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Words: 189179 in 33 pages

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STORIA DEGLI ITALIANI

PER CESARE CANT?

EDIZIONE POPOLARE RIVEDUTA DALL'AUTORE E PORTATA FINO AGLI ULTIMI EVENTI

TORINO UNIONE TIPOGRAFICO-EDITRICE 1877

I Pontefici. Ferrara e Urbino. Guerra di Castro. Contese pel giansenismo e per la regalia.

Sentendo alto di s?, comportavasi con autorit? assoluta, dicendo: -- Io intendo gli affari meglio di tutti i cardinali uniti>>. Gli si faceva un'objezione tratta da antiche costituzioni papali? rispondeva: -- La decisione d'un papa vivo val meglio di quella di cento papa morti>>. Voleasi fargli adottar un'idea? bisognava esibirgli la contraria. Per tutta Europa era invocato arbitro; ma non che degnamente sostenere la sublime parte, cogli ambasciadori chiaccherava, dissertava, anzi che stringere, e volgeasi al s? e al no per capriccio, non per ponderazione.

Disastravano allora le cose de' Cattolici in Germania; e Gustavo Adolfo di Svezia, vinti pi? volte gl'imperiali, minacciava voler celebrare i suoi trionfi a Roma. Urbano avrebbe dovuto profondere per la causa cattolica; ma le cose italiane, e massime il sacco di Mantova aveangli reso odiosi gli Austriaci.

Di que' tempi al dominio papale s'aggiunsero Ferrara e Urbino. Nella prima risedevano i signori d'Este, tenendo i ducati di Modena e Reggio e la contea di Rovigo dall'Impero, il ducato di Ferrara dal papa. Sotto Ercole I, Ferrara contava fin ottantamila abitanti, ricchi edifizj, lieta compagnia; ma quando Montaigne qui viaggi?, trovava Ferrara spopolata, il Po di Prim?ro e di Vol?no interrito , giacch? Alfonso II occupava intorno ai proprj terreni e ad abbellire la Mesola i denari e i villani che i Comuni eran obbligati somministrare per mantener le dighe e regolare le acque; poi gravava i sudditi con balzelli sopra ogni oggetto, facea monopolio del sale, dell'olio, della farina, del pane; proibita la caccia, salvo pochi giorni ai nobili e con tre cani al pi?, e appiccato chi violasse le bandite.

Abbondavano le ricchezze naturali; traendosi allume dalla Tolfa, sale da Ostia, Cervia, Comacchio, con pesche di cefali e anguille; lini da Faenza e Lugo; canapa da Cento e Butrio, dalla Pieve e dal Perugino; guado dal Bolognese e Forlivese; rape grossissime da Norcia e Terni; manna da San Lorenzo e Terra di Campagna; pignuoli da Ravenna, vini buoni dappertutto e prelibati da Cesena, Faenza, Rimini, Orvieto, Todi, Montefiascone, Albano; uva passerina da Amelia e Narni; bovi principalmente dalla Campagna, caccie dal Lazio verso Sermoneta, Terracina, Nettuno, dove coglievansi grossissimi cinghiali; le razze de' cavalli non iscapitavano da quelle del Regno; le selve erano inesauste di ghiande e legname da opera; eccellenti le piante da fabbrica. Cos? il Botero, il quale riflette come la Romagna, posta nel centro d'Italia, sia la meno esposta ai Barbari e la pi? atta a sommovere o tener in pace l'Italia; i suoi porti non darebbero asilo a un'armata assalitrice, e la malaria struggerebbe chi accampasse sulle coste. Eccellenti le fortezze; abbondanti guise di premiar o punire, di donare senza scapito, di conferire dignit? fin pari alla regia. Pure la capitale non trovasi nel centro; moltissimi i ladri: le fortezze non bastano; le paludi appestano i contorni di Ravenna, Bagnocavallo, Lugo, Bologna; scarsa ? la popolazione, che esce a servigio altrui.

Colle case antiche legavansi in matrimonio i parenti che ciascun prelato e cardinale traeva dal nulla; altri occupavano posti lucrosi: gente nuova che cercava eclissar l'antica, donde gare di preminenza; fermare la carrozza per lasciare il passo a quella d'un nobile maggiore; aprire due battenti o un solo nell'introdurli; cedere il passo nelle comparse; e Matteo Barberini dopo fatto prefetto di Roma pretese la preminenza su tutti gli ambasciadori, sicch? stette a un punto che tutti non se n'andassero.

Tra le case di nuova schiusa primeggiavano i Farnesi, duchi di Parma e signori di Castro e Ronciglione, feudo papale tra la Toscana e il Patrimonio di San Pietro, che giungeva sin alle porte di Roma, e rendeva da tre milioni. Alessandro Farnese, dopo combattuto eroicamente a L?panto e in Fiandra, e fabbricata la cittadella di Parma, mor? di soli quarantott'anni per ferite ricevute all'assedio di Rouen; e la sua statua equestre, opera di Gian Bologna, orna la piazza di Piacenza insieme con quella del figlio Ranuccio. Costui, che aspir? anche alla corona di Portogallo, e dal papa ebbe per s? e pei successori la dignit? di gonfaloniere quando spos? una Aldobrandini, favor? le lettere e l'educazione; ma memore di Pier Luigi, temeva sempre congiure, e considerando i sudditi come nemici, tali li facea diventare.

Questo Tiberuccio , come essi il qualificavano, pretese scoprire una trama, della quale erano capi i Sanvitali, e partecipi le famiglie Torelli, Masi, Scotti, Sala, Simonetta, Malaspina, Correggio, Canossa; e coi modi che si suole prov? che, sull'effigie di Maria aveano giurato, in occasione del battesimo, trucidare lui e un suo neonato, e il cardinale Farnese, i ministri, i soldati, e saccheggiar le case. Invano la citt? e la nobilt? aveano mandato a chiedergli ragione di quegli arresti; non poterono che ottenere una forma di processo, dalla quale uscirono scolpati i men ricchi: ma i possessori de' pingui feudi di Colorno, di Sala, di Montechiarugolo furono decapitati o impiccati, compresa la bella Barbara Sanvitali, un tempo amata dal duca; un costei figlio fu schiacciato fra due pietre, l'altro evirato; trattine al fisco i beni, forse unica loro colpa. Poich? i parenti loro ne portavano doglianze al granduca, Ranuccio sped? a Cosmo una copia del processo per mezzo d'un ambasciadore; e Cosmo gli mand? di ricambio un processo, nel quale era provato in tutta forma che esso ambasciadore aveva ucciso un uomo a Livorno; egli che a Livorno non era stato mai. Dovunque sono secreti i processi, si rassegnino i principi a quest'orribile dubbio. L'infante don Ferdinando di Parma, quando il secolo passato mise di moda la filantropia, ordin? al generale Comaschi di riassumere quel processo; ed egli dichiar? che, quanto alle forme, la pena era stata legittima.


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