Read Ebook: Scritti editi e postumi by Bini Carlo Mazzini Giuseppe Commentator
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Ebook has 704 lines and 114693 words, and 15 pages
- Marco Trappolanti ai servigi di Vossignoria.
- Avete un nome curioso.
- Eh! Signore! che vuole? tanto il nome che il grado son cose, che bisogna portarle come Dio ce le mette adosso. Se stesse a noi lo scegliere, non andrebbe cos?; - io mi sarei messo un nome lungo e liscio come una coda di cavallo, e invece di cucinare per gli altri farei cucinare per me. Non so se dico bene, sono un ignorante.
- Bisogna contentarsi. La provvidenza ha saputo quello che ha fatto. Ma veniamo al pranzo. Come mi tratterete.
- Vossignoria di certo non vorr? stare all'ordinario, - mi parrebbe un'offesa a proporglielo. Del resto la tratter? come merita, come vuol essere servita. Non dubiti, l'arte la so fino in fondo; - com'ella vede, ci sono invecchiato. Scelga, ch? io son qua tutto per lei. Vuol cucina alla Francese? alla Piemontese? la vuole all'Inglese?
- Per non confondermi le assagger? tutte. L'ordinario non lo voglio; - mi appresterete un pranzo a parte secondo la nota che vi dar?. Pietanze sane, e in abbondanza. Vino sincero; - mi contento, che me lo diate come l'avete ricevuto. Voglio sperare, che col fatto smentirete la cattiva impressione, che produce il suono del vostro cognome. Scommetto, che siete un galantuomo. Dite di no?
- Eh! non ho detto nulla, - e come vede io non sono in prigione.
Voi potete rovesciare il quadro, se il carcerato appartiene alla famiglia dei poveri. Povero! - ma sentite che voce? - La combinazione stessa delle lettere che compongono un tal vocabolo ? una cosa che d? addosso; - il nome stesso ? cos? fiacco, che non si regge ritto.
No, - io non ci credo, - non ci credo neppure se me lo dicesse ella stessa. La Natura non ha fatto i poveri: - ella ? buona, - ella ? savia, - ? madre, e non madrigna: siamo tutti suoi figliuoli, e vuol bene tanto al primo che all'ultimo. E se la Natura avesse mai stampato questa moneta, bisogna pur dire, che non avesse pi? credito, che avesse gli sbirri in casa, e dopo le prime mandate avrebbe fatto meglio a rompere il conio, - avrebbe fatto meglio a mettere in circolo degli assegnati, - avrebbe fatto meglio a fallire. Una moneta falsa ? tuttavia di metallo, - ha un valor bench? minimo: - il povero ? peggio, - ? una moneta di fango.
I poveri, via, non ci volevano; - essi stessi ne vanno d'accordo. - Ma come mai son diluviati in questo mondo ad ingombrare le strade, i vicoli, le piazze, in guisa che il Signore per poter passare disperatamente ? costretto di andare in carrozza? Ma come mai? Io mi ci sono stillato il cervello, e non son venuto a capo del come. L'ho dimandato perfino agli stessi poveri, e mi hanno risposto chiedendomi qualche cosa per amore di Dio.
O poveri! - Voi siete ricchi di pazienza pi? che altri non crede. Quando di sotto ai tetti delle vostre soffitte voi vedete le stelle, chi non fosse povero bestemmierebbe, - penserebbe al freddo, - alla guazza, - alla pioggia, - al malore che gliene potrebbe incogliere. - E voi pensate invece che quegli astri scintillanti un d? saranno casa vostra, - che passerete dall'uno all'altro a vostro talento, - che avrete tutti i giorni Domenica, - che le anime vostre potranno svoltolarsi a bell'agio sull'azzurro molle del firmamento come sopra un tappeto. Cos? sognate ad occhi aperti, e non sentite la durezza del letto, e l'inclemenza dell'aria. La speranza pietosa di tanti bisogni, di tanti dolori, coll'ambrosia del suo alito v'inebbria - vi affascina il cuore, - colle sue divine melodie vi culla i sensi in una calma profonda. - O poveri! Voi siete ricchi di pazienza, - e Dio.... vi mantenga perenne quel dono. Che se un giorno la perdeste, se rompeste le dighe che al presente vi contengono, qual sarebbe allora la faccia del mondo? La gerarchia sociale resisterebbe al fiotto dei vostri milioni? la piramide starebbe, quando si scommovesse la base? Cosa sar? la superficie di questo suolo, quando il vulcano l'avr? lambita colle sue mille lingue di fuoco?
