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Words: 55860 in 15 pages
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: La pianta dei sospiri con alcuni cenni su la vita e su le opere dell'autore by Sacchi Defendente Cremonesi Giovanni Battista Commentator - Italian fiction 19th century IT Romanzi
Molti che egli amava hanno sdegnato di riconoscerlo nel suo infortunio. Sofferse il male che non meritava; e allorquando la fortuna si ? mostrata stanca di perseguitarlo, la morte si ? presentata al suo cospetto.--Se alcuno cerca la cagione di un s? crudele destino, ei durer? fatica in trovarlo. Volete voi chieder la ragione perch? questo perde al giuoco e quel vince? O perch? si danno quegli anni in cui non v'ha n? primavera n? autunno, in cui i frutti si inaridiscono nel loro fiorire? Con tutto ci? non vi cada in pensiero che Sacchi avesse voluto mai cagionare la sua infelicit? colla prosperit? degli uomini deboli. La fortuna pu? farsi ludibrio della sapienza degli uomini virtuosi, ma il potere essa non ha d'atterrarne il coraggio.
Alcuni letterati di moda, che osano insultar persino la sacra immagine d'Omero, il quale come smisurato colosso innalzasi nella pi? lontana prospettiva dell'antichit?, dissero D. Sacchi uno scrittore spigolatore; ma egli non aveva bisogno di spigolare, siccome fanno molti, in campi mietuti, n? di vivere delle altrui reliquie: egli possedeva e coltivava un proprio ricco fondo d'ingegno, da cui traeva pregevol frutto. E questi letterati di moda le cui critiche contro Sacchi a tutt'altro approdavano che alla cognizione del vero, e per lo pi? il solo infame gergo de' vituperi se ne giovava ed aumentava, furono o i non lodati, o i meno lodati da lui sui pubblici giornali.--La pubblica lode anima, ? vero, vivifica, moltiplica i talenti: ma non serve di scuola che li formi, perch? i suoi giudizj, i suoi consigli non son sicuri. Col pronto applauso a certe opere le quali fanno soltanto traspirare e riconoscere il talento ancora immaturo, essa dissimula i difetti, sbaglia il giudizio, sempre pi? illude l'amor proprio e ferma o rallenta i progressi. Quasi tutti i segni d'ammirazione hanno ormai perduto il loro valore, pel grande abuso che ne ha fatto l'adulazione, ed ? moneta fuori di corso: fa duopo il fabbricarne una nuova, a cui diano materia di valor vero e costante il sentimento, la verit?, il giudizio. I letterati, disgustati una volta dei crassi vapori d'un incenso disonorato, tengono egualmente in poco conto, e chi prodiga lodi e chi non serve con coscienza alle lettere.--Per la eccessiva lode, il campo della letteratura ? a d? nostri, per la giovent?, come la scena teatrale: troppo presto ella vi si mostra al pubblico; e in quella ? pericoloso il volersi fare una precoce riputazione, imperciocch? egli ? talor pi? difficile il sostenerla quando ? immatura, che il giungere a meritar d'ottenerla. Le lodi sieno giuste e non simili a quelle che suole articolare a disagio la fredda lingua de' complimenti! Sia in noi franchezza di opinioni senza temerit?, saviezza di principj senza n? pedanteria n? smanie di novit?, aggiustatezza di giudizj dettati da coscienza, da persuasione, e senza le solite contumelie e personali inimicizie che troppo spesso lordano i giornali!--Pare proprio che in alcuni nostri letterati prevalga il pregiudizio che un articolo da giornale od altro, debba assomigliare ad un vase scoperchiato d'incenso, da cui si tramandino adulatorj profumi a tutte le nari. Non v'ha in que' lavori menzione di creatura viva che tosto non rechi seco un panegirico. Bella, noi ripeteremo sempre, santa ? la lode spontanea, detta a proposito, largita a chi la merita, ma una maniera oratoria d'inchini e congratulazioni l'? un fastidio, un solleticamento d'orecchi e nulla pi?. Questo diciamo e a malincuore perch? la lettura di non pochi scritti di circostanze che si pubblicano in alcune citt? lombarde ne ha pur troppo convinti di questo abuso nella letteratura. Povero quel paese in cui letterati ed artisti non attendono ad altro che a darsi mutuamente patenti di immortalit?! Eglino ignorano che c'? un pubblico spassionato che gli ode, un pubblico che non usa della penna che pe' privati o pubblici negozj, n? sa trattar tavolozza o scarpello, ma che vuole dagli uni e dagli altri verit? ed istruzione, come cibo salutare dell'animo. Spendano i letterati le frasi gratulatorie ne' loro giornalistici convegni, n? rendano l'universale a parte de' loro non sempre sinceri baciamani! Gli artisti e i letterati sono gli interpreti della sapienza; e la sapienza non fu mai l'arte di sciupare inchini o di formare ingiusti giudizj che agitano continuamente gli scrittori, giudizj che ferirono anche Sacchi, cui la voce del Vero, pi? forte d'ogn'ira, apparecchiava maggiore della espettazione il trionfo.
