Read Ebook: L'ora topica di Carlo Dossi by Lucini Gian Pietro
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Ebook has 143 lines and 68747 words, and 3 pages
<<.... urla a noi, tra le risate pazze: <
L'HUMORISMO LO VENDICA
Allora, riuscito dolorosamente dalla tempesta, per fortuna sua, ferito ma non sconciato, mentre altri coetanei, troppo ammalati del morbo del secolo, si erano lasciati sommergere dai flutti, o vi si erano abbandonati, mal vivi, alla deriva; Carlo Dossi riguarda a torno; ripensa e commemora il suo menegmo Alberto Pisani scomparso; numera ed appostilla quanto si trova vicino, volti d'uomini, aspetti d'animali, presenze di cose, avvicendarsi di gesti e di fenomeni, la cronaca morale del paesaggio cotidiano, la pratica utilitaria condecorata dal titolo di virt? cui la societ? ne richiede per il comodo della ipocrisia, pel vantaggio dei privilegi, per la facilit? di sopportarci a vicenda, in bilancia, sull'odio e la paura reciproca, con urbanit?, verso il nostro prossimo.
Questo ? difendersi; questo ? opporre violenza a violenza, volont? testarda a volont? incosciente; quali armi, il ridicolo, la satira, la falsa commiserazione, l'elogio a doppio taglio, come una bipenne, l'incenso affatturato da suffumigi d'ospedale, il ghigno, che sembra sorriso, la risata del disprezzo irrefrenato e convulsa, come una bestemia!
Tutte le cose vivono ed hanno anima. Il ferro vibra di movimenti molecolari, nasce, invecchia, ha un destino. Le pietre preziose si allevano da s?, lentamente, per germini astrusi: il topazio e lo zaffiro s'ammalano e smuntano. La calamita attrae, obbliga a s?, invita: il ferro percorre uno spazio per raggiungerla: la elettro-chimica ci spiega a sufficienza la reazione del ferro-magnete indotto? Il radio, che ? sempre identico a s?, non trasforma il suo ambiente?
L'opera che riesce assomiglia al mobiglietto industriato dalla pazienza giapponese, stipo da rinchiudervi meraviglie di giada, oro, avorio e porcellana. Schiudetene i brevi battenti; ecco una cassettina di ferro, incisa a grandi volute, a mascheroni, a trifogli, a bruchi ed a serpenti lunghi ed aggrovigliati, fatica perfezione di aggemmina e di variopinta ferruminazio: alzatene il coperchio, che scivola sulla cerniera, sericamente; due uccelli si volano incontro tra due rame di fiori fantastici; eccone un'altra pi? piccola di lacca, aspra d'oro in rilievo; ma, una terza, quindi, una quarta; l'ultima d'argento tutta con quattro rubini, quattro macchie di sangue alli angoli. Dentro, la preziosit? riposa sopra un letto di velluto, riparato da una guaina di seta ricamata. Toglietele l'ultima veste; mostrate nuda la bellezza; un idolo: se svitate la mano destra, erta in segno di benedire; vi ritrovate, nel cavo, un anello massiccio d'oro scolpito; porta un corpo di donna straziato dall'amore di una piovra, divinit? del mare; nasconde, in una voluta della figura, una impercettibile fialetta di vetro, la quale conserva la morte sotto forma di una goccia di curaro: la difesa, l'offesa, la liberazione.
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L'Arte riguarda la Morale come un attributo dell'individuo; la accetta coefficiente allo studio di un problema, che giornalmente, la vita risolve e la biologia propone. L'Arte varia il suo intenderla, col variare delle epoche, dei costumi, col modificarsi della superficie sociale. Per l'Artista, studiar la Morale, significa divertirsi a mettere in esercizio le sue migliori facolt?, sollecitate a funzionare dalla successione de' fatti, delle persone, delle cose che va, a mano a mano, scoprendo e dettagliando. -- Viene egli, in fatti, col suo corredo scientifico e filosofico, nei suoi viaggi per il mondo, a visitar le anime, e spesso trova delli istinti; a riconoscere delle umanit?, e, molte volte, trova delle animalit?.
