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Ebook has 1296 lines and 70201 words, and 26 pages

Editor: Augusto Graziani

SCRITTORI D'ITALIA

ECONOMISTI

DEL CINQUE E SEICENTO

ECONOMISTI

DEL CINQUE E SEICENTO

A CURA

AUGUSTO GRAZIANI

BARI

GIUS. LATERZA & FIGLI

TIPOGRAFI-EDITORI-LIBRAI

PROPRIET? LETTERARIA

L'ALITINONFO

DI MESSER GASPARO SCARUFFI REGIANO

PER FARE RAGIONE E CONCORDANZA D'ORO E D'ARGENTO, CHE SERVIR? IN UNIVERSALE TANTO PER PROVEDERE AGLI INFINITI ABUSI DEL TOSARE E GUASTARE MONETE, QUANTO PER REGOLARE OGNI SORTE DI PAGAMENTI E RIDURRE ANCO TUTTO IL MONDO AD UNA SOLA MONETA

ALL'ILLUSTRISSIMO SIGNORE MIO OSSERVANDISSIMO IL SIGNOR CONTE ALFONSO ESTENSE TASSONI DEGNISSIMO GIUDICE DE' SAVI E CONSIGLIERE SECRETO DEL SERENISSIMO SIGNORE IL SIGNOR DON ALFONSO QUINTO DUCA DI FERRARA, ECC.

PROEMIO

Mi riman solo a pregare Nostro Signor Iddio che cos? voglia inspirare i prencipi, de' quali l'effettuare questo mio proposito ? sola incombenza, a far essequire tutto ci?, tanto per lor proprio quanto per commune interesse ed utile; e mi rendo sicuro che i popoli, conosciuta la verit? di tal fatto e maneggio, con animo lieto accetteranno gli ordini facili di questa nuova zeca universale, tanto al mondo necessaria.

CAPITOLO I

Che in tutte le cose fa di bisogno che vi sia ordine e regola.

Per occasione del soggetto che di presente si ha da trattare, primieramente saper si dee che, s? come tutte le cose, che si comprendono sotto il peso, sotto il numero e sotto la misura, deono essere da una forma certa regolate, che ad un fin le guidi; cos? parimente nel maneggio dell'oro e dell'argento, per ridurre le cose che da essi hanno dipendenza al loro debito fine, ed in particolare il far monete di varie leghe o finezze, quali siano di giusti dati valori e di real corrispondenza in tutti li pagamenti nel conteggiarle, e che stiano per sempre nel loro giusto essere, e che non possano esser mai tose e guaste o fose per rifarne altre, ? necessario trovare un ordine ed una regola che a guisa di forma ad essi serva.

CAPITOLO II

Che cosa sia oro ed argento puro.

Perch? si dee prima sapere che cosa sia oro ed argento, ancorch? tutto ci? sia da molti conosciuto, nondimeno io dico l'oro essere un metallo generato nelle viscere della terra, il pi? nobile di tutti gli altri; appresso il quale nel secondo luogo l'argento segue. La cagion della nobilt? loro, al mio giudizio , da altro non viene se non che per la virt? loro stanno in ogni cimento di fuoco, e mostrano paragone delle loro perfezioni in esso fuoco: cosa che non possono fare gli altri metalli.

Che cosa sia oro ed argento misto.

? per? d'avvertire che tutto l'oro e l'argento, che giamai, tanto in vasi o in altre cose simili quanto in ogni sorte di monete cos? antiche come moderne, fosse o sia o dovr? esser al mondo, ciascun di loro, nella sua sostanza, tutto ? stato, ? e sar? il medesimo e d'una istessa qualitade. Egli ? ben vero che, per la variet? e quantit? delle misture che con essi sono state accompagnate, e come anco molte volte sono cavati cos? dalle min?re, in apparenza vari e diversi si sono dimostrati e si dimostrano. Ma in effetto, parlando d'oro e d'argento, ? di bisogno intendere di quelli che siano puri e non con altra cosa misti. Il che si pu? facilmente conoscere, se siano puri o no, col mezo del ceneraccio, della coppella o del cimento: modi sicurissimi per separare da essi ogni sorte di mistura che con loro accompagnata si trovasse.

CAPITOLO IV

Qual si dee intendere oro ed argento puro.