Ma ripigliamo il filo del nostro racconto. Dove siamo rimasti? Sarebbe bella che me ne fossi scordato! Lasciatemici pensare un momento: buoni, buoni, - ho ritrovato il filo. - Ma, di grazia, stateci attenti ancor voi, - io sono avvezzo troppo a divagare, tanto che non mi sembra neppure. Quando vedete ch'io prendo il largo per menarvi chi sa dove, - forse in un pantano, - forse sur un prato fiorito, - allora tentatemi per un braccio, - tiratemi una falda, - rimettetemi insomma sulla vera strada. Io n'ho di bisogno, - voi lo vedete da voi; - non posso camminar diritto, - serpeggio sempre, - ormai ? un vizio che s'? convertito in una seconda natura. - Per questo ho stimato bene avvisarvene. - Uomo avvisato, mezzo salvato.
Sta tutto bene, ma un altro poco, s'io non me ne accorgo per tempo, il filo mi sfuggiva nuovamente di mano. - Su dunque all'opera.
Il Povero ? avanti, e gli sbirri fanno il corteggio. Salgono e scendono pi? volte; - voltano a destra, voltano a manca; - ? un intreccio che la mente alla prima non pu? raccogliere in ordine; - in fine danno in un corridore lugubre lugubre, dove si pu? vedere l'oscurit?, come disse Milton. Qui la vista non serve, conviene andare a tentoni. Giunti in fondo si fermano. Di l? a pochi minuti s'ode un rumor di passi che sempre pi? si avvicina; - finalmente senza averlo veduto comparisce un uomo con un mazzo di chiavi, - un uomo per cos? dire, con un viso duro, un viso cupo, che accresce le ombre del luogo. - Gli sbirri non gli dicono che due parole, e poi se ne vanno.
Ora il Povero e il soprastante sono in presenza l'uno dell'altro. - Ma non ci segue una parola, non ci segue uno sguardo. Il Povero non osa, il soprastante non se ne cura. Fra l'uno e l'altro giace un silenzio ineccitabile, una indifferenza letargica, come fra il beccamorti e il cadavere. Il soprastante tra la fretta e la rabbia apre un uscio basso pi? dell'uomo che deve passarvi, - poi si tira un passo indietro, come per dire al Povero: - entrate. Il pover'uomo curvandosi mette il pi? sulla soglia, e il soprastante non crede opportuno di accompagnarlo, ma gli d? una spinta, e lo butta l? come una cosa, che non ? pi? buona a nulla. E cos? come dico arriva in fondo in un attimo; la stanza non ? troppo lunga e con una spinta s'andrebbe anche pi? l?, se il muro non si opponesse. Ora a qual Santo ricorrere? I Santi anch'essi vogliono salmi e candele. Egli non ? tentato di frugarsi le tasche, perch? non ha tasche; - e, quand'anche le avesse, cosa dovrebbe cercarvi mai? Egli dispererebbe di trovarci un picciolo, posto ancora che li scudi belli e coniati piovessero gi? dal cielo come le goccie dell'acqua. E in verit? io credo, ed egli crede, che non ci troverebbe un picciolo: - forse un conto, che non ha potuto pagare, e che lo manda in prigione, - forse un rosario, se pure la Miseria col suo fiato ardente non gli ha cancellato dall'anima quel segno lieve di fede, che l'amor di sua madre v'impresse quando egli era un fanciullo.