Il mondo appare alla sua indagine od un cortiletto insiepato e campestre, dentro cui si rinchiudono, col pollame variopinto, piumato, rostrato, speronato, ancheggiante, gracchiante, stridulo, chicchireggiante, schiamazzante, i conigli timidissimi e lussuriosi, le cavie, soggetti vivi e sperimentali di infezioni e di colture microbiche e bacillari, le capre ed i caproni testardi e salaci, le pecore sudicie, popolate di aragnidi e di assilli, cieche d'imitazione, le vacche prolifiche e lattifere, mugolanti e stupide d'imbambolatura ascetica e fatalista, i porchetti rosei ed azzurrini, intrufolati nella melma del truogolo, divoratori delle proprie immondizie, feroci per golosit?, dalli occhietti infossati nell'adipe e dallo sguardo bieco, sospettoso, salesiano.
Il passeggiatore solitario e sentimentale tenta invano, di incontrarsi in un'aquila, in un leone: se ne trova le spoglie, vede la carcassa di quella, colle ali aperte, inchiodata a spauracchio in sull'architrave del castelletto di qualche miserabile Don Rodrigo da operetta: se si imbatte nella pelle fulva e riccioluta dell'altro, la sa impagliata, con due occhi di vetro dispajati e loschi colla cartilagine del muso incartapecorita dalli acidi, con l'odor di valonea della concia e di naftalina per proteggerla dalle tarme e dai tarli; la ammira domestico immobile per destinazione, guarda -- portone e vedetta di un Museo, baraccone ambulante, di storia naturale per le fiere suburbane e stridule.
Il Dottor Ferretti piacevoleggia; ha lo stile di Carlo Dossi, la pratica clinica di Giovanni Raiberti, il suo determinismo portiano:
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Certo ?, che Carlo Dossi, appunto perch? conobbe in sul tardi la donna di dentro, come troppo presto l'aveva degustata platonicamente, si trov? da queste sue esperienze disgustato e spaventato insieme. Se, per quasi dieci anni, avr? patito una specie di purgatorio-libero pi? o meno matrimoniale; se, una sua perversamente ingenua amica la N... tenter? di mutargli in odio l'amicizia coll'ottimo Perelli; se, una T... si sar? incaricata di spampanare e portar in trionfo una pseudo-maternit? incolpandogliela; se egli avrebbe potuto dire dell'A... paragonandola ai bagni arsenicali di Roncegno, scrivendo ad un amico: <
Pupe di carne innervate a capricci ed a cattiverie, pupe di cenci, di cera, di mecanismo, si rispondono, nel giuoco, appena uscite dalla culla, in sulle prime pagine; si destreggiano, nella scuola redibitoria della guardaroba, del lavandino, della scuderia, nella normale educazione del servidorame; incominciano a vivere a paragone per la civetteria, l'inganno, l'intrigo, l'elegante viziosit?.
Carlo Dossi, non ancora padre, non ancora chino a scoprire ed a scifrare l'intimo fiorire della intelligenza e del sentimento sopra figli suoi, ebbe delle intuizioni esatte, delle rivelazioni istintive e naturali, quando dettaglia il piccolo tenace ed egoista organismo della feminilit? bamboleggiante; prescrive anche una norma a' suoi per il futuro.
Poi il Collegio; un collegio tipico di ricchi, dove incontrate le bimbe di Rimbaud e di Tarchetti ad erudirsi; dove si risvegliano le prime prurigini; dove, le angiolette meditano, col palato, il terzo dei sacramenti ed altre si preparano al settimo>>; mentre si disputano <>. E le malignit?, e le insinuazioni: si determinano i caratteri.
Il pudore -- nel giudizio di Carlo Dossi -- ed i connessi attucci difensivi della civetteria, sono cantaride, carezze squisitissime, via alla lussuria: la realt? sessuale compie quanto l'imaginazione ha mal indovinato, e qui la lussuria ? l'unico legame che mantiene l'accordo carnale e psichico tra l'uomo e la donna; che quando incespica in un giuoco impotente risovviene la castit? e la continenza per logico dispetto. Per? ch'egli vide tutte le donne cos?: affannate ed intese a quest'unico scopo; saziare le bramosie del sesso. La sola dissimulazione che loro prester? non altro significa che l'apparenza forzata di dover ubbidire. Esse invece determinano e regnano; esse invece, si modellano, schiave compiacenti, ai disegni preconcetti del loro piacere, per soddisfarsi la morbosit? curiosa della loro imaginazione, avendo l'aria di farsi mancipie di una millantata docilit?.
