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Read Ebook: Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850 by Marx Karl

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Ebook has 224 lines and 47809 words, and 5 pages

Se Parigi domina la Francia grazie all'accentramento politico, sono gli operai che nei momenti di convulsioni rivoluzionarie dominano Parigi. Primo atto di vita del governo provvisorio fu il tentativo di sottrarsi a tale influenza preponderante con un appello da Parigi ubbriaca alla Francia digiuna. Lamartine contest? ai combattenti delle barricate il diritto di proclamare la repubblica; a ci? era autorizzata solo la maggioranza dei francesi, il cui voto conveniva attendere; non istava al proletariato parigino di macchiare la propria vittoria con un'usurpazione. La borghesia permetteva al proletariato una sola usurpazione -- quella del campo di battaglia.

Colla proclamazione della repubblica sulla base del suffragio universale, si spegneva perfino la memoria degli intenti e dei motivi ristretti, che avevano spinto la borghesia nella rivoluzione di febbraio. Non pi? alcune poche frazioni della cittadinanza; erano tutte le classi della societ? francese, che improvvisamente si trovavano rovesciate nella cerchia del potere politico, costrette ad abbandonare i palchi, la platea e la galleria e a recitare tutte insieme sul palco scenico rivoluzionario! Col regno costituzionale, anche il simulacro d'una potenza di Stato autocrate, in antagonismo alla societ? borghese, veniva a svanire e con esso tutta la serie di lotte secondarie, provocate da quella potenza speciosa!

Il proletariato, mentre imponeva al governo provvisorio, e per mezzo del governo provvisorio, alla Francia, la repubblica, si affacciava d'un subito come partito autonomo al proscenio, ma nello stesso tempo si chiamava addosso il giudizio di tutta la Francia borghese. Ci? ch'esso conquist?, fu il terreno alla lotta per la propria emancipazione rivoluzionaria, non certamente quest'emancipazione stessa.

Come gli operai nei giorni di luglio avevano combattuto la monarchia borghese, cos? combatterono nei giorni di febbraio la repubblica borghese. Come la monarchia di luglio era costretta a proclamarsi monarchia circondata da istituzioni repubblicane, cos? la repubblica di febbraio a proclamarsi repubblica circondata da istituzioni sociali. Il proletariato parigino aveva strappato anche questa concessione.

Un operaio, Marche, dett? il decreto, con cui il governo provvisorio appena costituito obbligavasi ad assicurare col lavoro l'esistenza dei lavoratori, a provvedere di lavoro tutti i cittadini, ecc. Ed allorquando, pochi giorni pi? tardi, esso dimentic? le promesse e sembr? aver perduto di vista il proletariato, una massa di 20.000 operai marci? sull'H?tel-de-Ville, al grido di: Organizzazione del lavoro! Costituzione d'uno speciale ministero del lavoro! Riluttante e dopo lungo dibattito, il Governo provvisorio nomin? una Commissione speciale permanente, incaricata di scogitare i mezzi pel miglioramento delle classi lavoratrici! Questa Commissione venne composta da delegati delle corporazioni di mestiere di Parigi e presieduta da Luigi Blanc ed Albert. Il Lussemburgo le fu assegnato a sede per le adunanze. Cos? i rappresentanti della classe operaia venivano banditi dal seggio del Governo provvisorio, la parte borghese del quale tenne esclusivamente in sue mani l'effettivo potere dello Stato e le redini dell'amministrazione; ed accanto ai ministeri delle finanze, del commercio, dei lavori pubblici, accanto alla Banca ed alla Borsa, sorse una sinagoga socialista, i cui sommi pontefici, Luigi Blanc ed Albert, avevano la missione di scoprire la terra promessa, di annunciare il nuovo evangelo e di dare occupazione al proletariato. Quasi a distinzione da ogni potere profano dello Stato, non veniva messo a loro disposizione alcun bilancio, alcun potere esecutivo. Era colla testa ch'essi dovevano dar di cozzo nei pilastri fondamentali della societ? borghese. Mentre il Lussemburgo cercava la pietra filosofale, nell'H?tel-de-Ville si batteva la moneta avente corso.

