Read Ebook: Alla finestra: Novelle by Castelnuovo Enrico
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Ebook has 1812 lines and 86283 words, and 37 pages
La Lotte diede in una risata sonora.
Quando la donna riconobbe la signorina dirimpetto cominci? una filza di scuse e di complimenti. La ragazza le rispose qualche cosa, ma visto che l'altra intendeva a rovescio non si occup? pi? di lei, e si consacr? tutta alla sua lezione.
-- To' -- diss'ella ad un tratto picchiandosi il fronte. -- Ci manca il meglio. -- E con un ordine breve e con un gesto imperioso mand? la cameriera a prendere quello che le mancava. Costei usc? borbottando e in un paio di minuti fu di ritorno con un mazzolino di fiori. C'era una camelia bianca cinta di violette.
-- Ecco -- osserv? la Lotte pigliando il mazzolino -- gli esemplari dipinti e gli stampi sono belli e buoni, ma quando non s'abbiano i fiori vivi davanti non se ne fa nulla.
La Gegia mostrava una singolare attitudine ad imparare, e la sua maestra la lasci? dopo un paio d'ore assai soddisfatta.
-- E questa roba? -- chiese timidamente la Gegia.
-- Che roba?
-- Questa carta, questi modelli?
-- Ti regalo tutto, diamine.
-- Oh, ma ? troppo....
-- Ti ripeto che ti regalo tutto, e basta. Non sono avvezza a sentirmi contraddire. Del resto anche tu mi regali il sottolume.... Via, non vo' sentir altro, -- e le pose la mano alla bocca, -- ripiglieremo la nostra lezione domani, posdomani, quando vuoi. -- Le carezz? i capelli e senza lasciarle tempo a rispondere fu fuori della porta.
La Gegia era tra commossa e confusa. Pur pensava che non poteva trascurare troppo il suo mestiere, e che avrebbe quindi dovuto rallentare un po' la foga della sua amica. Ma non ce ne fu punto bisogno; la Lotte era stranamente volubile, e corsero parecchi giorni prima ch'ella riparlasse dei fiori di carta. Intanto la Gegia faceva singolari progressi da s?, e non ci volle molto prima ch'ella ne sapesse quanto la maestra.
Una volta la Lotte comparve con un signore vestito di nero.
-- Ho condotto qui il nostro medico, -- ella disse, -- voglio ch'egli ti veda.
La Gegia arross?.
-- C'? quella noiosa di tua zia?
-- No, ? fuori.
-- Tanto meglio.
Il medico non sapeva una parola d'italiano, onde la Lotte doveva servirgli d'interprete. Fu un interrogatorio in tutte le regole sulle origini del male, sui sintomi, sulle sofferenze, ecc., ecc. All'interrogatorio succedette un esame. Il dottore fece uno sproloquio alla Lotte in tedesco, indi si ritir? con lei.
Per quel giorno la Lotte non si lasci? vedere alla finestra del gabinetto. Il d? appresso ella ritard? a sollevar la cortina.
E la Gegia aveva tanta impazienza di saper da lei che cosa aveva detto il dottore!
Finalmente, quando le due fanciulle si videro, la Lotte pareva imbarazzata.
-- Dunque? -- chiese la Gegia, -- il medico?....
-- Ah! Il medico disse che.... guarirai... con un po' di tempo.
E la Lotte finse che qualcheduno la chiamasse per poter allontanarsi subito dalla finestra.
Fatto si ? che il medico aveva giudicato la malattia della fanciulla non esser guaribile. Se fosse stata ricca, se avesse avuto i mezzi da fare una cura lunga e regolare, ci sarebbe stato da tentar qualche cosa, ma nelle condizioni in cui ell'era bisognava rinunciarvi. La Lotte se ne dolse vivamente, ma ella non poteva pretender che la sua famiglia sostenesse per un'estranea le spese d'una cura come quella che il dottore reputava necessaria; cos? era forza ch'ella si rassegnasse. Del resto si finisce sempre col rassegnarsi ai mali degli altri.
Quanto alla Gegia, ella non poteva a meno di dare un triste significato alle parole mozze della sua protettrice. Si disper? e pianse. Ma ella era in una et? nella quale le illusioni ripullulano facilmente; aveva sperato nella primavera e poi nell'estate, e adesso andava via via persuadendosi che la primavera era stata troppo rigida e che l'estate era troppo soffocante.... Forse in autunno, chi sa? o, in ogni caso, a un'altra primavera.