Arrivato in fondo si volta, ma come una macchina; sta un istante fra il s? e il no: poi cerca di condurre sulle labbra un sorriso, e tenta di farlo, - ma il soprastante con un volto di pietra gli disf? quel sorriso cominciato appena a incresparsi. Egli allora si smarrisce, - tituba, - gli sembra che il suolo si avvalli; - era pallido pallido, e in un lampo si colorisce d'un rosso febbrile; - cerca una parola, e non la trova; - se avesse il cuore pacato la troverebbe di certo, ma un nodo di affetti gli scompiglia la mente, gli chiude la gola. Quegli affetti sono troppi, e troppo forti; - si affacciano tutti in un gruppo, - possono sboccare. Per? se tu guardi attento, su quella faccia v'? un'espressione di preghiera, - un senso profondo di supplica, - non per s?, - ma per altri. Vorrebbe dir mille cose, - alcune poi vorrebbe dirle pregando, dirle anche piangendo; vorrebbe che portassero a casa sua una parola di amore, una consolazione; e se invece d'un carceriere avesse un uomo dinanzi, lo supplicherebbe di portare almeno un pane ai suoi figliuoli. Poveri suoi figliuoli! aspetteranno la sera, quando tornato a casa gli asciugavano il sudore della fronte, lo ricingevano di carezze, di baci, di mille dimande, - e mangiavano insieme il pane delle sue fatiche; - aspetteranno la sera, e non lo vedranno venire. Oh! concepite voi l'angoscia di aspettare indarno la creatura che vi ama, e che vi nodrisce? - La sera ? diventata notte, e non lo vedono venire poveri suoi figliuoli! lo vanno a cercare di su e di gi?, ne dimandano a chi trovano, lo chiamano ad alta voce, ma vanamente; s'? fatto pi? tardi che mai, e il padre non viene. Santa Vergine! che sar? successo di lui? - Allora il dubbio comincia le sue torture, - li fa sperare, e disperare, - piangere e ridere, - li rende insani col vortice della sua fantasmagoria, - vortice infernale, illuminato d'una luce livida, dove passano rapide rapide mille figure diverse, - dove or s?, or no, comparisce in fondo una bara. Poveri suoi figliuoli! pensano ancora, che possa esser morto! E quella sera non hanno mangiato, n? mangeranno. - E la fame non ? sola; - la fame ha fatto alleanza col crepacuore.
Il pover'uomo non ha potuto profferire una parola, e si ? rincacciato nel cuore tutte le sue passioni come altrettante spine. Credeva di dir tutto col volto, ma un soprastante, fosse dotto ancora nelle lingue orientali, - fosse pure un Mezzofanti, - non sa leggere la sventura, o se la legge non le sa rispondere. Il soprastante non ha letto l'immenso volume di affetti, che spiegava la tramutata faccia del carcerato; - o se l'ha letto, per tutta risposta gli fa sentire il cigolio delle chiavi, e dei catenacci.
Il soprastante ? partito.
. . . . . . .
E tu pover'uomo, sei rimasto impietrito, soverchiato dalla foga delle tue passioni. Il peggio ?, che non puoi piangere ancora; ma piangerai pi? tardi, - non pu? mancare. - Una lagrima fu data alla gioia, una lacrima alla sciagura; - la prima rinfresca, l'altra arde come la lava. - Piangerai pi? tardi, e il tuo pianto sar? bello, perch? non sar? tutto per te; - piangerai pei tuoi figli, per la madre se l'hai, forse per un amore, forse ancora per una patria.
E perch? vi stringete nelle spalle, come se il cuore del povero non potesse palpitare per un nobile affetto, come se l'intelligenza del povero non potesse valicare le regioni concedute alla mente umana? Sapete voi cosa racchiuda quel cranio? Quando meno vel pensate, potreste rinvenirvi gli elementi da farne un Michelangiolo, un Byron, un Bolivar. Conoscete voi la vita degli uomini grandi di tutti i tempi, e di tutte le nazioni? Plauto era schiavo, e girava il molino, - ma la sua Musa fu salutata da un popolo di eroi. E quando una povera donna alla sera cantava le sue canzoni di madre a un povero bambino, e sospirava guardandolo, e pensava che un giorno forse non avrebbe un cognome, - sarebbe un mendicante, - al pi? un lavoratore della campagna, avrebbe creduto mai di cullare Shakspear, Rousseau, Franklin, di cullare il Correggio, e Masaniello? avrebbe creduto mai, che da quel verme un d? sarebbe sorta la farfalla destinata a libare fiori immortali nei campi della Gloria e della Bellezza? - L'organismo umano rompe le leggi della gerarchia sociale, - e quando l'Occasione batte sul vivo un popolo, allora si scorge quale delle classi possa dar pi? scintille. Allora la storia non ? pi? confinata in un gabinetto a sommare le partite di frodi, che la diplomazia ha segnato nei numerosi suoi protocolli; non ? pi? stipendiata a descrivere una guerra puerilmente sanguinosa, ove non si vedono in cozzo che due bastoni di maresciallo. La storia si slancia da quelle angustie, e la superficie nel mondo ? la sua pagina, ed ogni linea che v'incide ? un tratto di luce; - allora la Rivoluzione Francese sorge come un'epopea magnifica, immensa; sorge Mina e l'Indipendenza Spagnuola; sorge la lotta titanica della Grecia moderna. Oh! gli ultimi eroi della Grecia non erano cavalieri dello spron d'oro!