Eppure, le pretese del proletariato parigino, in quanto soverchiavano la repubblica borghese, non potevano concretarsi altrimenti che nella nebulosit? del Lussemburgo.

In comune colla borghesia gli operai avevano fatto la rivoluzione di febbraio; a fianco della borghesia cercarono essi di attuare i loro interessi, allo stesso modo con cui anche nel governo provvisorio avevano installato accanto alla maggioranza un operaio. Organizzazione del lavoro! Ma il lavoro salariato, ? l'attuale organizzazione borghese del lavoro. Senz'esso, n? capitale, n? borghesia, n? societ? borghese. Uno speciale ministero del lavoro! Ma i ministeri delle finanze, del commercio, dei lavori pubblici, non sono forse i ministeri borghesi del lavoro? Accanto ad essi un ministero proletario del lavoro non sarebbe stato che un ministero dell'impotenza, un ministero dei pii desider?, una commissione del Lussemburgo. Come gli operai credevano d'emanciparsi a fianco della borghesia, cos? ritenevano di poter compiere una rivoluzione proletaria a fianco delle altre nazioni borghesi, entro le pareti nazionali della Francia. Ma i rapporti di produzione francesi sono subordinati al commercio estero della Francia, alla sua situazione nel mercato mondiale ed alle leggi di questo. In qual modo poteva la Francia spezzarli, senza una guerra europea rivoluzionaria, che si ripercuotesse sul despota del mercato mondiale, sull'Inghilterra?

Una classe, nella quale si concentrano gli interessi rivoluzionar? della societ?, non appena si ? sollevata, trova immediatamente nella sua stessa situazione il contenuto ed il materiale della propria attivit? rivoluzionaria: abbatte nemici, adotta le misure suggerite dalla necessit? della lotta; poi le conseguenze dei suoi propr? atti la spingono oltre. Essa non subordina il suo c?mpito a ricerche teoriche. La classe operaia francese non si trovava a quest'altezza di vedute; ell'era ancora incapace di portare a compimento la propria rivoluzione.

Lo sviluppo del proletariato industriale ? sovratutto subordinato allo sviluppo della borghesia industriale. ? appena sotto il dominio di questa ch'esso incomincia ad acquistare una consistenza diffusa su tutta la nazione, la quale gli permetta di dare un carattere nazionale alla propria rivoluzione; ? anzi appena allora ch'esso crea i moderni mezzi di produzione, destinati appunto ad essere altrettanti mezzi della sua redenzione rivoluzionaria. ? appena il dominio della borghesia industriale che strappa le radici materiali della societ? feudale, spianando il terreno, sul quale solamente ? possibile una rivoluzione proletaria. L'industria francese ? pi? progredita e la borghesia francese pi? rivoluzionariamente sviluppata di quelle del restante continente. Ma la rivoluzione di febbraio non era essa diretta immediatamente contro l'aristocrazia finanziaria? Da questa circostanza s'ebbe la prova che non era la borghesia industriale la dominatrice in Francia. La borghesia industriale pu? dominare solo l?, ove l'industria moderna foggia a propria immagine tutti i rapporti di propriet?, e l'industria pu? raggiungere un simile potere solo l?, ov'essa stessa abbia conquistato il mercato mondiale. Ma l'industria francese assicura, in gran parte, a s? medesima il mercato nazionale solo per mezzo di un sistema proibitivo pi? o meno modificato. Se il proletariato francese, per conseguenza, possiede, nel momento d'una rivoluzione a Parigi, un potere di fatto ed un'influenza, che lo spronano ad uno slancio eccessivo pei suoi mezzi, nella restante Francia esso si trova rinserrato in singoli centri industriali isolati, quasi inavvertito in mezzo al numero preponderante di contadini e piccoli borghesi. La lotta contro il capitale nella sua forma moderna d'evoluzione, nel suo momento d'efflorescenza, la lotta del salariato industriale contro il borghese industriale, ? in Francia un fatto parziale, che dopo i giorni di febbraio poteva tanto meno dare un contenuto nazionale alla rivoluzione, in quanto la lotta contro i metodi secondar? di sfruttamento capitalistico, la lotta dei contadini contro l'usura dell'ipoteca, del piccolo borghese contro il grande commerciante, il grande banchiere ed il grande fabbricante, in una parola contro la bancarotta, queste varie forme di lotta trovavansi tuttora inviluppate nell'insurrezione contro l'aristocrazia finanziaria in generale. Nulla di pi? spiegabile adunque del tentativo da parte del proletariato di attuare il proprio interesse di fianco all'interesse borghese, anzich? farlo valere quale interesse rivoluzionario della societ? stessa, -- e del lasciare cadere la bandiera rossa dinanzi alla tricolore. Gli operai francesi non potevano muovere passo in avanti n? torcere un capello all'ordine borghese prima che il corso della rivoluzione sollevasse la massa della nazione, ch'? tra il proletariato e la borghesia, contadini e piccoli borghesi, contro quest'ordine, contro il dominio del capitale, e li costringesse ad unirsi ai proletar? come a loro avanguardia. Solamente coll'enorme disfatta del giugno potevano gli operai guadagnarsi questa vittoria.

