Read Ebook: Le Aquile della Steppa: Romanzo by Salgari Emilio
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Ebook has 3241 lines and 77320 words, and 65 pages
Il supplizio di questo miserabile sar? pubblico.
Ed ora lasciatemi tranquillo.
Tabriz, che teneva il prigioniero fra le braccia, con un calcio spost? la pietra che serviva di porta ed entr? in una camera piuttosto vasta, dalle pareti grigiastre, malamente illuminata da due pertugi che somigliavano a feritoie.
-- Parla, -- gli disse con voce minacciosa. -- Dove hanno condotto Talm??
-- Io non so nulla, -- rispose il prigioniero. -- Io sono sempre stato un povero suonatore di gutzla ed un narra istorie e non ho mai avuto nulla a che fare colle Aquile della steppa.
-- Tu menti, cane! -- url? il vecchio, esasperato. -- Innanzi tutto non saresti fuggito dinanzi ai Sarti, se tu avessi avuto la coscienza tranquilla, e poi vi ? un uomo che giura di averti veduto poco prima degli sponsali di mio nipote Hossein, parlare con un ghirghiso, che fu poi notato fra la banda delle Aquile.
-- Non vuoi dunque dirmelo? -- grid? il vecchio, alzando il pugno.
-- ? la tua ultima parola?
-- Sta bene: vedremo se saprai resistere. --
Un forte tremito scosse il miserabile, e la sua fronte si copr? di goccioloni di sudore, tuttavia non aggiunse verbo.
-- Tabriz, -- disse il vecchio, -- non lasciarlo un solo istante. Io vado a preparargli la fossa. --
I suoi occhi che avevano la tinta e anche il lampo dell'acciaio, non possedevano quello sguardo fiero e limpido, che si osserva in quasi tutti i turcomanni; avevano invece qualche cosa di ambiguo, di falso, che metteva un certo malessere in chi doveva per qualche istante sostenerlo. Anche i suoi lineamenti duri, angolosi, erano molto lontani dall'avere quel bell'ovale che si nota nei discendenti degli antichi persiani; il suo naso era molto adunco, la bocca assai larga con labbra sottilissime, atteggiate ad un mezzo sorriso niente franco.
-- Tu padrone? -- disse Tabriz, salutandolo con un cenno del capo.
-- Sono giunto in questo momento precedendo mio cugino Hossein, -- rispose il giovane, fissando con uno sguardo inquieto il prigioniero.
-- Non avete trovato nulla?
-- Abbiamo rovinati inutilmente mezzi i nostri cavalli.
-- Dov'? mio zio?
-- ? uscito poco fa, onde preparare a questo miserabile, che si ostina a non parlare, una tomba che lo stringer? per bene. --
Un fremito fugace corse pel corpo del giovane, ed i suoi occhi irrequieti tornarono a posarsi sul prigioniero.
-- Non vuole parlare? -- disse, dopo un momento di esitazione.
-- No, signor Abei.
-- Lasciami solo con quest'uomo, Tabriz. Voglio provare io a farlo cantare.
-- Guardati, padrone: questo ? pericoloso e capace di tutto.
Mettiti di guardia fuori dalla porta. Farai presto ad accorrere.
-- S?, padrone, -- rispose il gigante alzandosi.
Appena furono soli, il giovane si curv? rapidamente sul prigioniero, dicendogli sottovoce:
-- Tu ormai sei perduto e, se anche tutto confessassi, non usciresti egualmente vivo dalle strette del gesso, perch? mio cugino Hossein, fra poco, sar? qui, e quello non ti far? grazia.
-- Lo so, signor Abei Dullah, -- rispose il prigioniero. -- Io sono uomo finito ormai.
-- Tu hai moglie e figlioli.
-- ? vero, signore.
-- Io m'impegno di far giungere alla tua famiglia duemila tomani se tu manterrai il segreto e non pronuncerai il mio nome. D'altronde nessuno ti crederebbe svelando me.
-- Me lo giuri, signore?
-- Sul Corano.
-- Bada!
-- Non temere, signore. --
Abei si rialz? e chiam? Tabriz, il quale fu pronto ad accorrere.
-- Quest'uomo non parler?, -- gli disse. -- Lo uccideremo inutilmente senza cavargli dalla bocca se ha preso parte al rapimento di Talm?, e senza sapere il luogo ove l'hanno condotta le Aquile. Povero Hossein! Impazzir? dal dolore! --
Grida feroci coprirono le sue ultime parole.
-- Il prigioniero! Il prigioniero! --
-- L'ora suona, -- disse il gigante, alzando il prigioniero. -- Preparati pel gran viaggio e raccomanda la tua anima al Profeta. --
Subito la scorta lo circond?, quantunque Tabriz lo tenesse strettamente per un braccio.
-- Vuoi parlare?
-- Ti ho gi? detto che non so nulla. E poi, -- aggiunse con amarezza, -- anche se io ti dicessi od inventassi qualche cosa, non salverei egualmente la mia vita. Tuo nipote Hossein non mi risparmierebbe.
-- No, di certo, perch? sei tu che hai organizzato il rapimento di Talm?, miserabile! Ormai sei uomo morto, ma prima di comparire dinanzi al Profeta pel giudizio supremo, dovresti dirci dove le Aquile hanno nascosta la fanciulla.
Le buone azioni non vengono scordate dal grande giustiziere.
-- Non so nulla e non mi strapperai altra parola. Vuoi la mia morte? Ebbene sono pronto a subirla.
Tabriz tolse al prigioniero le vesti, lasciandolo quasi nudo, gli leg? strettamente le gambe, poi lo assicur? ad un grosso piuolo che era piantato profondamente nella fossa.
-- A voi, ora, -- disse l'implacabile vecchio volgendosi verso alcuni uomini, che tenevano in mano sacchetti coperti di una polvere bianca, che altro non era che gesso.
Il condannato, che fino allora aveva dimostrato un grande coraggio, non pot? frenare un urlo d'angoscia.
Lo spaventevole supplizio cominciava, spaventevole perch? ? ben pi? terribile della decapitazione, dell'impiccagione e fors'anche del palo. Inventato dai Persiani, che si sono, in tutte le epoche, mostrati crudelissimi nei mezzi di dare la morte e che lo usano tuttavia in certe provincie, quantunque sia stato soppresso nelle grandi citt? ove vi sono consoli europei, ? stato subito adottato dai turcomanni, dagli afgani e dai belucistani, pi? feroci degli stessi persiani.
Il gesso, dopo bagnato, come si sa, non tarda a rapprendersi ed espandersi, chiudendo come entro una morsa di ferro l'oggetto che gli si affida. Ognuno pu? facilmente figurarsi quale pressione deve esercitare su un corpo umano che non pu? offrire la resistenza del metallo.
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