Certo, se tu fossi solo nel mondo, come alcuni sono, non so se per questo pi? o meno miseri di noi, a quest'ora avresti gi? preso il tuo partito; - avresti mostrato fronte ferma alla cattiva fortuna; - avresti cantato non so quante canzoni; perch? il povero in mezzo agli stenti e alla sua nudit?, quando ha il cuore franco, canta del continuo, - canta allegramente come un uccello, che si alimenta di quel che trova, e muta nido ogni sera.
O pover'uomo! potessi tu almeno dormire, potessi almeno posare su quella tavola le tue membra stanche, accasciate da tanti affanni! Ma il dolore non dorme mai; - veglia inesorabilmente, veglia come un marito geloso, perch? il mondo ? suo, perch? addormentandosi teme di allentare gli artigli, teme che la preda gli fugga.
- Uf! non ? anche finita con quel vostro Povero? Quasi quasi gli date pi? noia voi, che la sua disgrazia. - Queste parole mi pare di sentirmele gi? arrivare alle spalle. E, se devo dire il vero, con quel mio Povero mi ci sono trattenuto un poco pi? del dovere. Ma che volete? Il solo Dio senza difetti. - Io l'ho questo vizio, preso fin dai primi anni; quando comincio, non la farei pi? finita. E non ho riguardo alla pazienza di quelli che mi stanno a sentire; - non serve, che sbadiglino, che spurghino, che si dimenino. Tutt'altro; - allora vado pi? che mai per le lunghe; direste ch'io lo faccio apposta; e pu? darsi: non lo sapete il proverbio? - Ogni vipera ha il suo veleno. - E tutto il male fosse qui! lasciamo andare; - ci sarebbe da discorrer troppo. Ma veramente, se devo esser giusto, con quel mio Povero mi sono trattenuto un poco pi? del dovere: - quando ? vero, ? vero. Figuratevi! non ho neppur desinato! Non ho potuto veder desinare il Signore! E oramai chi sa, se sono pi? in tempo! ? la verit? che i signori vanno tardi a pranzo, e durano un pezzo; ma non c'? rimedio; - ho fatto tardi; - l'orologio mi condanna. Questa poi mi dispiace. Son tanto curioso! vorrei veder tutte le cose, - anche quelle che mi facessero storcere la bocca. Non potete immaginarvi quanto pagherei a potere stare accanto senza esser veduto a......
Dio sa quanto pagherei! Badate, non farei quei mestieri per cosa del mondo; - non mica che vi sia nulla di male, - ma per non entrare in intrighi, per non avere a rispondere, per non aver da far niente. Io sono il cristianello fuggifatica per eccellenza; - mi basta di sapere, e non vado pi? l?. - Ma che faresti di tante cose, quando tu l'avessi sapute? - Io lo so quel che ne farei. Farei tanti calcoli, tante figure, tirerei tante linee, che, se voi non conosceste appieno chi sono, mi pigliereste per un fattucchiere! Oh! se potessi rubare quella bottiglia dove stava rinchiuso il diavolo zoppo! grave come voi mi vedete, mi metterei al repentaglio di andarla a rubare in cima a una cuccagna! Immaginate voi che piacere di fare un viaggio sui tetti col mio diavoletto a vedere tutti i fatti degli altri! immaginate voi che sorpresa a trovare un amico la mattina, e raccontargli che dormiva all'ins?, - che dormiva per parte, - che aveva in capo un berretto, o una cuffia!.... immaginate voi che sorpresa, che piacere! Quando io ci penso, vado in estasi! Altri sogna di vincere un terno, altri d'esser fatto gonfaloniere, altri che i grani rincariscano; - io sogno sempre il diavolo zoppo, e se potessi averlo, anche un'ora sola del giorno, lo piglierei rovente come un ferro infuocato. Se poi volesse far meco vitalizio, io vi so dire che farei di tutto per averlo, che farei miracoli. Mi adatterei a lavorare una parte della giornata, - mi adatterei per averlo anche a camminar lesto.