La repubblica non trov? resistenza, n? all'estero n? all'interno. Con ci? essa era disarmata. Il suo c?mpito non consisteva pi? nella trasformazione rivoluzionaria del mondo, ma solo nel proprio adattamento alle condizioni della societ? borghese. Del fanatismo, con cui il governo provvisorio si sottopose a tale c?mpito, niun testimonio pi? eloquente delle sue misure finanziarie.

Il credito pubblico ed il privato erano, naturalmente, scossi. Il credito pubblico riposa sulla fiducia che lo Stato si lasci sfruttare dagli ebrei della finanza. Ma il vecchio Stato era scomparso e la rivoluzione era diretta avanti ogni cosa contro l'aristocrazia finanziaria. Non erano peranco cessate le oscillazioni dell'ultima crisi del commercio europeo; le bancarotte si succedevano tuttora alle bancarotte.

Il credito privato trovavasi adunque paralizzato, la circolazione impedita, la produzione arenata, prima che scoppiasse la rivoluzione di febbraio. La crisi rivoluzionaria rese pi? acuta la commerciale. E, dacch? il credito privato riposa sulla fiducia che la produzione borghese in tutto l'?mbito dei suoi rapporti, ch'? quanto dire l'ordinamento borghese, rimanga intatta ed intangibile, in qual modo poteva agire una rivoluzione, da cui era posta in questione la base della produzione borghese, la schiavit? economica del proletariato, e la quale in faccia alla Borsa drizzava la sfinge del Lussemburgo? L'avvento del proletariato ? l'abolizione del credito borghese, poich? ? l'abolizione della produzione borghese e del suo ordinamento. Il credito pubblico ed il privato sono il termometro economico, che d? la misura dell'intensit? d'una rivoluzione. Di quanto essi precipitano, di altrettanto si eleva l'entusiasmo e la forza creatrice della rivoluzione.

Il governo provvisorio voleva spogliare la repubblica dell'apparenza antiborghese. Doveva a tal uopo cercare anzitutto di assicurare il valore commerciale di questa nuova forma dello Stato, il suo corso alla Borsa. Col salire della repubblica sul listino di Borsa, si rialz? necessariamente il credito privato.

A fine di allontanare anche il sospetto ch'essa non volesse o non potesse sobbarcarsi alle obbligazioni assunte dalla monarchia, a fine di dar credito alla morale ed alla solvibilit? borghesi della repubblica, il governo provvisorio ebbe ricorso ad una millanteria non meno indignitosa che puerile. Prima del termine legale di pagamento, sbors? ai creditori dello Stato gli interessi del 5, 4 1/2 e 4%. La sfacciataggine borghese, l'orgoglio dei capitalisti si ridestarono d'un tratto, vedendo la precipitazione angosciosa, con cui si cercava di comperare la loro fiducia.

