropio, Aurelio Vittore e il velenoso Zosimo, l'infamarono a tutto potere, attribuendogli gran copia di vizii. E Zonara poi, prestando fede a Zosimo, denigr? anch'egli non poco la di lui memoria. Sopra gli altri esso Zosimo il descrive per un cane verso de' suoi sudditi, trattandoli con inaudita crudelt?, ed aggravandoli con eccessive imposte, e tenendo al suo servigio dei Barbari, ai quali permetteva l'usare ogni sorta di violenza. Il tacciano ancora d'una sfrenata libidine, e fin della pi? abbominevole, di una sordida avarizia, e di avere sprezzato le persone militari. Sopra tutto dicono ch'egli sommamente pregiudic? a s? stesso colla cattiva scelta dei governatori delle provincie, vendendo le cariche, e che specialmente i perversi suoi ministri gli tirarono addosso l'odio di ognuno; di modo che divenne insopportabile il suo governo. Pu? darsi che parte di tanti vizii non fosse sognata, ma pi? verisimilmente ancora si dee credere che con alcune verit? sieno mescolate molte calunnie. Certamente gli autori cristiani parlano con lode di questo principe, gran difensore della religione cattolica contro gli ariani e donatisti, propagatore del Cristianesimo, e che non cessava di esercitar la sua liberalit? verso i sacri templi. Confessano gli stessi pagani che gran pruove diede egli del suo valore in varie congiunture, e che era assai temuto dai popoli della Germania. Libanio poi, nell'orazione recitata nell'anno precedente, di lui vivente fa un bell'elogio, rappresentandolo come principe attivo, vigilante, sobrio, e nemico, non solamente degli eccessi del vino e delle femmine, ma anche dei teatri e d'altri simili divertimenti. Pare, in somma, che buona parte de' disordini nascesse non da lui, perch? la poca sanit? sua, per essere gottoso di mani e di piedi, non gli permetteva di far molto, ma bens? da' suoi cattivi ministri. Comunque sia, non dovettero mancar dei reati di Costante nel tribunale di Dio; e grande soprattutto ne sarebbe stato uno, se fosse vero, cio? che ingiustamente e a tradimento egli avesse procurata la morte del suo maggior fratello Costantino: del che parlammo di sopra. Non si sa ch'egli lasciasse dopo di s? figliuoli. E n? pur ebbe moglie. Avea ben egli contratti gli sponsali con Olimpiade figliuola di Ablavio, primo ministro di suo padre, ma di tenera et?, e per la di lui morte violenta non si effettuarono le nozze. Questa giovinetta fu poi data da Costanzo in moglie ad Arsace re dell'Armenia, che se ne compiacque assaissimo, come di un insigne favore, siccome attesta Ammiano. Ma a sant'Atanasio parve uno strano mancamento di rispetto al fratello l'aver Costanzo Augusto maritata con un Barbaro chi era stata considerata qual moglie dell'imperador Costante.
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