-- Come sono interessanti quelle bestiuole! -- esclam? una mattina la Lotte affacciandosi al balcone dopo tanti mesi, e come se ripigliasse un discorso interrotto pochi minuti prima. -- E che bene si vogliono! E che baci si danno!... Che cos'hai, Gegia? Perch? mi guardi come una bestia rara?
Ci? che la Gegia guardava era il gran mutamento operatosi nella sua amica durante quell'inverno. I suoi occhi azzurri avevano acquistato un'espressione nuova; parevano divenuti pi? grandi, pi? profondi; le lunghe treccie non le scendevano pi? infantilmente gi? per la schiena, ma le erano raccolte intorno al capo; il vivo rossore delle sue guancie aveva ceduto il posto ad un leggero incarnato, la faccia gi? un po' troppo piena e paffuta s'era affilata alquanto e ridotta di un bell'ovale; il collo lungo, ben tornito, sottile, si posava superbamente sopra un magnifico giro di spalle degne d'esser modellate da uno scultore. Dall'autunno non era forse cresciuta in altezza, ma sembrava che fosse, tanto aveva acquistato ormai l'aspetto d'una ragazza fatta.
La Gegia le estern? la sua ammirazione; ella fece spallucce e sorrise. Era avvezza ormai a ben altri omaggi!
-- Ho continuato a intagliar fiori di carta, -- osserv? la povera inferma, credendo di dir cosa grata alla Lotte. -- Oh come debbo esserle riconoscente per le lezioni che mi diede!...
-- Bah! -- rispose la tedesca con indifferenza. E mut? argomento. -- E io ho ballato, cara mia ho ballato tutto questo inverno, ciocch? ? meglio che far fiori di carta. Avevo ballato anche negli anni scorsi, ma non tanto, e non col gusto di quest'anno.... Che effetto singolare quell'esser portate in aria.... Tutto si confonde insieme, il suono, la luce, l'alito....
Ma si ferm? a questo punto, ch? le parve di veder una nube sulla fronte della sua disgraziata interlocutrice. Tolse da un vaso un mazzolino di fiori, e presa la mira lo gett? in camera della Gegia. -- Ti servir? pei tuoi lavori, -- le disse. Poi, dimentica del riserbo delicato che le aveva fatto poc'anzi interrompere il suo discorso, soggiunse: -- Ma non ti darei per tutto l'oro del mondo quella viola l?. -- E addit? un fiore che era in un bicchiere, posato sul marmo del suo lavamano. -- Oh quella viola non la darei a nessuno, a nessuno.
E si allontan? canticchiando la ballata di Goethe:
La Gegia non pot? a meno di lasciarsi scappar dal labbro. -- Oh sia sicura che non dir? niente.
-- Di che cosa? -- rispose la Lotte facendosi di tutti i colori.
-- Oh bella.... di questa notte.
-- Che intendereste dire? -- replic? la tedesca rizzando il capo in aria corrucciata ed altiera.
Alla Gegia vennero le lagrime agli occhi. -- Scusi, -- balbett?, -- io non ci ho colpa.... non dormivo....
-- Passate la notte alla finestra?
-- No, no.... ma sentivo ugualmente... Del resto non potevo capir nulla.... Non capisco mica il tedesco, io.
-- Ebbene! che male c'?? Era il cameriere di una mia amica che veniva a domandarmi se la sua padroncina aveva lasciato da me il suo ventaglio.
Non ci voleva un grande acume a capire che questa era una bugia, ma la Gegia non aggiunse parola. La Lotte chiuse la finestra dispettosamente, e non si fece pi? vedere per alcune ore. Ma sulle due ricomparve con cera rabbonita, si guard? intorno e chiese alla Gegia -- C'? nessuno da te?
-- S?, c'? la zia -- rispose l'altra cui non pareva vero d'essere interrogata amichevolmente.
-- Che seccatura!
-- Oh, la sta sempre in cucina e sente appena le cannonate.
-- Ebbene, vengo, dopo tanto tempo, a darti una nuova lezione di fiori.
E queste ultime parole le pronunci? ad alta voce, come se desiderasse che fossero intese.
La Gegia aveva lasciato dormire da alcune settimane quei suoi lavorucci di carta, e teneva tutto chiuso in un cassetto del suo tavolino. Aveva bisogno di guadagnar quattrini e perci? doveva attendere a infilar perle e preparar qualche ninnolo di conterie, che il buon Menico vendeva per lei. Adesso tir? fuori dal tavolino la carta a colori, i modelli e gli arnesi che le erano stati regalati dalla Lotte, e stette in aspettazione della bella vicina.
-- Le domando scusa di nuovo...
-- Ci hai creduto alla storiella del cameriere?
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