L'imbarazzo pecuniario del governo non fu naturalmente menomato da un colpo di scena, che gli toglieva di tasca la riserva di danaro sonante. Il disagio delle finanze non poteva pi? a lungo dissimularsi, e furono piccoli borghesi, domestici, operai che dovettero pagare la gradita sorpresa offerta ai creditori dello Stato.

Fu dichiarato che i libretti delle casse di risparmio eccedenti l'importo di 100 franchi non potessero pi? cambiarsi in danaro. Le somme depositate nelle casse di risparmio vennero confiscate e convertite con decreto in un debito di Stato non redimibile. Fu il modo di esasperare contro la repubblica il piccolo borghese, gi? tormentato anche senza di ci?. Dandogli in luogo dei suoi libretti di risparmio titoli di debito dello Stato, lo si costringeva ad andare alla Borsa per venderli ed a consegnarsi cos? direttamente nelle mani degli ebrei della Borsa, contro i quali egli aveva fatto la rivoluzione di febbraio.

L'aristocrazia finanziaria, che aveva dominato sotto la monarchia di luglio, aveva la sua cattedrale nella Banca. Come la Borsa regge il credito dello Stato, cos? la Banca quello del commercio.

Minacciata direttamente dalla rivoluzione di febbraio, non solamente nel proprio dominio, ma nella propria esistenza, la Banca cerc? d'allora di screditare la repubblica, col rendere generale la mancanza di credito. Ai banchieri, ai fabbricanti, ai negozianti sospese d'un tratto il credito. Tale manovra, mentre non provoc? una s?bita controrivoluzione, si ripercosse di necessit? sulla Banca stessa. I capitalisti ritirarono il denaro da essi depositato nei sotterranei della Banca. I possessori di banconote si rovesciarono, per cambiarle contro oro e argento, sulle sue casse.

Senza immischiarvisi colla violenza, per via legale, il governo avrebbe potuto costringere la Banca al fallimento; bastava ch'esso adottasse un contegno passivo, abbandonando la Banca al suo destino. La bancarotta della Banca -- ecco il diluvio universale, che avrebbe, in un batter d'occhio, spazzato via dal suolo francese l'aristocrazia finanziaria, la pi? potente e pericolosa nemica della repubblica, il piedestallo d'oro della monarchia di luglio. Ed una volta fallita la Banca, la borghesia stessa sarebbe stata costretta a considerare come ultimo e disperato tentativo di salvamento la creazione da parte del governo d'una Banca nazionale e la sommissione del credito nazionale al controllo della nazione.

Il governo provvisorio inscrisse un'imposta suppletiva di 45 cent. per franco sulle quattro imposte dirette. Agli occhi del proletariato parigino la stampa governativa fece balenare che tale imposta cadesse precisamente sulla grande propriet? fondiaria, sui detentori dei miliardi concessi dalla Ristorazione. In realt? per? ne era colpita a preferenza la classe dei contadini, ossia la gran maggioranza del popolo francese. Furono essi a dover pagare le spese della rivoluzione di febbraio; da essi trasse il coefficiente pi? decisivo la controrivoluzione. L'imposta dei 45 centesimi era una questione di vita pel contadino francese, il quale ne fece una questione di vita per la repubblica. La repubblica, pel contadino francese, era, da questo momento, l'imposta dei 45 centesimi; e nel proletariato parigino egli ravvisava il dissipatore, che s'era accomodato a sue spese.

Mentre la rivoluzione del 1789 era incominciata collo sgravare i contadini dai pesi feudali, la rivoluzione del 1848, per non arrecare pregiudizio al capitale e per tenere in carreggiata la sua macchina dello Stato, si annunci? alla popolazione rurale con una nuova imposta.