Dico adunque che quasi tutto l'oro e l'argento, o almeno la maggior parte di essi, cos? li grezi delle min?re come quelli che sono ridotti in monete ed in ogni altra sorte di opere, sono accompagnati con rame o stagno o piombo o altro metallo. Ma quell'oro, che si dice esser <>, si chiama in Italia e in altre provincie <>; e similmente l'argento fino si chiama <>: le quali nominazioni dovranno necessariamente e fermamente in tutti i luoghi esser osservate; e ci? per avere la loro dipendenza dal numero duodenario, il qual ? numero perfetto. E questi sono de' quali intendo di ragionare, avendo io per sempre nel conteggiarli, ed in particolare sopra il fatto delle monete, la detta compagnia loro per esclusa.

CAPITOLO V

La cagione perch? si trova men oro che argento, e qual forma o proporzione si trova tra loro.

CAPITOLO VI

Ci? che s'intenda per peso e numero di oro e di argento.

Avendo detto che una parte di oro a peso vaglia per dodici di argento, si viene per un modo reale a far manifesta e chiara la forma e l'ordine che si debba tenere in compartirli nel far monete. Ora resta a sapere che <> altro non ? se non una determinata quantit?, come a dire una libra, un'oncia o simile; e per il <> s'intende tanto il numero della quantit? di ciascuna sorte di monete che n'ander? alla libra quanto il valore di ciascuna moneta.

Il modo col quale si dee osservare la forma ed il numero nell'oro e nell'argento che si ridurranno in monete, accioch? ogni persona abbia il suo.

Sar? ben necessario che per ci? siano fatti nuovi campioni, che stiano presso il publico ed anco presso i privati, accioch? ciascuno possa minutamente vedere il fatto suo; come si dice nel capitolo XLVI, nella terza parte ch'appartiene al publico.

Non rester? anco di avvertire che sarebbe bene porre ordine nell'arte degli orefici; cio? che sopra i loro lavori, come vasi, bacini, piatti ed altre simili opere di oro o d'argento, nelle quali per? non obsti la picciolezza, fossero segnate le loro finezze, nette da saldature, col nome o marchio del maestro ch'avesse fatto tali opere e col nome o segno della citt? ove fossero state lavorate, accioch? si potesse per sempre conoscere il giusto fino che in esse fosse e non si avesse poi causa di farne altri saggi per chi non le volesse guastare per allora, ed anco accioch? ciascuno le potesse poi sicuramente contrattare.

Si mostra qual peso si dovr? usare in tutti i luoghi per l'oro e l'argento.

Ora, se mi fosse domandato s'io avessi eletto overo compostomi per questo fatto una libra, qual non fosse pesata se non la met? di quella di Bologna overo il doppio, e quali libre fossero poi state partite in dodici parti, s? come ? partita la detta di Bologna, cio? in once dodici; se sotto una di tali libre avrei potuto fare i partimenti ad uno per dodici e dodici per uno, tanto per rispetto del peso quanto anco nell'apprezzare l'oro a lire 72 e l'argento a lire 6 imperiali l'oncia, dipendente da una di dette libre cos? fatte; e se io avrei potuto fare i partimenti confronti nel fare le monete: dico ch'io l'avrei potuto fare, e tali partimenti sarebbono riusciti, quanto alli pesi e quanto alli valori, in tal loro essere. Ma qui si dee considerare ch'avendo riguardo alli prezzi e valori dell'oro e dell'argento usati in questi tempi, ne nascerebbe grandissima disproporzione tanto nel fare le monete sotto tali ordini quanto anco in voler tassare le gi? fatte; percioch?, quando queste gi? fatte fossero tassate dalli contisti sotto il peso greve, riuscirebbe il loro valore nella met? o circa di quello che vagliono di presente ; come, per essempio, il detto quarto, che vale soldi 33 denari 2 o circa, secondo la real forma, come mostrer? al luogo suo, venirebbe valutato e tassato solamente soldi 16 denari 7. E parimente, quando fossero tassate e valutate sotto il detto peso leggiero, riuscirebbono in valore del doppio; come, per essempio, il detto quarto valerebbe soldi 66 denari 4, ed il simile sarebbe nelle monete che si facessero di nuovo sotto tali ordini; conciosiach? duplicherebbe il loro valore quando fossero fatte e compartite sotto il detto peso leggiero, e cos? si sminuirebbe anco nella met? quando fossero fatte sotto il peso greve, avendo per? riguardo alli valori dell'oro e dell'argento usati nei presenti tempi. E similmente ancora nascerebbono disordini nelli valori delle monete, in assai o in poca quantitade, tanto nelle gi? fatte che si tassassero quanto in quelle che si facessero, se io avessi eletto e voluto usare una libra pi? greve o pi? leggiera, o in poco o in assai, di quello che sia la detta di Bologna; avendo riguardo alli valori dati all'oro ed all'argento in questi tempi, a' quai valori ? la pi? accosta la detta libra di Bologna; dalla quale ne nasce la real tassa da me proposta per la sua conformit?, com'? detto.