Ma a che ripetere questi versi pieni di verit? in tempo in cui sono in grand'uso e onore la frivolezza, la molle pigrizia; in cui ognuno cerca di avere e mostrare ingegno e brio senza pensare a belle, ad utili imprese, trascurando e abbandonando le opere che richiedono serj e profondi studi; in cui si preferiscono gli Almanacchi, le Strenne, le Cronachette e i Versetti che divertono e fanno ridere gli oziosi, in cui pochissimi sono compresi da quel forte sentire che ? la vera dote di un animo generoso; in cui si accompra coll'esser vile la facolt? di diventare insolente; in cui non si abborrono la cieca adorazione e la cieca irriverenza; in cui si ride perfino de' caldi promotori di instituzioni patrie che tanto ingentiliscono il costume: in cui trionfa l'inganno.... Ma il mondo, altro non ? che una piazza pubblica, ove tutti i ciarlatani d'ogni genere e d'ogni professione si esercitano dal mattino alla sera a spese un dell'altro, e figurano or come ingannatori, or come ingannati, or come dotti, or come ignoranti.
Dotato di uno spirito conciliatore, di un carattere nobile e generoso, fermo sotto ogni aspetto, indulgente come lo sono tutti quegli uomini che non han bisogno di far forza a s? stessi per conservarsi puri in mezzo ad un mondo corrotto, mostrossi egli a suoi compagni di lettere, senza nulla ostentare, e sempre sotto un ingenuo sembiante. E questi suoi compagni di lettere erano veramente generali veterani e non appartenenti all'esercito di molti letterati attuali, esercito composto in gran parte di bande erranti, senza vessilli, senza disciplina, senza valore.
Che diremo ora del suo cuore? Come lodare abbastanza quell'attitudine a un tenero e vivo affetto, che cos? caro lo rendeva agli amici? Nei suoi discorsi come ne' suoi scritti, nessun indizio si scorse di pretensione o d'orgoglio; ci? avvenne perch? la bellezza della sua anima pareggiava la rettitudine della sua ragione e la coltura del suo ingegno.--Se reggeva al minuto squittinio ch'egli solea fare delle cose scientifiche e letterarie, usciva pago e tranquillo dalla indagine; diversamente, pace non davasi, e l'errore animosamente impugnando, conduceva a disinganno la pigra e facile credulit?, rovesciando a terra, anche senza riguardo, ogni venerata antichit? d'opinioni. Egli esponevasi a questi cimenti, che l'ardenza de' spiriti suoi gli pingeva sempre pieni di gloria per colui, che non isfornito di forze s'innamora della stessa difficolt?, e animoso l'affronta.
Coloro che dicevan male di lui soleva riguardarli siccome malati, renduti ingiusti dalla sciagura, e loro perdonava sinceramente; in tal modo raddoppiava il suo amore per quella sublime filosofia, le cui consolazioni, i cui benefizj ci accompagnano sino alla soglia del sepolcro.
Tre anni e pi? fu egli travagliato da forti dolori, ma con tanto vigor d'animo il fiero male toller? che mai non ne fu superata la virt?. Finalmente venuto quasi meno d'ogni forza, come vide niuna speranza per s? pi? rimanere, si fece sollecito di affrettarsi i soccorsi della religione consolatrice, esclamando che ito sarebbe lieto e pieno di speranza a ribaciare e padre e madre, e moglie e figlia: ed acconciatosi con decenza sovra la sua seggiola a bracciuoli, sereno in volto come l'innocenza, i suoi occhi s'illanguidirono a poco a poco, simili ai raggi del sole che vanno a perdersi nell'onde quando il mare ? tranquillo, finch? dopo una brevissima agonia, mancare sentendosi, stendendo la mano,
Dir parve: s'apre il cielo, io vado in pace.
A suoi voti alfin deh rida Una sorte pi? serena, L'infelice assai la pena D'esser bella oh Dio pag?!
Bastino questi pochi Cenni a raccomandare la ricordanza di lui. Gloriose per chi le fa, efficaci sovra chi le ascolta riescir debbono le evocazioni dalla tomba e dall'obblio; perch? l'animo de' giovani, ha detto un valente scrittore, ? la terra pi? ospitale alla memoria delle persone illustri.
A MALVINA
Vedesti, o Bella, il mar su cui combatte Il vento e la tempesta, che la nave Scorge in porto festante? Se improvvisa Su lui s'asside la fatal bonaccia, Ne dispera il nocchiero, e gela e trema, Che invan raggiunge coll'ansio des?o Le patrie sponde, i pargoletti figli, E della sposa l'iterato amplesso. Tale ? il mio core: in lui convien sia desta Degli affetti la pugna ognor: se tace, La vita ? muta in lui, e l'armonia Immortale del bello e la favella Ch'entro si sente, e sembrano parlarne Il ciel, la terra e l'onde e l'erbe e i fiori.
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