Un solo mezzo avrebbe avuto il governo provvisorio per eliminare tutti questi inconvenienti e spingere lo Stato fuori del vecchio binario: la dichiarazione della bancarotta dello Stato. Si rammenta come Ledru-Rollin, pi? tardi, nell'Assemblea nazionale, recit? la commedia della virtuosa indignazione, con cui egli respinse un eccitamento di questo genere venuto dall'ebreo di Borsa, Fould, l'attuale ministro delle finanze. Era il pomo dell'albero della sapienza che Fould gli offeriva.

Mentre il governo provvisorio riconosceva la cambiale tratta dalla vecchia societ? borghese sullo Stato, questa veniva a scadenza. Il governo provvisorio era diventato il debitore incalzato dalla societ? borghese, anzich? incomberle qual creditore minaccioso, che ha da incassare titoli di credito rivoluzionar? di parecchi anni. Esso si trovava costretto a consolidare i vacillanti rapporti borghesi a fine di adempiere obbligazioni eseguibili solamente entro questi rapporti. Il credito diviene condizione della sua esistenza e le concessioni e le promesse fatte al proletariato divengono altrettante catene, ch'esso era forzato a spezzare. L'emancipazione dei lavoratori -- anche come semplice frase -- rappresent? per la nuova repubblica un pericolo insopportabile, poich'era una permanente protesta contro il ristabilimento del credito, che riposa sul riconoscimento incontestato e tranquillo degli esistenti rapporti economici di classe. Cogli operai si doveva adunque farla finita.

La rivoluzione di febbraio aveva cacciato l'esercito fuori di Parigi. La guardia nazionale, ossia la borghesia nelle varie sue gradazioni, costituiva l'unica forza armata. Solamente, essa non si sentiva fatta per misurarsi col proletariato. Oltre ci? era stata costretta, per quanto tenacemente resistesse, sollevando cento diversi ostacoli, ad aprire, a poco a poco e di tempo in tempo, le proprie file, lasciandovi entrare proletar? armati. Non rimaneva adunque che una via d'uscita: opporre una parte dei proletar? all'altra.

Cos? il proletariato parigino si trovava in faccia ad un esercito di 24.000 uomini pieno di forza giovanile e d'audacia, cavato dallo stesso suo ambiente. E grid? evviva! alla guardia mobile che marciava attraverso Parigi. In essa riconosceva i suoi condottieri delle barricate e la consider? come la guardia proletaria in opposizione alla guardia nazionale borghese. Era un errore perdonabile il suo.

Ma uno scopo era raggiunto.

Cos? nel conflitto imminente tra borghesia e proletariato, tutti i vantaggi, tutti i posti decisivi, tutti i ceti med? della societ? si trovavano in mano alla borghesia, nel medesimo tempo che le onde della rivoluzione di febbraio coprivano tutto il continente ed ogni nuovo corriere portava un nuovo bollettino di rivoluzione, ora dall'Italia, ora dalla Germania, ora dall'estremo sud-est d'Europa, alimentando la generale ebbrezza del popolo, col recargli queste continue testimonianze d'una vittoria, ch'esso aveva di gi? compiuta.

Il 17 marzo ed il 16 aprile furono le prime avvisaglie della gran lotta di classe, che la repubblica borghese nascondeva sotto le sue ali.

Il 16 aprile fu un malinteso, messo in piedi dal governo provvisorio insieme alla borghesia. Gli operai eransi radunati in gran numero sul Campo di Marte e nell'Ippodromo, a fine di preparare le loro elezioni per lo stato maggiore della guardia nazionale. D'un tratto si sparge la voce in tutta Parigi, da un capo all'altro, con rapidit? fulminea, che gli operai s'erano raccolti armati nel Campo di Marte, sotto la direzione di Luigi Blanc, di Blanqui, di Cabet e di Raspail, per muovere di l? sull'H?tel-de-Ville, abbattere il governo provvisorio e proclamare un governo comunista. Si suona a raccolta ; in un'ora ecco 100.000 uomini sotto le armi; l'H?tel-de-Ville ? in ogni suo punto occupato da guardie nazionali; il grido di: abbasso i comunisti! abbasso Luigi Blanc, Blanqui, Raspail, Cabet! tuona attraverso tutta Parigi; ed un'enorme quantit? di deputazioni, pronte tutte a salvare la patria e la societ?, va a rendere omaggio al governo provvisorio. Allorch? infine gli operai compaiono dinanzi all'H?tel-de-Ville per rimettere al governo provvisorio una colletta patriottica, da essi raccolta al Campo di Marte, apprendono stupiti che la Parigi borghese, in una finta battaglia di sublime accorgimento, ha battuto la loro ombra. Il terribile attentato del 16 marzo diede il pretesto al richiamo dell'esercito a Parigi ed alle reazionarie dimostrazioni federaliste delle provincie.