Ma vedete s'io dico il vero? Dianzi era tardi, - ora a forza di ciarle ? pi? tardi che mai, ed io non mi sono anche mosso. ? inutile, - io lo so, - il pelo si perde, ma non il vizio. Andiamo per quel che saremo in tempo. Chi vuol venir meco? Su via, qualcheduno venite; ho piacere che tutti godano. Ehi! l?, galantuomo! voi che mi avete l'aria di esser sempre digiuno, che mi avete l'aria di voler arrivare cos? fino a dimani, volete venire a sentire, e a vedere? Guardate! un cane ? gi? sotto alle finestre, - ha levato il muso da terra, - e guarda in su fiutando, aspettando la provvidenza. Ma voi ridete! Ah! io intendo bene quel riso amaro che avete fatto; - il supplizio di Tantalo non vi aggrada. Il cane ? corso per le sue buone ragioni; quella bestia ? a miglior partito di voi. Un cane pu? mangiare un osso se non gli danno la carne; - l'uomo pure mangerebbe un osso sovente, ma i denti non gli servono.
Amici, io ci sono: - vedo il Signore che lavora lavora con un coltello intorno a non so qual cosa, - par che tagli un non so che di duro; - in che diavolo si affanna il Signore? - di qui non ci scorgo troppo, - voglio farmi pi? appresso.
Io ve l'ho detto, - la pigrizia ? la mia rovina; - che ci fareste voi, che non ci avete niente a che fare? io stesso, io parte interessata, non ci faccio nulla. Ma zitti! zitti! ve lo chiedo in carit?; - parmi di sentire aprir l'uscio pian piano; - ella ? cos?; - l'orecchio non mi tradisce, - ? lungo pi? del bisogno; - la mia vocazione era di farmi dottore, - mio padre non ha voluto, - io non ci ho colpa.
Il signore gli risponde additandogli una bottiglia, e un bicchiere. Il soprastante riverisce, e butta gi? stringendo gli occhi.
- Quegli avanzi li volete?
- Troppa grazia, Signore.
- Prendeteli, mi fate un piacere, mi levate il cattivo odore di camera.
- Con Vossignoria io non so che obbedire. - E la sua parola non manca. Gli avanzi del pasto son lauti; - prende, prende, e riprende. Soprastante! soprastante! tu credi che nessuno ti veda, ma io ti vedo. Quando si tratta di prendere, la gioia ti moltiplica le mani; - per pigliare tu sei Briareo. Vedete! piglia con tanta foga, che ha messo per infino una posata fra gli avanzi, e se n'? accorto per miracolo. Ora ? cos? pieno zeppo di roba, che vuol essere un brutto impaccio a licenziarsi col solito inchino; - nondimeno vuol fare il suo inchino; - eh! soprastante! hai avuto propriamente un Santo dalla tua! la testa ti pesa pi? che non credi, e poco ? mancato che tu non faccia un capitondolo.
Il Signore ha riso veramente di cuore, e si ? levato da tavola.
E intanto che le ciarle piovono a fiocchi come la neve, il Signore ha finito di leggere, e chiude non solo le finestre, ma le imposte pur anche.
Non v'? rimedio; - il meglio ? darsi pace. Vuol dormire il Signore, senza che nessuno lo veda? Ebbene, ch'ei dorma; io non glielo posso proibire. Silenzio dunque, lasciatelo dormire.
