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Words: 60046 in 17 pages

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RAFAELLA

ROMANZO POSTUMO DI SILVIO PELLICO

MILANO GIOVANNI GNOCCHI EDITORE 1879.

RAFAELLA

ROMANZO POSTUMO DI SILVIO PELLICO

Nell'anno 1160 vivea in Saluzzo un arimanno per nome Berardo della Quercia, il quale godea da lungo tempo tal grazia del suo signore, Marchese Manfredo, che sarebbe quasi potuta dirsi amicizia. Berardo, sfuggendo gli onori della corte e stando ordinariamente nei suoi campi, venia visitato dal Marchese e consultato sopra molti capi del suo governo: tanto era noto il retto animo ed il senno di quel buon suddito, per nobili prove ch'egli spesso ne avea date; e tanto a far pregiare simili doti giovava la sua singolare modestia.

Giunse fino ai principii della vecchiaia senza patire gravi sciagure; ma egli avea partecipato alle altrui, come se fossero sue, e quindi il cuore non gli si era indurato dalla prosperit?. Giovanna sua moglie, di nascita egualmente umile, ma di spiriti gentili, avealo fatto padre di pi? figliuoli. Due soli rimaneano, Eriberto e Rafaella; quello in et? di oltre vent'anni e questa di sedici. Gli altri erano stati mietuti dalle guerre di Cuneo; villaggio allora di poco antica fondazione, ma che gi? prendeva aspetto di citt?, e tutto composto di ardimentosi, che voleano vivere a popolo, a guisa di Asti e di altre citt? italiane.

Il favore del Marchese non redimeva Berardo dal poco pregio, in cui il pi? de' Baroni, in cuor loro, teneanlo; perch? semplice arimanno; ed era anzi cagione che alcuni lo abborrissero.

Fra questi annoveravasi Villigiso, signore di Mozzatorre, uomo prode, ma d'anima abbietta; il quale abborriva Berardo particolarmente, perch? questi l'aveva fatto stare a segno, alcuni anni addietro, quando, trovandosi entrambi ad una festa di nozze campestri, Villigiso s'era arrogata una famigliarit? insolente colla sposa. Il marito erasi adirato e Villigiso l'avea percosso. Dove Berardo, non solo difese arditamente que' contadini e costrinse il temerario a ritirarsi; ma accusati quelli da Villigiso, Berardo sostenne la loro innocenza, e fu cagione che Manfredo pubblicasse una legge che tutelava sotto gravi pene, i matrimonii de' villici contro l'audacia de' Baroni. Dopo alcun tempo di lontananza dalla corte di Saluzzo, Villigiso fu rimesso in grazia; e bench? trattando poi con Berardo, mostrasse di non serbar memoria dello smacco ricevuto e desse anzi vista di condannare i proprii torti della giovent?, pure segretamente abborrivalo e meditava vendetta.

Per mala ventura accadde, che il segretario di Villigiso, frugando in carte dimenticate da molti anni, trov? un documento, il quale indicava che Berardo della Quercia avea avuto per avo un servo del barone. Notavasi che questo servo era fuggito nella giovent?, avendo un bambino chiamato Iseppo; il quale, per testimonianza di molti, preso il mestiere dell'armi, era ito a combattere pel sepolcro del Salvatore. Il segretario poi si ricord? d'avere inteso dire che Berardo fosse figliuolo d'un crociato, posatosi gi? vecchio in Saluzzo. Prese maggiori informazioni, ed accortosi del fatto, il segretario di? di ogni cosa contezza al barone.

Come prima questi vide il documento ed ebbe esaminate le prove, che poteansi avere dell'identit? del servo fuggito e dell'avo di Berardo, egli tenne per fermo il suo trionfo di prostrare a' suoi piedi quest'infelice con tutta la sua famiglia. Mosse dunque con questo intento a Saluzzo, e palesati i suoi diritti al Marchese, dimand? giuridicamente il nipote del servo fuggito.

Manfredo era scrupoloso osservatore della giustizia, e non l'avrebbe violata se anche si fosse trattato del proprio figlio. Egli fece venire Berardo in giudizio e mostrogli il documento e le testimonianze, questi confess? d'avere avuto per padre il crociato Iseppo; di che egli fu posto in bal?a di Villigiso. Secondo le leggi di quei tempi, chi usurpava la libert? o godea libert? usurpata da' suoi maggiori, era quasi reo d'un furto, e niun potente, senza acquistar fama di tiranno, avrebbe potuto sottrarlo al dominio del padrone che lo richiedesse. La scoperta di tali usurpazioni di libert? non era avvenimento raro e se ne leggono parecchi esempii nella storia di quei tempi. I servi fuggiti ripatriavano talvolta in vecchiaia, attratti dall'amore del luogo natio, o dopo di loro ripatriavano i figliuoli, con fiducia d'impunit? che non era sempre irragionevole. Giacch? dove trattasi di cose o persone non illustri, pochi traslocamenti, pochi intervalli, poche vicende oscure, sfuggite all'occhio altrui, bastano spesso a fare smarrire la cognizione dell'origine e a farne attribuire una diversa dalla vera. Tali ragionamenti avevano ispirato fiducia al crociato Iseppo: e la fiducia doveva essere naturalmente ancor maggiore in Berardo.


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