? dal 4 maggio, non dal 25 febbraio, che data la repubblica, cio? la repubblica riconosciuta dal popolo francese. Non ? la repubblica imposta dal proletariato parigino al governo provvisorio, non la repubblica con istituzioni sociali, non il sogno che passava davanti agli occhi dei combattenti sulle barricate. La repubblica proclamata dall'Assemblea nazionale, la sola repubblica legittima, ? la repubblica che non ? affatto un'arma rivoluzionaria contro l'ordinamento borghese, ma ben piuttosto la ricostituzione politica di questo, la restaurazione politica della societ? borghese, in una parola: la repubblica borghese. Questa fu l'affermazione, che risuon? dalla tribuna dell'Assemblea nazionale, trovando un'eco in tutta quanta la stampa borghese, repubblicana ed antirepubblicana.

E noi abbiamo veduto come la repubblica di febbraio non fosse n? potesse essere in realt? altro che una repubblica borghese; come per? il governo provvisorio, sotto l'immediata pressione del proletariato, si trovasse costretto ad annunciarla quale una repubblica con istituzioni sociali; come il proletariato parigino fosse tuttora incapace di elevarsi al disopra dell'illusione e delle chimere circa la repubblica borghese; com'esso agisse dovunque in suo servizio, allorch? si trattava realmente di venire all'azione; come le promesse fattegli divenissero un pericolo insopportabile per la nuova repubblica; come pel governo provvisorio tutto il processo della sua vita si riassumesse in una permanente lotta contro le rivendicazioni del proletariato.

Nell'Assemblea nazionale, tutta la Francia sedeva a giudizio sul proletariato parigino. Essa ruppe tosto colle illusioni sociali della rivoluzione di febbraio, proclam? netto e tondo la repubblica borghese, null'altro che borghese. Subito escluse dalla Commissione esecutiva da essa nominata i rappresentanti del proletariato, Luigi Blanc ed Albert; rigett? la proposta d'uno speciale ministero del lavoro; accolse con rumorose grida d'approvazione la dichiarazione del ministro Tr?lat: <>

Ma tutto ci? non bastava. La repubblica di febbraio era stata una conquista degli operai, coll'aiuto passivo della borghesia. A ragione i proletari si consideravano i vincitori del febbraio, elevando orgogliosamente pretese da vincitori. Si doveva vincerli sulla strada, si doveva mostrar loro che soccombevano, non appena combattessero non pi? insieme alla borghesia, ma contro la borghesia. Come la repubblica di febbraio, colle sue concessioni socialistiche, aveva avuto bisogno d'una battaglia del proletariato alleato alla borghesia contro la monarchia, cos? era necessaria una seconda battaglia per liberare la repubblica dalle concessioni socialistiche, allo scopo di foggiare ufficialmente il dominio della repubblica borghese. Colle armi alla mano, la borghesia doveva respingere le pretese del proletariato. E la vera culla della repubblica borghese non ? gi? la vittoria del febbraio, ? la disfatta del giugno.

Non rimaneva via di scelta agli operai: o morir di fame o cedere. Essi risposero il 22 giugno colla terribile insurrezione, in cui s'ingaggi? la prima grande battaglia tra le due classi, che dividono la moderna societ?. Era la lotta per la conservazione o la distruzione dell'ordinamento borghese. Il velo che avviluppava la repubblica era squarciato.