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Si ebbe davanti la folla della bagasceria rimorchiata da' suoi critici, uggiolantigli alle terga, <
Ciascuna di esse egli accusa nelle sue virt? maleficenti; tiranni-domestici, bas-bleus, feministe, isteriche, streghe sobbillatici, ninfomani, simulatrici di reato, pervertite, vampiri dissanguatori, megere, prossenete, facitrici d'angioli, svuotascarselle e brachette, lo scandalo, il tormento, la peste, la sifilide. Erasmo di Rotterdam lo titilla a fianco: <
<<..... Sa mimique Me dicte, et je sais lire en ses regards profonds De vocables muets au sens metaphisique; Je comprends son regard et nous philosophons: Elle croit en Dieu par qui le soleil brille, Qui crea l'univers pour le bon chimpanz?, Puis, dont le Fils-Unique, un jour, s'est fait gorille Pour ravir le p?cheur a l'enfer embras?>>.
Non sar? dunque logico l'intervento delle agitate verghe del sadismo e della correzione didattica:
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ed a che pro?
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Il giorno chiaro, l'alba lucente e lucida, le ore dell'uomo che lavora pensa e vuole, non le ore oscure e passive, vincono il succubo, lo annullano, ritornano il sognatore spaventato alla realt?. <
Tanto egli era lontano dal carnalismo rubicondo e rubensiano e dalla effervescenza della gazzosa stecchettiana, quanto non volle, ed in sul bel principio lo dichiar?, confondersi <
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Sarebbe riuscito imminente un poema a Giosu? Carducci, console di repubbliche per schiette rivendicazioni letterarie:
< E lo Stecchetti avrebbe accusato: <<........ de l'incenso il puzzo e il canto fermo e d'Escobar la voce, e il buffon Mena, da 'l tuo forte schiaffo segnato il viso le tue laudi canta, ma co'l pugnale di ferirti prova dietro le spalle. Oscenamente dondolando l'anca Bavio, spadone, d'assalir si vanta l'arte tua bella e di tenerla sotto ferma, domata; e Lesbia, usata a glubere i nepoti flosci di Remo sotto gli angiporti, getta il tuo libro e colla lingua infame turpe lo dice. Ecco i nemici>>. So che. . . . . . . . . amore In. . . . . . . . . . . uccidi So che. . . . . . . . . core So che. . . . . . . . . irridi. Pur. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . E non inorridisca, se.... In Arte, tutto ha la sua ragione d'essere -- purch? tutto sia al suo posto. Quell'intelligenza che mi si ? rivelata cos? bella... pu? comprendermi bene>>. -- Comprendono male i barzineggianti, che fan della morale ad uso de' cotonieri e dei caratisti delle fabriche nostrane di automobili. Perci?, qui, Cesare Tronconi pu? trovare il suo posto; da che, mi pare che questo sia un rosario recitato a tutti i santi senza altare, e destinati alle future basiliche della sincerit?. Per allora, un momentaneo entusiasmo spingeva il Dossi alla popolarit?; parve che sorgesse e potesse insistere, nel cielo torbido delle lettere e della critica riconosciuto, il sole meridiano della novella e del romanzo nostrano. Altri, in un impeto di bufera artificiale, vennero, come nubi a distendersi cupe, a velare per poco la faccia d'oro e di luce; poi si dileguarono: ritorn? il sole a soggiogare le nebbie. Malsicura coscienza del proprio valore, sollecitare, col pagliaccio in sull'entrata, colle insegne sesquipedali alla finestra, perch? si accorgano di voi: miseria, proibire, condannare. La prostituzione ? un organismo ch'ebbe movimento dalla societ?, dalla comunione, dalle leggi che vollero impedire: il giorno, in cui il dogma ed il codice vietarono il libero connubio per ragioni statali ed economiche, si rizzarono le prime tende del dicterio: quando l'uomo si trov? nel bisogno di concorrere alla trib?, tutto ebbe valore, anche il proprio sterco: quindi, confini ai campi, limite all'azione, distinzioni permesso e no, venalit? per il sesso. RAGION PRATICA < < All'improvviso amplesso Humana un grido di voluttuoso spasimo gitt?, e, affranta, cadde nell'onda dei sogni. Ma il sonno ? sciolto. Ella si aderge altera ricordando l'amplesso, e, intorno, mira se ancor rifulga il suo terribil sposo. < Stanca son io dell'amor che legge avara mi misura: amor che ha tiara ha plico e diadema e sotto ? calvo. Sentomi adulta e di me stessa donna. Vieni, o possente, e colla man tua rude lacera i veli che mi offuscon gli occhi, strappa i monili che mi son catene, sciogli la veste che mi impaccia il piede, e mi ritorna al sol libera e nuda.>> E per?, dal delitto, fa sorgere novella Roma.
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