Ora, essendo la detta libra di Bologna di once 12, l'oncia si divider? in 24 denari, ed il denaro in 24 grani tutti giusti, per doversene poi servire in questo general maneggio tanto importante; e ci? per esser i detti pesi, cos? partiti, regolati con retta e real proporzione, accommodatissima in ogni parte, e dai quali non potr? mai nascere alcuno inconveniente, n? in particolare n? in universale, nel conteggiare, tanto per conto dell'oro e dell'argento non coniato quanto per il ridotto in monete. E sotto questi pesi si dovranno in tutti i luoghi e paesi fare i campioni necessari delle monete cos? d'oro come d'argento, per poter conoscere e sapere il giusto peso di esse ed anco per il loro perpetuo mantenimento: e cos? sotto i detti pesi:

L'oncia dell'oro puro valer? d'imperiali lire 72 soldi -- d. -- il denaro >> 3 >> -- >> -- il grano >> -- >> 2 >> 6 il quarto del grano >> -- >> -- >> 7-1/2 l'oncia dell'argento fino o di coppella >> 6 >> -- >> -- il denaro >> -- >> 5 >> -- il grano >> -- >> -- >> 2-1/2 il quinto del grano >> -- >> -- >> 1/2

Come tutti gli ori gi? coniati si possono ridurre a giusta proporzione nel far pagamenti.

Ancorch? vi siano di molti ori di varie finezze, come ducati, zechini, fiorini d'oro e simili, che passano la finezza di denari 22, e d'altre sorti che non vi arrivano, come <>, <> o simili monete di oro basso; nondimeno saper si dee che il conto e valore di essi si pu? fare avendo riguardo al pur'oro che in loro si trova, come per questi essempi. S'alcuno sar? debitore di lire 792 d'imperiali, quali sia tenuto pagare in tant'oro, e le pagher? con tanti ducati o scudi o altre sorti di monete d'oro, nelle quali vi siano once undeci di pur'oro; in tal modo il creditore verr? sodisfatto. E s'alcuno sar? debitore di ducati 100 d'oro in oro e vorr? pagare con tant'oro coniato, non avendo delli ducati, gli potr? pagare con tanti scudi, e nel modo che si mostra nella settima utilitade delle dodici. E cos? s'alcuno sar? debitore di scudi 107 overo 108 d'oro in oro, per conto di un contratto gi? fatto anni 30 o 40, e vorr? pagare il debito con scudi delli correnti nominati <>, sar? necessario pagarlo con tanti di questi, ch'in essi vi siano once undeci di pur'oro; e ci? perch? a tal tempo in detti scudi 107 o 108, quali erano una libra di scudi, vi erano once 11 di dett'oro puro, e con l'ordine che nella detta settima utilitade diffusamente si tratta.

CAPITOLO X

Che nel fare i contratti si potr? parlare a libre ed once di oro puro coniato ed a ducati o a scudi; e parimente si potr? dire a libre ed once d'argento di coppella coniato ed anco a lire, soldi e denari.

Dalle cose sin qui dette manifestamente si conosce che in tutti gli instromenti e contratti, o publici o privati, che si faranno da ora inanzi, i notai ed i contraenti potranno ridurre e concludere la somma del credito o debito a peso di oro puro o di argento fino coniato, nel modo che per le tariffe appieno vien dichiarato; e sar? cosa facilissima da fare. E per essempio dico: s'alcuno si creer? debitore di ducati novantasei, quali peseranno una libra di oro di finezza di denari 24, cio? puro, costui sar? tenuto pagare once 12 di pur'oro coniato o in ducati o in altra sorte di monete d'oro, nelle quali vi siano le dette once 12 d'oro puro; e se il creditore si contenter? di accettare in sodisfazione monete d'argento, si dee considerare che 12 via 12 fanno la somma di 144, e cos? once 144 d'argento di coppella coniato saranno il giusto pagamento del debito gi? detto; e se pur si volesse parlare a lire, conciosiach? il ducato valer? lire 9 d'imperiali, si pu? dire che col detto argento coniato in qualsivoglia sorte di monete, che valeranno lire 864, si pagher? il suddetto debito delli ducati 96, e si potr? anco in qualunque pagamento parlare a lire, soldi e denari; perch?, quando si far? la numerata, o di monete d'oro o d'argento, si dovr? sempre intendere che in esse vi sia la quantit? in peso del puro e del fino che veramente esser vi dovr?, secondo la real forma e come nelle tariffe.