Mi par mill'anni che passi quest'ora! Uh! le finestre son sempre chiuse, - nessuno si fa vivo. Non so pi? quel che fare; sono andato su e gi? lungo la strada come un pendolo, e le gambe si protestano, - non ne vogliono pi? sapere. Che diavolo! quel Signore non ha discrezione! ora potrebbe alzarsi; - il sonno soverchio ingrossa il sangue, e, quel che ? peggio, fa ottusa la testa. ? vero ch'ei pu? farne di meno, - ha una buona borsa, - ha pi? del bisogno. Giova tanto poco la testa! per i pi? non la vedrei necessaria, se non fosse che la portassero per farsela tagliare. A me fin qui non ha reso che il dolor di capo, e Dio voglia che resti l?. - Ma le finestre son sempre chiuse! O pazienza, pazienza! ? passato un carro, che ha fatto rintronare anche i tegoli, ma il Signore non l'ha sentito. Si vede bene, che ha una buona coscienza! dormire di quella fatta! come far? stanotte? felice lui! non ha debiti, non ha inquietudini, e per? fa tutta una tirata. Eh! non son bagattelle! son due ore buone che dorme; - il Sole ? andato sotto, che non ? poco; - gi? gi? si fa buio. Oh! si desti, mio bel Signore, che far? un'opera meritoria per me. Se potesse sognarsi, ch'io son qua fora, e mi struggo per lui, gi? si sarebbe levato. S?, ho un bel dire; egli dorme, e lascia vegliar chi vuole.
Appena il mio Signore ? ben desto, scuote risolutamente la testa in atto di accingersi a qualche facenda di rilievo. Staremo a vedere quello che sapr? fare il Signore. Intanto dal movimento della bocca mi accorgo, che ha dato un ordine a qualcheduno ch'io non posso vedere, perch? rimane nel buio. Gi? me lo immagino sar? il soprastante. Gi? ho capito il tenore dell'ordine: era di accendere il lume; - non pensate mica un lume solo; - tutt'altro! - questo non usa, che in casa vostra, quando non ? Luna piena, perch? allora prendete quel della Luna, che non ha bisogno di essere smoccolato, e dura la notte; - ma avranno acceso benissimo la mezza dozzina dei lumi, e pi? ancora. Guardate che luce larga e brillante prorompe fuor delle stanze! non vi sentite rallegrare a guardarla? ? incontrastabile, - i lumi son sei, se non son otto; - vorreste negar la luce?
Ma stiamo attenti a quello, che vuol fare il Signore. Ecco, egli ha tolto in mano un bel mazzo di penne nuove; - ecco, ne tempera una, - ne tempera due, - ne tempera tre. Badate l?, - ora prende un quaderno di carta, e la esamina di contro al lume. Per Bacco! ? fina davvero quella carta, e indorata sugli orli! Eh! non vuol mica scrivere al fattore; si vede chiaro, che scrive a dei pezzi grossi!
Oh! vediamo, se la metto insieme; - ho tanto in mano da ripromettermene bene.
< < Di Vostra Eccellenza Umilissimo e Devotissimo Servo Cav. Scipione Frullanotti Marzocchi.>> Aha! mi sento riavere. Mi ? costata fatica, ma pure l'ho messa insieme. Eh! quando mi picco, mi picco. Ho fatto pi? d'un naturalista, quando da pochi frammenti d'ossa ricompone in un insieme perfetto la struttura d'un corpo qualunque. S?, ho fatto pi? d'un notomista; - il corpo ? una cosa certa, e definita; - lo spirito ? vario, incerto, e mobilissimo. Son contento come una pasqua! contento come un sonettista quando ha trovato una bella chiusa! S?, ne son contento, ne vado superbo; - confrontiamo la mia coll'originale, e scommetto che non ci corre una sillaba. Certo la mia buona stella in questi due casi si ? portata male; - una cometa non poteva farmi di peggio; - e poich? ella ha preso la mala piega, stimerei prudenziale di levar le tende da questa strada onde non m'avesse a incogliere un qualche malanno pi? grave. Gi? l'ora ? tarda; - saranno l'undici al tocco e non tocco, e non passa pi? un'anima. Tuttavia, se devo confessarmi giusto, me ne vado malvolontieri. Non so chi mi lega, ma ci starei tutta la notte. Ma zitto! sento salire una scala, - sento girar mollemente una chiave; vedete cosa vuol dire un minuto? Un minuto spesso decide di tutto; - spesso non ci ? tesoro, che possa pagare il valor d'un minuto. - E chi sar? in un'ora s? tarda? - Oh bella! ? il solito soprastante, colla solita voce, e colla solita frase: - ? permesso? si pu? passare? - Appunto voi; passate, passate. - Ho forse tardato troppo? - No, siete venuto in tempo: ho finito in questo momento. Eccovi un mazzo di lettere; dimani a un'ora competente, che sieno tutte spedite. Non fate sbagli, vi raccomando; son cose che premono.
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