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Read Ebook: Le Aquile della Steppa: Romanzo by Salgari Emilio

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Ebook has 3241 lines and 77320 words, and 65 pages

EMILIO SALGARI

Le Aquile della Steppa

ROMANZO

illustrato da 18 disegni di A. TANGHETTI

GENOVA A. DONATH, Editore 1907

Rocca S. Casciano 1907. -- Stab. Tip. Cappelli.

Un supplizio spaventevole.

-- All'armi Sarti!... Eccolo!... --

Un url?o assordante fece eco a quel grido; poi un'onda di uomini si rovesci? attraverso le strette viuzze del villaggio fiancheggiate da casette d'argilla grigia, di meschino aspetto come gi? lo sono tutte quelle che abitano i turcomanni non nomadi della grande steppa turanica.

-- Fermatelo con una palla nel cranio!

-- Lesti, giovanotti!

-- Addosso a quel cane!

-- Fuoco! --

Una voce imperiosa, che non ammetteva replica, domin? tutto quel baccano:

-- Guai a chi fa fuoco! Cento tomani a chi me lo porta vivo! --

Chi aveva dato quell'ordine era un bel vecchio, uno dei pi? belli che si potessero trovare nelle steppe turchestane, che doveva aver gi? varcata la sessantina, di forme piuttosto tozze e robuste con spalle ampie e braccia muscolose e la pelle fortemente abbronzata e resa ruvida dagli ardori intensi del sole e dai venti frizzanti della grande steppa, gli occhi neri e ancora pieni di fuoco, il naso un po' adunco, come il becco dei pappagalli, ed una lunga barba bianca che gli scendeva fino a met? del petto.

Dal costume che indossava si poteva subito capire che apparteneva ad una casta elevata, poich? il suo ampio turbante era di seta, variegata ed intessuta con pagliuzze d'oro, la sua lunga zimarra di panno finissimo con alamari d'argento ed i suoi stivali, dalla punta assai rialzata, di marocchino rosso.

Inoltre impugnava una vera sciabola di Damasco, una di quelle famose lame che si fabbricavano anticamente in quella celebre citt? e che pare fossero formate con sottilissime lamine di ferro e d'acciaio sovrapposte, onde renderle flessibili fino all'elsa.

-- Addosso!

-- Lesti!

-- Non bisogna che ci fugga!

Un uomo, che era saltato poco prima gi? da un terrazzo d'una di quelle casupole, fuggiva dinanzi a loro, facendo sforzi prodigiosi per mantenere la distanza.

Quantunque non fosse pi? giovane, balzava coll'agilit? di un'antilope, descrivendo di quando in quando brusche curve, onde non lo si potesse prendere di mira e agitando disperatamente le braccia come per darsi maggior slancio.

Era un uomo di forme grossolane, con un collo da toro, il viso angoloso e di tinta quasi terrea, con una lunga barba nera e gli occhi piccoli, leggermente obliqui, simili a quelli che hanno i ghirghisi, quegli irrequieti ed indomabili predoni della steppa della fame, che dove pongono il piede non lasciano pi? nemmeno crescere un filo d'erba.

L'inseguimento diventava accanitissimo. I Sarti, che all'allarme dato si erano precipitati nelle vie, erano una cinquantina, quasi tutti giovani e lesti di gambe, e gareggiavano fra di loro per guadagnarsi i cento tomani promessi dal vecchio: una somma grande per quegli uomini della steppa, che non posseggono quasi mai denaro.

Il suonatore raddoppiava i suoi sforzi e precipitava la corsa, mugolando ed ansando come una bestia feroce.

Aveva il volto congestionato, gli occhi fuori dalle orbite, le sue tempie battevano febbrilmente, e dal suo largo petto uscivano veri sibili, tanta era affannosa la respirazione.

Uscito dalle strette viuzze del villaggio, si dirigeva verso l'immensa steppa, coperta di erbe altissime, forse colla speranza di trovarvi nel mezzo un nascondiglio.

Ad un tratto un urlo di gioia sfugg? agli inseguitori.

-- Tabriz! Ecco Tabriz! Ah! il furbo! --

Un uomo di statura gigantesca, che montava un magnifico cavallo persiano dal pelo lucentissimo, era uscito da una via laterale ed era passato come un uragano a fianco dei corridori.

-- Non mi avrete vivo! -- url?; -- prima uccider? un buon numero di voi. --

Il cavaliere gli correva addosso con velocit? fulminea.

-- Sei preso, mio caro! -- disse il gigante.

-- Eccolo, Giah Agha beg! ? tuo, padrone! --

Gl'inseguitori in un momento circondarono i due uomini, urlando a squarciagola:

-- ? preso! ? preso! Strozzalo, Tabriz! D?gli una buona stretta di mano! Vendica Talm?! --

Il vecchio che giungeva ultimo, con un gesto imperioso, arrest? il gigante, il quale aveva gi? cominciato a stringere il collo del prigioniero colle sue formidabili mani.

-- No, Tabriz, -- disse. -- Deve parlare prima e dirci dove hanno portata Talm?. Egli ? un complice, fors'anche uno dei capi di quelle maledette Aquile della steppa.

-- Taci, cornacchia! -- rispose il gigante, scuotendolo ruvidamente. -- Taci, o ti rompo le costole con una buona stretta, di quelle che so dare io solo.

-- Siete miserabili! assassini! Volete la mia morte per divertirvi!

Poi, volgendosi verso gli altri, chiese:

-- Avete del gesso nelle vostre capanne? --

-- Ah! No! No! Grazia!

-- Gettalo sul cavallo, Tabriz, -- disse il vecchio, senza nemmeno rispondere al prigioniero, n? impietosirsi del terrore immenso che traspariva dai suoi occhi dilatati e dai suoi lineamenti sconvolti. E voi andate a raccogliere tutto il gesso e portatelo sulla piazza del villaggio.

-- Un momento, padrone, -- disse il gigante. -- Bisogna assicurarlo bene; questi rettili mordono. --

Gett? a terra il disgraziato suonatore, gli pos? un ginocchio sul dorso per tenerlo fermo, poi levatasi la fascia di grosso feltro che gli stringeva la lunga zimarra, gli leg? strettamente le mani dietro la schiena.

Lo sollev? e lo mise sul suo cavallo, prendendo in mano le briglie.

La truppa si mise in marcia ritornando verso il villaggio, ove si erano radunati i vecchi, le donne ed i fanciulli.

-- Dieci di voi si mettano dinanzi alla porta colle armi cariche e gli altri vadano a cercare il gesso.

Il supplizio di questo miserabile sar? pubblico.

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