Come i prencipi potranno affittare le loro entrade a libre di oro puro e di argento di coppella coniati.

Per quanto ho narrato sin qui doversi osservare nelli contratti de' privati, si mostra anco il modo col quale i prencipi potranno affittare i loro dazi ed entrade; imperoch?, s? come essi diceano voler affittare a ducati, scudi o lire, potranno anco dire a libre ed once di pur'oro e d'argento di coppella coniati, ed in quelle sorti di monete figurate nelle tariffe e come loro pi? piacer?; e cos? tutti li pagamenti saranno sempre fatti senza differenza in parte alcuna: cosa che finora non si ? mai potuta fare per la variet? delli rotti, che sono nelle monete gi? fatte con diversi partimenti ed ordini non conformi in universale. Ed anco, nel numerare le monete a lire, soldi e denari, conosceranno il giusto peso dell'oro e dell'argento ch'avranno ricevuto. E come, per essempio, se il prencipe volesse affittare alcun dazio per scudi 99 da lire 8 d'imperiali l'uno, quali fanno la somma di lire 792, potr? dire voler affittare per once undeci d'oro puro coniato; ed il simile sar? se volesse affittarlo per lire 792 in tanta moneta d'argento, perch? potr? dire per once 132 d'argento di coppella coniato, quale, apprezzato a lire 6 per oncia, fa la detta somma di lire 792; e cos? sar? d'ogni altra sorte di scudi o ducati o di monete d'argento, e come nelle tariffe si contiene. E perci? sar? ben lecito ch'essi prencipi siano i primi a far osservare le vere regole ed ordini reali in queste poche carte annotati.

Parte del modo che si aver? a tenere nel fare la zeca.

Saper si dee che nel voler fare la zeca fa di bisogno che la prima causa sia il prencipe, poi il zechiero col contista, ed appresso l'oro e l'argento. E quanto al primo: i prencipi non dovranno or pi? tolerare che si lavori senza ordine e senza regola universale, come sinora ? stato fatto con tanta variet? di monete fatte sotto vari pesi di libre, e con vari rotti nelle leghe o finezze; ma ordinar dovrebbono che le monete fossero lavorate e fatte nel modo e con gli ordini nelle tariffe e nel capitolo XLVI descritti. Onde ne seguirebbe che tra gli assaggiatori non si disputerebbe a che finezze fossero state fatte. I zechieri ancora dovranno avere la loro debita mercede a ragion di un tanto per libra di monete, da doversi loro pagare da chi ne vorr? far fare o d'oro o d'argento; e qual mercede delle fatture da tutti si sapr?, ed in particolare da chi far? fare i danari, e ci? col mezo delle concessioni, ordini e capitoli sopra ci? tra i superiori ed i zechieri fatti. Ed avvertire dovranno essi zechieri che i saggi siano giusti in tutte le sorti di monete, e che siano ben tirati ed asciutti dalle superflue umiditadi, accioch? in esse sempre si trovi il loro giusto fino su quelle segnato; e quel zechiero, che far? pi? a piacere nelle fatture, sar? eletto dalli superiori, essendo loro grato; e quando alli zechieri fosse proveduto di qualche condecente annua provigione, come si costuma di cos? fare ad altre persone ingeniose e di virt? dotate, essi ragionevolmente dovranno pigliare assai meno, per conto delle dette fatture, di quello che loro fosse concesso di poter t?rre quando che non avessero provigione alcuna. Potrebbe ben poi essere che alcuni prencipi e signori darebbono del suo proprio la detta annua provigione, overo che pagherebbono le dette fatture o in tutto o in parte, non solo quando facessero lavorare per loro conto, ma anco le pagherebbono cos? per molti altri, da' quali fossero portati e posti gli argenti ed ori di min?re, o grezi, o simili, nelle loro zeche per farli coniare, e forse anco userebbono a questi tali qualche altra cortesia; e ci? farebbono essi prencipi per far conoscere la loro grande liberalit? e magnificenza, ed anco per ampliare maggiormente le sue degne memorie ed onorate imprese.

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