? noto con quale valore e genialit? senza esempio gli operai, privi di capi, privi d'un piano comune, privi di mezzi, per la maggior parte privi d'armi, tenessero in iscacco, durante cinque giorni, l'esercito, la guardia mobile, la guardia nazionale di Parigi e la guardia nazionale ivi riversatasi dalla provincia. ? noto come la borghesia si rifacesse dell'incorso pericolo con brutalit? inaudita, massacrando oltre 3000 prigionieri.

A tal punto i rappresentati ufficiali della democrazia francese trovavansi dominati dall'ideologia repubblicana che solamente dopo qualche settimana incominciarono a intravedere il significato della lotta di giugno. Erano come storditi dal fumo polveroso, in cui andava dileguandosi la loro repubblica fantastica.

Guai al giugno! ripercuote l'eco europea.

Nel tempo stesso in cui il proletariato faceva della propria bara la culla della repubblica borghese, esso costringeva questa a mostrarsi nella sua forma genuina: come Stato, cio?, il cui fine confessato ? di perpetuare il dominio del capitale, la schiavit? del lavoro. Il dominio borghese, nella continua contemplazione del nemico coperto di cicatrici, irreconciliabile, invincibile , doveva, una volta sciolto da ogni catena, degenerare ben tosto nel terrorismo borghese. Allontanato provvisoriamente il proletariato dalla scena, la dittatura borghese riconosciuta ufficialmente, ai ceti med? della societ? borghese, piccola borghesia e classe dei contadini, a misura che la loro situazione diveniva pi? insopportabile ed il loro antagonismo verso la borghesia pi? aspro, s'imponeva la necessit? di attaccarsi sempre pi? al proletariato. Come gi? nel suo sorgere, cos? ora nella sua disfatta, essi dovevano trovare la ragione della loro miseria.

Se l'insurrezione di giugno, dappertutto sul continente, sollev? nella borghesia la coscienza di s? stessa, facendola entrare in alleanza aperta colla monarchia feudale contro il popolo, chi fu la prima vittima di tale alleanza? La stessa borghesia continentale, costretta dalla disfatta di giugno a rafforzare il proprio dominio ed a contenere sull'infimo gradino della rivoluzione borghese il popolo, met? pacificato, met? malcontento.

La disfatta di giugno, da ultimo, svel? alle potenze dispotiche d'Europa il segreto dell'obbligo, che aveva la Francia, di mantenere, ad ogni patto, la pace coll'estero, a fine di poter condurre la guerra civile nell'interno. Per tal modo i popoli, che avevano incominciato la lotta per la loro indipendenza, venivano abbandonati in bal?a della prepotenza della Russia, dell'Austria e della Prussia; ma, nello stesso tempo, il destino di queste rivoluzioni nazionali, subordinato al destino della rivoluzione proletaria, era spogliato della sua apparente autonomia, della sua indipendenza dalla grande trasformazione sociale. L'ungherese non pu? essere libero, non il polacco, non l'italiano, insino a che l'operaio rimane schiavo!

Finalmente, in seguito alle vittorie della Santa Alleanza, l'Europa prese una forma, per cui ogni nuova insurrezione proletaria in Francia coincide direttamente con una guerra mondiale. La nuova rivoluzione francese trovasi costretta ad abbandonare immediatamente il terreno nazionale ed a conquistare il terreno europeo, sul quale unicamente potr? svolgersi la rivoluzione sociale del secolo decimonono.

Solo adunque la disfatta di giugno cre? le condizioni, entro cui la Francia pu? prendere in pugno l'iniziativa della rivoluzione europea. Solo tuffata nel sangue degli insorti di giugno, la tricolore divent? la bandiera della rivoluzione europea -- la bandiera rossa.

E noi gridiamo: La rivoluzione ? morta! -- Viva la rivoluzione!

Il 25 febbraio 1848 aveva regalato alla Francia la repubblica; il 25 giugno le impose la rivoluzione. E rivoluzione significava dopo il giugno: rovesciamento della societ? borghese, laddove prima del febbraio aveva significato: rovesciamento della forma dello Stato.

La lotta di giugno era stata diretta dalla frazione repubblicana della borghesia; a questa tocc? necessariamente, colla vittoria, il potere. Lo stato d'assedio aveva messo ai suoi piedi, senz'opposizione, Parigi imbavagliata; nelle provincie poi regnava moralmente lo stato>> d'assedio e la minacciosa e la brutale arroganza dei borghesi e lo sfrenato fanatismo dei contadini per la propriet?. Dal basso, adunque, nessun pericolo!

Per una specie di timidit? di fronte alla tradizione repubblicana, anche scrittori rivoluzionar? francesi rafforzarono l'erroneo concetto che i realisti abbiano dominato nell'Assemblea nazionale costituente. Ben piuttosto l'Assemblea costituente rimase, fino dalle giornate di giugno, l'esclusiva rappresentante del repubblicanismo borghese, e con tanta maggior risolutezza proseguiva essa a battere questa via, quanto pi? l'influenza dei repubblicani tricolori andava sgretolandosi fuori dell'Assemblea. Trattandosi di difendere la forma della repubblica borghese, essa disponeva dei voti dei repubblicani democratici; trattandosi di difenderne il contenuto, neppure la foggia d'esprimersi la separava ormai dalle frazioni borghesi realiste, imperocch? gli interessi della borghesia e le condizioni materiali del suo dominio di classe e del suo sfruttamento di classe costituiscano appunto il contenuto della repubblica borghese.

Non il realismo adunque, ma il repubblicanismo borghese s'avverava nella vita e nelle azioni di questa Assemblea costituente, che, in definitiva, non mor?, n? manco fu uccisa, ma si putrefece.

Per l'intera durata del suo dominio, insino a che ella rappresent? sul proscenio la parte principale e di Stato, nel sottoscena si pronunciavano, olocausto solenne, le incessanti condanne statarie degli insorti di giugno prigionieri, oppure la loro deportazione senza sentenza. L'Assemblea costituente ebbe il tatto di confessare che negli insorti di giugno essa non giudicava dei delinquenti, ma schiacciava dei nemici.

Il piano, creato dal governo provvisorio, ripreso da Goudchaux, d'un'imposta sul capitale -- sotto forma d'imposta ipotecaria -- fu rigettato dall'Assemblea costituente, la legge che limitava il tempo del lavoro a 10 ore abrogata, l'arresto per debiti ristabilito, dalla rimessione al giur? esclusa quella gran parte della popolazione francese, che non sa n? leggere, n? scrivere. Perch? non escluderla anche dal diritto di voto? La cauzione pei giornali fu rimessa in vigore. Il diritto d'associazione limitato.

Senonch?, nella precipitazione di restituire agli antichi rapporti borghesi le loro antiche guarentigie e di cancellare ogni traccia lasciata indietro dall'ondata rivoluzionaria, i borghesi repubblicani incapparono nella minacciosa resistenza d'un pericolo inatteso.

Niuno aveva combattuto nelle giornate di giugno pel salvataggio della propriet? ed il ristabilimento del credito con maggior fanatismo dei piccoli borghesi -- caffettieri, trattori, mercanti di vino, piccoli negozianti, merciaioli, artigiani, ecc. La bottega aveva ripreso fiato ed era marciata contro la barricata, a fine di ristabilire la circolazione, che mena dalla strada nella bottega. Ma dietro la barricata stavano i clienti ed i debitori, dinanzi ad essa i creditori della bottega. Ed allorquando, atterrata la barricata, schiacciati gli operai, i guardabotteghe, briachi di vittoria, si rovesciarono indietro nelle loro botteghe, ne trovarono barricato l'ingresso da un salvatore della propriet?, da un agente ufficiale del credito, che agitava loro in faccia i precetti esecutivi: Cambiale scaduta! fitto scaduto! obbligazione scaduta! bottega fallita! bottegaio fallito!

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